PALERMO – A casa di Salvatore Sucameli, da ieri agli arresti domiciliari, c’era un tesoretto. Quando i carabinieri del Comando provinciale sono andati ad arrestarlo hanno perquisito l’abitazione di largo Aristippo, nel rione Zisa.
Dietro un quadro c’era una cassaforte. Dentro la cassaforte, 140 mila euro in contanti e due orologi Rolex. Il denaro è stato sequestrato. Il sospetto è che si tratti degli incassi della droga, oppure qualche boss aveva chiesto a Sucameli di conservare il tesoretto in attesa di tempi migliori.
Secondo la ricostruzione della Procura, Sucameli avrebbe consegnato, per conto di Gaspare Rizzuto e tramite Pietro Burgio, quindici chili di hashish a Francesco Pitarresi. Pitarresi e Burgio facevano riferimento a “Salvo… il nipote del terremoto… quello che … sotto l’arco ha… come si chiama?… cose dell’olio…”. Sucameli è nipote del mafioso Giuseppe Di Cara, soprannominato il terremoto, ed è titolare di un’impresa oleodinamica. Da qui la sua identificazione.
Centoquaranta mila euro è una cifra considerevole. Considerevole, d’altra parte, è il giro dello spaccio di droga, principale fonte di approvvigionamento delle famiglie mafiose. Senza gli incassi delle piazze di spaccio – le principali restano Ballarò e Zisa – a Porta Nuova farebbero la fame.
E così i capimafia si impegnano in prima persona. Gregorio Di Giovanni, il boss che ha fatto parte della nuova cupola di Cosa Nostra, aveva affidato la gestione a Gaspare Rizzuto, reggente della famiglia, e Michele Madonia. Nello stesso settore operava Filippo Maniscalco, subentrato nella gestione dello spaccio a Francesco Arcuri, quando quest’ultimo, nel marzo del 2017, è stato arrestato con l’accusa di essere il mandante del pestaggio mortale dell’avvocato Enzo Fragalà.
Era stato lo steso Maniscalco a riferire le parole con cui aveva ottenuto l’investitura da parte di Tommaso Di Giovanni: “… dice… non cambia niente… le cose com’erano… ho detto … a posto. Che deve cambiare?… perché se vieni… non c’è disturbo… perché invece di venire Francesco… non è un disturbo… è un dovere… se non c’è lui… ci sei tu… è la stessa cosa …”.