Il tragico destino di Vanessa, "Ma non chiamatelo amore"

Il tragico destino di Vanessa, “Ma non chiamatelo amore”

Il sindacato: "Portare l'educazione al rispetto della vita nelle scuole". Valente: "Sconfitta per lo Stato"
FEMMINICIDIO AD ACITREZZA
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CATANIA – L’assassinio della 26enne Vanessa Zappalà, uccisa nella notte al porticciolo di Acitrezza, nel Catanese, scuote le coscienze. Si tratta dell’ennesimo femminicidio, per il quale è ricercato l’ex fidanzato. Il sindacato Uil, però, avverte: “Non chiamatelo amore. Non chiamatelo raptus! È solo altro sangue sulle mani di uomini che odiano le donne”. LEGGI ANCHE Vanessa, lo Stato ha perso: assassino arrestato e scarcerato

“Non è amore e neanche raptus”

Uil Sicilia e Uil Catania “piangono la ventiseienne Vanessa Zappalà, vittima di femminicidio, assassinata la scorsa notte al porticciolo di Acitrezza”. L’organizzazione sindacale con un messaggio della segretaria organizzativa regionale Luisella Lionti e della segretaria generale territoriale Enza Meli si “unisce al dolore dei familiari e degli amici della ragazza”. “Con strazio e rabbia – commentano Lionti e Meli – apprendiamo questa notizia che allunga in provincia di Catania e in Sicilia una lista tragica, lunghissima, inquietante. Mai come oggi attuale, uno striscione su via Sangiuliano dalla nostra sede provinciale invita a non chiamare amore né raptus il femminicidio. Nessuna giustificazione è tollerabile, nessuna pena può bastare”.

“Nelle scuole serve l’educazione al rispetto della vita”

Dalle due rappresentanti sindacali della Uil, inoltre, arriva la una proposta: “È tempo che nelle scuole diventi obbligatoria per tutti l’ora di educazione al rispetto della vita. Se volete – aggiungono – vi proponiamo di tenere queste lezioni seduti attorno alla panchina rossa che abbiamo inaugurato due anni fa nel cortile della Uil di Catania e sulla quale è incisa questa frase di Isaac Asimov: la violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci. Oggi, Isaac Asimov avrebbe pianto con noi Vanessa Zappalà”.

Valente: “Sconfitta per lo Stato”

Sul tragico destino della giovane catanese interviene anche la senatrice del Pd Valeria Valente, presidente della Commissione di inchiesta del Senato sul Femminicidio e la violenza di genere. “L’uccisione di Vanessa Zappalà, la giovane a cui l’ex fidanzato più volte denunciato per stalking ha sparato in strada ad Aci Trezza, è una sconfitta dello Stato, come tutti i casi di femminicidio annunciato – afferma -. È inaccettabile che non funzionino le misure di protezione, dopo una denuncia deve essere un imperativo categorico per tutti proteggere la donna. L’inefficacia delle misure di protezione – prosegue Valente- impedisce di interrompere la spirale di violenza e rende anche difficile chiedere poi alle donne di denunciare. Rafforziamo quindi tutte le misure: dall’uso del braccialetto elettronico alla possibilità di arresto in flagranza per chi viola misure di protezione (una norma appena approvata alla Camera per emendamento alla riforma del Processo penale), ma anche il fermo per chi non è colto in flagranza, che vogliamo introdurre. Bisogna usare meglio gli strumenti che ci sono e rafforzare queste misure, fondamentali per impedire il peggio”.

Ius Agathae

L’associazione Ius Agathae, che si occupa della tutela delle vittime di violenza, in relazione alla sconvolgente
notizia dell’uccisione di Vanessa Zappalà, avvenuta nelle prime ore di questa mattina sul lungomare di
Acitrezza, esprime la propria solidarietà ai familiari della giovane vittima.
Ciò che è accaduto è una sconfitta per la comunità intera. Quando una donna decide di denunciare il proprio
aguzzino a tutela della propria incolumità, è il momento in cui la stessa diventa maggiormente vulnerabile;
sarebbe doveroso, dunque, che lo Stato adoperasse i propri mezzi al fine di garantire una tutela effettiva e
concreta. Risultato che ad oggi, purtroppo, non si può dire sia stato raggiunto.
Il crescente numero di femminicidi, che ha interessato la cronaca nell’ultimo periodo, è prova dell’inefficacia
delle misure di protezione messe in atto a tutela delle donne, che coraggiosamente decidono di denunciare.
E’ auspicabile, pertanto, un fattivo intervento dello Stato volto a rafforzare efficacemente le misure di
protezione e a fornire, quindi, una tutela reale che non si limiti a rimanere mera norma scritta.


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