Immigrazione, ecco chi organizza gli sbarchi | Decine di arresti in tutta la Sicilia - Live Sicilia

Immigrazione, ecco chi organizza gli sbarchi | Decine di arresti in tutta la Sicilia

di RICCARDO LO VERSO Blitz della polizia fra Palermo, Catania, Agrigento e Milano. Smantellata la banda che gestisce le rotte della disperazione. Il procuratore Lo Voi: "Tutti i dati emersi da questa indagine verranno comunicati a Eurojust e a Europol".

PALERMO – Dietro gli sbarchi di clandestini c’è un regia criminale. Bande organizzate fanno soldi a palate sulla disperazione di chi scappa dalla guerra e dalla paura. La conferma, l’ennesima, arriva dal blitz della polizia che nella notte ha portato in carcere 24 persone. Le manette scattano mentre cresce lo sdegno per la morte, avvenuta ieri nel Mediterraneo, di settecento o forse più migranti.

I fermati sono tutti stranieri che vivono a casa nostra, in Sicilia. Dalle province di Palermo, Agrigento e Catania gestiscono la tratta degli immigrati. Il maggior numero di arresti, una quindicina, si concentra nel capoluogo etneo, ma le indagini si spingono fino alla provincia di Milano. Le basi operative erano i centri di accoglienza Cara di Mineo e Villa Sikania.

I magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo – i procuratori aggiunti Maurizio Scalia e Lenardo Agueci, e i sostituti Calogero Ferrara e Claudio Camilleri – hanno individuato un’organizzazione transnazionale composta da eritrei, etiopi, ivoriani, guineani e ghanesi capace di garantire agli immigrati, soprattutto provenienti dalla Libia, le coperture necessarie per arrivare in Sicilia e da qui transitare verso i paesi del Nord Italia oppure in Svezia, Norvegia e Germania.

Tra i destinatari dei provvedimenti restrittivi vi sono un cittadino etiope ed un eritreo ritenuti, ormai da tempo, tra i più pericolosi trafficanti di migranti. Si tratta i Ermias Ghermay e Medhane Yehdego Redae. Ghermay, nato in Etiopia ma attivo in Libia, è latitane da alcuni mesi, da quando il giudice per le indagini preliminari di Palermo ha emesso un mandato di arresto internazionale nei suoi confronti. Era sfuggito all’arresto nel luglio scorso, durante l’operazione Glauco di cui quella di oggi è il corposo sviluppo. Il Servizio centrale operativo di Roma e le Squadre mobili di Palermo e Agrigento allora ricostruirono i canali attraverso cui migliaia di disperati giungono sulle coste dell’Isola. “Inshallah”, Dio ha voluto così, dicevano i mercenari di fronte alle decine, centinaia di morti e dispersi nei mari siciliani. Tra gli sbarchi organizzati da Ghermay c’è certamente quello dell’ottobre 2013, quando 366 persone morirono a largo di Lampedusa. Una volta giunti in Sicilia i migranti entra in gioco Asghedom Ghermay, etiope pure lui, che per un periodo è stato ospite del Cara di Mineo, poi ha ottenuto l’asilo politico e ha preso casa a Catania. Sarebbe lui a smistare i migranti nelle destinazioni finali.

Una barcone pieno di migranti vale una valanga di soldi. Tanto che uno degli indagati poteva affermare che “io la mia America l’ho trovata qua”. Una volta in Sicilia i migranti venivano e vengono stipati in magazzini affollati all’inverosimile. C’è chi procura loro passaporti falsi e chi organizza matrimoni di comodo per giustificare la presenza in territorio italiano.

C’è di più. Il 15 febbraio scorso, a largo delle coste libiche, quattro persone a bordo di un gommone e armati di kalashnikov fecero fuoco contro gli uomini della Guardia costiera che avevano messo in salvo duecento migranti a bordo di un barcone. Le indagini hanno fatto emergere collegamenti fra chi ha fatto fuoco, uomini vicini a Ghermay e gruppi paramilitari libici. Non sono emersi puni di contatto, e i magistrati si affettano a specificarlo, ma l’ombra del terrorismo islamico e dell’Isis aleggia pesante. Se non altro per il fatto che non si può escludere che i gruppi armati finanzino la guerra all’Occidente attraverso i traffici di essere umani. Traffici lucrosi. Le microspie hanno captato che per un solo viaggio i trafficanti si mettono in tasca un milione di euro.

*Aggiornamento ore 12.58
“Tutti i dati emersi da questa indagine verranno comunicati a Eurojust e a Europol in modo che ci possa essere un proficuo scambio di informazioni e, attraverso le banche dati, si possano riscontrare gli esiti delle nostre inchieste con quelli delle autorità giudiziarie di altri paesi europei”. Lo ha detto il procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, illustrando, nel corso di una conferenza stampa, gli esiti di un’indagine della Dda e dello Sco su una rete di trafficanti che gestiva i viaggi dei migranti. I magistrati hanno emesso 24 provvedimenti di fermo: 14 sono stati eseguiti. Non è stato possibile arrestare i due capi dell’organizzazione che si trovano in Libia, mentre in manette è finito, a Civitavecchia, mentre tentava di lasciare l’Italia, il fratello di uno dei due boss, l’eritreo Asghedom Ghermay

*Aggiornamento ore 18.45.

E’ stato fermato il quindicesimo componente dell’organizzazione di trafficanti di migranti scoperta dallo Sco della polizia. E’ Nahome, Kerebel Gutama detto “Nahom”, nato in Eritrea, 30 anni, residente a Lecce. Restano 9 latitanti.


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