CATANIA- Del “grande sonno della politica” su cui si sofferma LiveSiciliaCatania non sminuiamo le motivazioni più generali, di carattere nazionale e non solo. Ma non vorremmo che se ne rimuovano le cause locali: lo stato di degrado in cui versava Catania dopo gli anni di Centrodestra.
Il Comune è stato portato al fallimento, gli sprechi e le clientele hanno raggiunto livelli inimmaginabili.
Votando Bianco i catanesi hanno scelto di salvare la città dal collasso finanziario e amministrativo.
Molti settori politici hanno individuato nel leader del centrosinistra etneo l’unica personalità in grado di farcela. Alcuni hanno deciso di collaborare sposando il nostro programma. Altri hanno dato vita ad un’opposizione finora povera di contenuti programmatici.
E’ facile prevedere che, con l’entrata in vigore della Città metropolitana, Catania tornerà ad essere al centro di una contesa politica molto forte.
Quando il centrodestra si risveglierà, il risanamento finanziario sarà già cosa fatta. Non basta però.
La politica ritorna se siamo capaci di creare una nuova classe dirigente. Torna se siamo capaci di mettere in campo una visione strategica per il futuro.
Come sarà Catania tra dieci o vent’anni? E’ questa la domanda a cui la politica deve dare risposta. Noi di “FutureDem” proponiamo tre priorità:
– Dobbiamo rifare il biglietto da visita della nostra città. Abbiamo mai pensato ad un turista o a un cittadino che vorrebbero viverla sul serio? Catania ha un centro storico dalla struttura disordinata, caotica. C’è una riflessione da fare su San Berillo vecchio. Ha ancora senso così com’è? C’è il progetto di Corso dei Martiri, nei fatti fermo al palo perché mancano investimenti. Città come Salerno hanno ridisegnato il loro volto avvalendosi di fondi europei e dichiarando guerra alle lungaggini burocratiche. Non possiamo limitarci ad attendere i giudici. Bisogna metterci la faccia.
Serve riqualificare, demolendo quello che non va e ricostruendo diversamente. E bisogna mettere in campo soluzioni innovative. Ha senso edificare grandi cubature di cemento in Corso dei Martiri della Libertà, quando si vuole pedonalizzare il Lungomare? Servono parchi, un boulevard alberato, edilizia con sistemi di approvvigionamento energetico all’avanguardia. I limiti della finanza comunale non possono essere una scusa. C’è l’Europa e c’è l’esempio virtuoso di chi, con in fondi europei, ce l’ha fatta. C’è poi da sfruttare il tesoro rappresentato dai nostri quartieri. San Cristoforo è uno di questi. Dobbiamo impegnarci a costruire itinerari turistici e relativo tessuto occupazionale senza violarne l’anima. Questa è Catania come ‘impresa del futuro’: un processo di riqualificazione del tessuto urbano che può vedere impegnata la Città per i prossimi dieci anni. Con inevitabili ricadute occupazionali.
– E’ positivo che il Comune di Catania sia capofila del nuovo Consorzio di Sud-est della Sicilia. Ma non basta ragionare su come attirare investimenti quando la crescita internazionale segna il passo e il mercato interno è sempre più asfittico. E’ un grande ragionamento sul ‘che cosa produrre’ che va fatto. Catania deve diventare il centro di trasformazione e di proiezione commerciale delle risorse dell’entroterra, all’interno di un processo di differenziazione funzionale dell’area del Sud- Est. La zona industriale, a metà strada tra aeroporti- Comiso e Fontanarossa – e Porto, deve ottenere un regime fiscale speciale. E la ferrovia deve diventare moderna. I tempi sono maturi per un’infrastruttura ferroviaria ad alta velocità sull’asse Siracusa-Catania- Messina.
– Quando parliamo di turismo pensiamo ad un investimento sull’anima di questa città. Il centro storico deve tornare ad ospitare imprese artigiane, deve diventare uno show room dei prodotti di qualità del nostro territorio. Per farlo curiamo l’insediamento commerciale adottando incentivi per mezzo di una politica abitativa attiva. Ogni strada racconti un pezzo della Catania che c’è già. I parcheggi scambiatori non devono stare in centro, ma sulla circonvallazione a nord e fuori porta Garibaldi a sud e sud-ovest. Con incentivi economici- il biglietto unico- e una grande battaglia culturale, possiamo liberare il centro storico dalle auto. Solo allora il BRT- un esperimento da estendere, almeno nei quartieri a Ovest- e le nuove tratte della Metro potranno permetterci di rivoluzionare la mobilità. Quando pensiamo alla Cultura pensiamo alla Catania degli anni ’90. Ma anche al modello della “città povera ma bella” di cui parlava il sindaco di Berlino, Klaus Wowereit. In questo campo dobbiamo tornare a puntare sui nostri artisti, ovvero sulle nostre risorse d’eccellenza. La politica si occupi solo della programmazione e si ritragga da tutto il resto.
GIULIO SEMINARA- FUTUREDEM