Il treno di Pietro - Live Sicilia

Il treno di Pietro

Il Natale e il Lavoro
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3 min di lettura

La storia che racconto non è ambientata in una grande metropoli o in un pittoresco borgo di montagna, location perfette per delle ben più nobili storie di Natale; il racconto di Natale che ho in mente forse non è nemmeno una favola a lieto fine, di quelle che puoi raccontare la sera mentre rimbocchi le coperte ai tuoi figli; è invece la storia di una famiglia e di una fabbrica, del duro lavoro di un padre e delle aspirazioni infrante di un figlio e del destino di una cittadina operaia che più che triste è beffardo.

Come nella migliore delle tradizioni questo racconto prende il via in una stazione ferroviaria dove Pietro ogni mattina all’alba prende il treno che lo porta a lavorare nella più grande fabbrica siciliana, anzi, per dirla a parole sue “la più grande di tutto il meridione”.

Quel treno per Pietro diverrà negli anni una seconda casa, e gli operai della fabbrica una seconda famiglia e sarà per l’orgoglio di far parte di questa famiglia che Pietro si sveglierà ogni santa mattina all’alba. Passano gli anni, la famiglia cresce e il lavoro in fabbrica consente a Pietro di guardare serenamente al futuro; il sogno di comprare una casa diventa una realtà e quando si presenta in banca per il mutuo viene persino ricevuto dal direttore! Ma il momento di maggiore soddisfazione per tutta la famiglia è il giorno di Natale, quando nella grande fabbrica vengono distribuiti i regali ai figli degli operai e Nino, il figlio di Pietro, può mostrarli orgoglioso ai cugini e agli amici.

Non pesano a Pietro gli acciacchi di una vita passata in piedi davanti una pressa perché quella fabbrica la sente anche sua, e in cuor suo anche di Nino, crede infatti di poter lasciare il suo posto al figlio e di godersi in pace la meritata pensione.
Non capisce, Pietro, che i tempi cambiano, e Nino, di passare tutta la vita dentro una fabbrica non ne vuol sapere; vuole viaggiare, conoscere gente, scoprire nuovi orizzonti. Ma l’amore di un padre non mette freno ai sogni di un figlio, Pietro ha un suo gruzzolo, la sua liquidazione: “Se Nino vuol viaggiare non sarò io a fermarlo, quando torna il lavoro non mancherà.” Sono anni felici in Italia, anni in cui gli eccessi sono visti con ammirazione e forse è anche per questo che Pietro nutre l’illusione che il figlio presto inizi a lavorare nella “sua” fabbrica. Ma sarà l’amore per una ragazza del paese a riportare Nino in seno alla famiglia, e sarà ancora una volta Pietro a pensare a tutto, ricevimento, mobili, casa… ”Nulla deve mancare a Nino”.

Ma la fabbrica non aspetta. “Suo figlio è un operaio specializzato? ” si sente rispondere Pietro da uno dei responsabili della fabbrica a cui si era rivolto per trovare una “sistemazione” al figlio. “vede noi ormai li prendiamo in Romania; sapesse che saldatori!!”.
Passano gli anni, passano i Natali e Nino, ormai disilluso , dopo avere trovato lavoro in una piccola officina dell’indotto, si ritrova in cassa integrazione (che non è una parola tanto facile da spiegare a un bambino, che ti chiede una nuova bicicletta per Natale). La sua officina ha chiuso come tante altre della zona e tra pochi mesi la grande fabbrica sarà trasferita all’estero – “pare vogliano portare tutto in Romania” – si è sentito dire Pietro dal suo vecchio caporeparto.

E’ un triste Natale in questo paese operaio, dei due figli di Nino, il più grande non crede più al Natale mentre il più piccolo ha un solo desiderio, e lo scrive nella letterina da mettere sotto l’albero : “Caro Babbo Natale, fai lavorare il mio papà!”.

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