Il sorriso di una bambina | che chiamiamo 'invasione' - Live Sicilia

Il sorriso di una bambina | che chiamiamo ‘invasione’

Per gentile concessione del giornalista Fulvio Viviano

Una foto pubblicata sui social. E un mondo che si ribella all'indifferenza.

Se c’è ancora una polpa di sensibilità, nella corteccia dell’indifferenza. Se sopravvive un trasalimento che ci fa vedere i bambini, dove ci sono bambini e gli uomini, dove ci sono uomini. Se c’è qualcosa che possa sussurrarci che è giusto regolamentare, fare la voce grossa, quando si presenta il caso, preservare gli interessi di una comunità e pretendere che la solidarietà sia di tutti, non di qualcuno; eppure è sacrosanto soccorrere i corpi.

Se c’è ancora un rimasuglio di una sostanza nostalgica che chiamavamo umanità, è tutto negli occhi di questa bambina, in una fotografia in viaggio nei social, che ci interroga e dovrebbe sconvolgerci. Se non ci travolge significa che siamo molto avanti su una strada senza ritorno.

La foto l’ha scattata Fulvio Viviano, giornalista attento alle persone e alle loro storie, inviato di Sky Tg 24. E l’ha messa su facebook con un breve commento: “Non le faccio mai queste cose. E continuerò a non farle. Ma questa bimba non credo possa restare ancora dove l’ho vista io. Non ha fatto niente lei. E forse noi non facciamo abbastanza”. E giù i commenti di un mondo che non si rassegna al dolore dei bambini, un universo di minoranza che però ha voglia di combattere.

Fulvio, successivamente, racconta: “L’ho fotografata ieri a bordo della Lifeline a largo di Malta dove sono andato a fare un servizio per Sky Tg24. Viene dal Sudan ed è a bordo della nave con la mamma. I primi due anni di vita lì ha praticamente trascorsi in Libia. Il suo parco giochi è il ponte della nave Ong dove però non ci si può muovere tanto è piena. Omologata per 50 persone ne ospita 234”.

I bambini, sempre i bambini, che cambiano le prospettive al mondo con ali fragilissime. Un’altra storia arriva da Pozzallo, dalla Maersk da poco approdata, la riporta l’Ansa: “‘Avevo promesso a quella bimba che presto gli avrei riportato il suo fratellino e adesso l’ho accontentata”. Lo ha detto il medico marittimo di Pozzallo Vincenzo Morello, scendendo dalla nave danese Alexander Maersk con in braccio un bambino sudanese di quattro anni. Il piccolo era con il padre a bordo della portacontainer attraccata questa sera nel porto di Pozzallo, mentre la sorella di otto anni era stata trasferita sabato scorso a terra e ricoverata in ospedale a causa di una grave forma di gastroenterite, accompagnata dalla madre e dalla sorellina minore di due anni. Era stata proprio quest’ultima a chiedere al medico che voleva riabbracciare il fratellino. Un desiderio che questa sera è stato finalmente esaudito”.

I bambini, sempre i bambini, che aprono le porte sbarrate col grimaldello di una leggerezza mantenuta a caro prezzo. I bambini che annegano e poi versiamo lacrime di coccodrillo, come accadde per un piccolo siriano. Ricordate? Ci concediamo un pianto squamato da spettatori, senza interrogarci sulle responsabilità.

Ecco, dobbiamo proprio saperlo, quando chiudiamo indiscriminatamente tutto e alziamo barriere, quando non ci importa nulla di cosa accade dall’altra parte del muro, noi facciamo del male ai bambini.

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