"Il successo di Makari? L'immagine moderna della Sicilia"

“Il successo di Makari? L’immagine moderna della Sicilia”

Questa sera ultima puntata, parla il cooprotagonista Centamore: "'Piccionello' mi è entrato nel cuore"

PALERMO – Questa sera andrà in onda su Rai 1 la quarta e ultima puntata (della prima stagione) di Màkari; la nuova serie tv ambientata e girata in Sicilia, prodotta da Palomar e Rai fiction, e tratta dai romanzi di Gaetano Savatteri, che ha per protagonista Claudio Gioè insieme agli attori Domenico Centamore , ed Ester Pantano . La nuova fiction, subentrata a Montalbano e che sta tenendo incollati allo schermo ogni lunedì oltre 6 milioni di spettatori, ha fatto emergere un talento tutto nostrano: Domenico Centamore, 53 anni di Scordia, provincia di Catania, che interpreta Peppe Piccionello, amico e compagno di avventure dello scrittore-investigatore Saverio Lamanna, interpretato da Claudio Gioè; personaggio che sta conquistando tutti con la sua simpatia, genuinità e saggezza popolare.

“Sono diventato un mito qui a Scordia”, dice sorridendo in videochiamata Centamore, che ha già una carriera ventennale. L’esordio ne I Cento Passi (2000) dove incontra Gioè (per poi rincontrarlo 7 anni dopo ne Il capo dei capi ) poi tanti altri ruoli in film ( In guerra per amore , La matassa , Squadra Antimafia2 – Palermo oggi, Il Giovane Montalbano, La mafia uccide solo d’estate sia il film che la serie) e con registi importanti come Sorrentino ( Il divo ) Tornatore ( Baarìa ) Garrone ( Pinocchio ).

E adesso il primo ruolo da coprotagonista che gli sta dando una notevole popolarità : “E’ come se fosse la consacrazione di 20 anni di carriera” racconta soddisfatto – Ho lavorato con Sorrentino, con Garrone, con Marco Tullio Giordana, ho fatto tante belle cose devo dire ma questo è stato il personaggio che mi dà forse la consacrazione di un attore completo, non so come dire”. Un grande successo di critica e di pubblico così come lo sta avendo l’intera serie di Carlo Degli Esposti.

In Màkari impossibile non notare la grande sintonia con il collega – e amico da 20 anni- Claudio Gioè rincontrato per la terza volta sul set (i due attori si sono conosciuti nel 2000 durante la lavorazione del film I Cento passi e poi nel 2007 si sono ritrovati nella miniserie Il capo dei capi in cui Gioè faceva Totò Riina e Centamore Giovanni Brusca); e come racconta l’attore di Scordia il loro è un rapporto di amicizia piuttosto raro da trovare sul set: “E’ nata un’amicizia che è durata nel corso degli anni pur essendo molto diversi anche caratterialmente ma c’è una cosa che ci unisce e credo sia la nostra lealtà, il nostro modo di vivere e fare l’attore, che è uguale. In Màkari c’è un inno all’amicizia, abbiamo messo tutto l’amore che io ho nei suoi confronti e lui nei miei; lo mettiamo a disposizione dei due personaggi e secondo me questo viene fuori ed è anche un punto di forza della fiction. E’ da un bel po’ che non si vedeva in televisione una coppia al maschile come quella che formiamo io e Claudio così affiatata; non voglio dire Totò e Peppino perché sono dei paragoni esagerati ma è vero che siamo una coppia riuscitissima, ecco. Ma quello grazie anche alla nostra amicizia, diciamo che lavorare sul set con altri colleghi non è facile mentre con Claudio è tutto più semplice e a questo duo si è aggiunta Ester Pantano; siamo diventati un trio molto bello”.

