Il Sud e la Sicilia affondano |La politica risponde supercazzole - Live Sicilia

Il Sud e la Sicilia affondano |La politica risponde supercazzole

Il Sud Italia fa peggio della Grecia. I conti della Sicilia mettono i brividi. Ma per fortuna c'è la politica. Che parla di nulla.

PALERMO – Dal 2000 a oggi il Mezzogiorno d’Italia è cresciuto meno della Grecia. Lo abbiamo appreso giovedì e nel leggerlo non ce ne siamo purtroppo stupiti. La tragica fotografia scattata dallo Svimez avrebbe dovuto fare morire di rossore e vergogna un’intera classe politica. È caduta nel consueto imbarazzante silenzio, quello figlio di una classe dirigente distratta e interessata ad altro. Tanto cieca da non cogliere quanto la questione meridionale sia esiziale per qualsiasi speranza di ripresa dell’Italia, il cui Pil non potrà mai sollevarsi fin quando sarà gravato dalla zavorra di un Sud dimenticato.

“Il Sud è ormai a forte rischio di desertificazione industriale, con la conseguenza che l’assenza di risorse umane, imprenditoriali e finanziarie potrebbe impedire all’area meridionale di agganciare la possibile ripresa e trasformare la crisi ciclica in un sottosviluppo permanente”, scrive lo Svimez.

Un disastro su cui in Sicilia si abbatte un altro disastro. Quello dei conti pubblici, raccontato, sempre giovedì, dal presidente della sezione di controllo della Corte dei Conti Maurizio Graffeo. Tra un debito che peserà sul nostro groppone per trent’anni, enti locali al collasso e un 2016 che si preannuncia “diabolico”.

Un quadro da brividi. Che sconforta e soffoca ogni esercizio di speranza. E dovrebbe scuotere la classe dirigente, dell’Isola e non solo. Imponendo una riflessione su come la Sicilia e il Mezzogiorno siano spariti da anni ormai dall’agenda politica nazionale. E invece.

Invece, accade che nella stessa giornata, arrivi a Palermo il vicesegretario del Pd, Lorenzo Guerini, che con Renzi a Palazzo Chigi svolge le funzioni di reggente del partito di maggioranza relativa. E proprio nel giorno in cui lo Svimez sentenzia il decesso del Mezzogiorno e la Corte dei conti l’agonia della Sicilia, la politica s’è chiusa a parlare, tanto per parlare. Di che? Bastava prendere nota delle preziosissime indicazioni di Guerini, al suo arrivo (con tre ore di ritardo per l’ennesimo giorno nero di Fiumicino) in via Bentivegna, sede del Pd siciliano: “Credo sia giusto che la segreteria nazionale parli con il partito e con le sue articolazioni territoriali con l’obiettivo di fare le scelte migliori, con la consapevolezza che siamo chiamati a governare questa Regione e dobbiamo farlo con capacità, determinazione e con forza. Come ha detto Renzi, se siamo in grado di farlo bene, altrimenti ne prenderemo atto”.

Parlare, tanto per parlare. Mancava solo l’accento toscano per rievocare le epiche “supercazzole” del Conte Mascetti in Amici miei. Che con una raffica di nonsense parlava e parlava, senza dire nulla.  Se si governa bene, altrimenti a casa. Un ritornello declinato in altre versioni anche dal sottosegretario Davide Faraone. E che vuole dire tutto o niente, a seconda delle necessità. Perché sarebbe interessante capire chi e secondo quali criteri stabilirà se da qui a dicembre (questa parrebbe la scadenza, stavolta) si è governato o meno. Così come sarebbe interessante capire perché tre anni e due mesi di non governo sarebbero intollerabili mentre per due anni e dieci mesi tutto sommato si può portar pazienza. C’è da stupirsi se di fronte a tanta aria fritta, un’intelligente trovata mediatica come l’apertura della tortuosa trazzera grillina venga salutata dall’opinione pubblica quasi come il passaggio del Mar Rosso?

La sensazione amara è che la fine di questa sventurata legislatura alla fine non dipenderà da Guerini, o da Renzi o tanto meno dal Pd siciliano e soprattutto per i suoi deputati, per i quali probabilmente si potrebbe tornare al voto nel 2050. Magari approvando anche qualche legge, come finalmente è riuscita a fare l’Ars nelle ultime settimane.

Malgrado l’esperienza di governo di Crocetta sia una sconfitta per il Pd di Renzi, i fatti delle scorse settimane hanno rafforzato nei più la convinzione che c’è solo una strada che può portare alla fine anticipata della legislatura. E passa da palazzi che non sono quelli della politica. Da questi ultimi, con buona pace dello Svimez, di Graffeo e dei siciliani, bisogna forse rassegnarsi a ricevere solo la supercazzola di giornata. Come se fosse antani.

 


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