"Immagini che lasciano sgomenti": il corpo martoriato di Roberta

Il corpo martoriato di Roberta: ‘Immagini che lasciano sgomenti’

Così è morta la diciassettenne di Caccamo. Il fidanzato resta in carcere. Nuovo indizio in un mazzo di chiavi
IL DELITTO DI CACCAMO
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PALERMO – Un mazzo di chiavi, le bruciature sul corpo, le ferite alla testa, i jeans abbassati. Ha ragione il giudice di Termini Imerese Angela Lo Piparo quando scrive che le immagini della povera Roberta Siragusa lasciano sgomenti.

La descrizione è parte integrante dell’ordinanza di custodia cautelare con cui il Gip ha deciso che Pietro Morreale deve restare in carcere. Secondo il giudice, manca il requisito del pericolo di fuga e dunque il fermo non è stato convalidato, ma alla luce della gravità dei fatti e del suo comportamento il giovane merita il carcere. Ha un “profilo criminale che va contenuto”.

Scendere nei particolari, seppure descritti con i dettagli necessari alle indagini, sarebbe superfluo ai fini della cronaca. Basta purtroppo segnalare che la povera Roberta aveva i jeans abbassati fino ai glutei e la parte superiore del corpo era bruciata. Aveva una profonda ferita nella zona dell’occhio potrebbe essere stata provocata dalla caduta o da un corpo contundente, mentre un’altra ferita alla mano potrebbe significare che Roberta ha tentato un ultimo e inutile gesto di difesa. Una parte del cranio è rasata: “Dovrà essere accertato se tale circostanza è dovuta ad un fenomeno di combustione o ad una orribile manifestazione disprezzo e svilimento della sua identità femminile”.

Stamani i carabinieri del Ris incaricati dal procuratore di Termini Imerese e dal sostituto Giorgio Barbara hanno trovato nei pressi del campo sportivo di Caccamo “un cumulo di oggetti dati alle fiamme non del tutto arsi e un mazzo di chiavi”. Sono le chiavi di casa di Siragusa, una casa dove la ragazza sabato notte non ha fatto più rientro. Ciò potrebbe significare che Roberta sia stata uccisa vicino lo stadio e poi il cadavere trasportato fino al dirupo dove è stato gettato.

Solo l’autopsia chiarirà le cose e sarà eseguita nei prossimi giorni nel corso di un incidente probatorio come hanno chiesto i legali dell’indagato, gli avvocati Giuseppe Di Cesare e Angela Maria Barillaro.

Secondo il gip, il materiale probatorio finora raccolto “non si presta a letture alternative che abbiano un barlume di credibilità”. Morreale “ha condotto i militari al corpo senza vita di Roberta e con lei ha trascorso gli ultimi, senz’altro tragici, momenti della sua vita”.

Ci sono tante cose da chiarire, ma per il giudice “alcuni dati emergono con un sufficiente grado di evidenza“. Innanzitutto bisognerebbe ipotizzare che “Roberta si sarebbe dovutoadare fuoco dopo essersi denudata e in parte abbassato i pantaloni e ciò che appare assolutamente inverosimile”. La combustione si interrompe al di sotto della vita dei jeans, particolare che “si può giustificare solo con il versamento di liquido infiammabile su un corpo disteso inanimato e la sua successiva accensione. Ciò comporta secondo un ragionamento logico induttivo che Siracusa Roberta fosse già priva di sensi se non deceduta al momento della sua combustione”.

Ha una vistosa ferita nella parte posteriore del cranio “ma il cadavere è caduto in posizione prona”. In ogni caso l’altezza del dirupo, circa due metri e mezzo dalla sede stradale, e il terreno umido portano a ritenere che “difficilmente la sola caduta avrebbe cagionato la morte”.

E poi ci sono la tante versioni fornite dal ragazzo ai familiari che le hanno raccontate ai carabinieri: alla madre “avrebbe detto che era in intimità con Roberta quando costei avrebbe prelevato una bottiglia di benzina che era in macchina e si sarebbe data fuoco; al padre che la ragazza lo avrebbe fatto mentre lui si accendeva una sigaretta; alla sorella che in quel momento stavano litigando e che Roberta si era data fuoco ed era rotolata giù al burrone e lui aveva cercato di spegnerla”.

Così come non coincidono le dichiarazioni dei parenti di Morreale sull’orario del suo rientro a casa. Strano è stato anche il comportamento dell’indagato che alla madre e al fratello di Roberta, che erano andati a chiedergli notizie, non si era mostrato “affatto preoccupato, è sceso tranquillo in vestaglia, sembrava quasi disinteressato“.

Morreale avrebbe studiato un copione da recitare ai carabinieri per renderlo credibile. A cominciare dal fatto che Roberta gli avrebbe detto, prima di cospargersi di benzina, “ora ti consumo” e che lui avrebbe cercato di spegnere le fiamme.

Dal racconto di tanti testimoni, parenti e amici, viene fuori certamente la storia di una relazione sentimentale prima complicata e poi impossibile da sostenere. Liti, botte al ristorante, un occhio nero: Roberta avrebbe subito in diverse occasioni la violenza del ragazzo ossessionato dalla gelosia. Gelosia che sarebbe alla base della follia omicida. A Roberta dicevano di troncare la relazione, ma lei ci passava sopra.


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