Piccionello, personaggio, sempre in infradito, pantaloncini e magliettina che sta conquistando tutti. “Cosa mi accomuna e in cosa mi sento simile a lui? Intanto l’abbigliamento l’associo a una cosa bellissima di Piccionello, ovvero la sua libertà. Lui è una persona libera perché se ne frega di tutto e tutti; di Saverio, delle persone che lo guardano che lui si veste in quel modo e quando lui raggiunge questa libertà è una vittoria perché per noi siciliani essere liberi nella nostra terra è una vittoria e quindi nel suo vestiario vedo un lato poetico di Piccionello. E parlandone anche con Gaetano Savatteri mi ha detto che ho trovato una sfumatura di questo personaggio bellissima perché non è facile essere libero in Sicilia. E invece lui lo è, a Màkari ed è una bella vittoria. Mi sento simile a lui per la sua sicilianità e il suo altruismo. Dico sempre Domenico Centamore è diventato Piccionello e Piccionello è diventato Domenico Centamore . Amerò sempre questo personaggio”.

“Perché Makari piace così tanto? Secondo me il modo nuovo di parlare della nostra terra. Se ne parla in maniera leggera e finalmente se ne parla al moderno, e già nei suoi romanzi Savatteri lo fa in modo meraviglioso. Quella che si vede in Màkari è una Sicilia vera, svincolata dai soliti stereotipi, dove i dialoghi sono in italiano, soltanto qualche volta inseriamo dei termini in siciliano. Non se ne poteva più della Sicilia inglobata nei soliti clichè. L’altro punto di forza della serie è che per la prima volta in una serie che parla di Sicilia i tre protagonisti sono tutti attori siciliani e quindi diamo ancora più forza e più animo ai personaggi. Inoltre lei, il personaggio di Suleima, non incarna la modella, bionda occhi azzurri, è una donna in gamba, bella ma normale ed è una novità per le storie siciliane. Ed è questa la forza di questa serie: la modernità, la restituzione dell’immagine della Sicilia di oggi. Perché la Sicilia di oggi è questa”.

Centamore poi ricorda un episodio divertente sul set: “Avevamo la Covid manager che controllava che venissero rispettate tutte le regole sul set. E con Claudio sembravamo a scuola, come quando hai la maestra pronta a bacchettarti. Però è stata molto importante perché alla fine siamo riusciti a portare a termine il lavoro”.

E ancora, sulle differenze tra la Sicilia orientale (Centamore è di Scordia) e quella occedentale: “Io dico sempre che ‘artisticamente’ mi sento palermitano. Ho fatto tante cose a Palermo, ho tanti amici a Palermo, amo Palermo, mi piace tantissimo si mangia da Dio… . L’arancino? Quello ce l’ho nel DNA e mi viene naturale, l’ho chiamato sempre arancino; ma come tutti i palermitani hanno nel DNA l’arancina, ma è un classico. Io comunque sono arrivato alla conclusione che l’arancina è quella tonda palermitana e l’arancino è quello a punta! L’unica differenza sta nella forma”.

Quindi l’amore per la punta estrema occidentale della Sicilia: “Allora San Vito Lo Capo e Scopello sì, ci andavo da ragazzo. Mazara, Marsala già meno, Mozia non la conoscevo, devo dire la verità mi è piaciuta tantissimo. Ma io dico sempre che la Sicilia è per il cinema italiano Hollywood. Puoi girare qualsiasi genere di film. Abbiamo tutto. Speriamo si riesca a capire che dev’essere sfruttata di più per il cinema”.

Poi il futuro: “Io ho risposto che mi sento un attore caratterista. L’attore a cui mi ispiro io è Tano Cimarosa; E’ un ritorno che secondo me al cinema ci vuole, si era perduta la figura degli attori caratteristi, che non sono meno degli attori protagonisti. Scola e Monicelli li usavano moltissimo ad esempio. Piccionello nella seconda stagione? Ancora di ufficiale non c’è niente però sembra che ci dovrebbe essere la seconda visti i risultati; il pubblico ci ha premiato ma ripeto la conferma ufficiale ancora non c’è stata. Io ovviamente lo spero perché possiamo fare ancora tanto con Claudio ma tanto davvero”.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI