TRAPANI – Un successo per tornare a respirare. Per cominciare davvero una stagione sino a martedì osservata con un certo distacco, a causa di un sogno coltivato in primavera e svanito nel risveglio brusco di una serata di inizio giugno dopo una delusione cocente. Ma il passato è passato, mentre il presente chiede al Trapani mordente, voglia di sporcarsi le mani e di confrontarsi con un campionato che ha innalzato sul trono delle vincenti altre protagoniste. All’undicesimo tentativo il successo è arrivato. Fondamentale, senza dubbio.
I tre punti ottenuti contro il Benevento spostano poco in termini di classifica: i granata ultimi erano e ultimi sono rimasti, seppur in condominio con la Ternana. Sotto il profilo psicologico, tuttavia, la prima gioia stagionale può rappresentare la scintilla in grado di cambiare il modo di approcciarsi e di vivere le gare. Un contributo decisivo è stato garantito dall’intervento del comandante Morace, che nell’immediata vigilia ha tenuto a rapporto la squadra ricompattando un’ambiente che cominciava a lanciare qualche segnale di insofferenza.
Un discorso da pater familias, abile nel sottolineare i meriti di un gruppo capace di sfiorare la serie A. Nessun dramma, nessun rimprovero, solo un pacato ma fermo incoraggiamento per riprendere la rotta che porta verso un prosieguo di stagione più tranquillo. Un discorso concluso con una frase carica di umanità: vi voglio bene. Tre parole dalle quali il Trapani è ripartito. Adesso si va in ritiro, non punitivo, in vista della sfida di domenica contro la capolista Verona. Un testa-coda che fa meno paura.