Le prigioni della vergogna - Live Sicilia

Le prigioni della vergogna

(Questo articolo è uscito tempo fa sulla scorta di un rapporto sulle condizioni delle carceri. Noi non sappiamo se c'è una correlazione tra l'evento di Catania e quello che raccontiamo. Sappiamo, però, che gli agenti di custodia lavorano spesso in condizioni disumane).
Rapporto ufficiale: le condizioni delle carceri siciliane
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(Questo articolo è uscito tempo fa sulla scorta di un rapporto sulle condizioni delle carceri. Noi non sappiamo se c’è una correlazione tra l’evento di Catania e quello che raccontiamo. Sappiamo, però, che gli agenti di custodia lavorano spesso in condizioni disumane).

Le carceri siciliane – lo ripetiamo – sono un orrore che travalica ogni limite umano e costituzionale possibile. Non è una sensazione, non è un’affermazione nata sulla scorta dell’emotività. E’ la verità. E’ quanto scrive il garante siciliano per la tutela dei diritti dei detenuti. Si chiama Salvo Fleres e sta conducendo una battaglia coraggiosa, con l’altra anima dell’ufficio: Lino Buscemi e uno staff di primo livello. L’ufficio del garante oggi presenta un dossier posto all’attenzione del Comitato Europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti. Ecco l’orribile sostanza che emerge, da alcune pagine del rapporto.

Carcere di Favignana, l’acqua salata dai rubinetti
“Il carcere di Favignana è una struttura che si erge in pieno centro isolano. Si tratta di un’antica fortezza edificata in gran parte sotto il livello del mare. L’aria non circola, il caldo e l’umidità tolgono il respiro. Ovunque si possono osservare muffa, umidità, imbattersi in topi e insetti di ogni genere. I ‘bagni’, ricavati all’interno delle celle con un semplice muretto, hanno copertura in eternit, materiale notoriamente cancerogeno. Il sovraffollamento costringe alla convivenza nella medesima cella di soggetti fumatori e non fumatori, vi è concreto rischio di trasmissione di malattie infettive quali l’Aids o l’epatite C, riscontrandosi altissima percentuale di tossicodipendenti. L’acqua viene razionata e scorre per non più di tre ore totali al giorno, ma non si può bere perché salata. Il locale docce è posto in un angolo del corridoio-passeggio, quindi all’esterno, ciò significa che per accedervi, in inverno, bisogna percorrere il corridoio sotto la pioggia al freddo, affondando i piedi nelle pozzanghere d’acqua gelata. Ciò comporta altresì che, quando piove, durante la distribuzione del vitto, l’acqua piovana finisca dentro i piatti, unitamente a polvere e detriti”.

Carcere di Marsala, lo squallore del castello
“La casa circondariale di Marsala nasce come un castello medievale ed è stato adattato ad istituto penitenziario circa 40 anni fa. La struttura si presenta esternamente in buono stato, ma internamente squallida e fatiscente e inadeguata per la destinazione d’uso. I servizi igienici all’interno delle celle consistono in una tazza con muretto separatorio, le docce, alle quali è concesso accesso giornaliero, sono esterne. In questo carcere si è verificato un caso di suicidio di un detenuto trentatreenne al secondo giorno di detenzione”.

Carcere di Modica, niente sport
“L’istituto è allocato in un ex convento e presenta notevoli problemi legati alla vetustà della struttura, che appare fatiscente e priva di adeguati spazi comuni. Dentro la struttura ci sono 58 detenuti presenti (capienza regolare 31, capienza tollerabile 48). Non sono presenti impianti sportivi e palestre”.

Carcere di Mistretta, condizioni subumane
“L’edificio, di piccole dimensioni, versa in condizioni di estremo degrado. Le condizioni di vita dei detenuti risultano fortemente lesive della dignità della persona. Le otto celle disponibili, per una comunità carceraria di 42 elementi, hanno come unica esposizione quella del chiostro del convento che ospita la struttura. Le celle sono buie ed umide, calde d’estate e gelide di inverno (sul carcere c’è un’indagine in corso, ndr). Il soffitto è basso e i letti a castello di tre piani vi entrano a stento. Come scrive il procuratore generale presso la corte d’appello di Messina, Antonio Franco Cassata, scrive: ‘Un’umanità avvinghiata alla grate dei cancelli in condizione di di desolante abbrutimento e di sostanziale sub-umanità’”.

Carcere “Piazza Lanza” di Catania, in cella con Kunta Kinte
“Anche in questa struttura le condizioni di vita sono proibitive sia per la popolazione carceraria sia per il personale amministrativo, costretto a sopportare, alla stregua dei detenuti, la presenza di topi, scarafaggi e pidocchi. Le celle risultano sovraffollate. In alcuni casi vi sono letti a castello di quattro piani sprovvisti di scaletta e con uno spazio libero tra l’ultimo materasso e il tetto di 50 centimetri. Alcuni detenuti sono costretti a dormire per terra. I carcerati sono quasi del tutto privi di assistenza sanitaria, anche se urgente. I bagni sono alla turca e spesso senza porte. L’acqua per lavarsi è sempre gelida e non viene fornito nemmeno il sapone per l’igiene personale. La popolazione carceraria si attesta intono alle 490 unità (capienza regolamentare 245, capienza tollerabile 324 posti). Molte denunce dei reclusi parlano di una cella lasciata vuota, la n. 20 della ‘sezione protetti’, all’interno della quale è presente solo un letto di ferro privo di materasso e nella quale sembra vengano rinchiusi i detenuti puniti, nudi, a volte insieme a un detenuto di colore detto ‘Kunta Kinte’, a causa della sua mole fisica, che li sevizierebbe. A quanto viene riferito questa sarebbe la stanza delle torture” (è un particolare agghiacciante in una relazione ufficiale. Sembra incredibile, anzi noi di Livesicilia non ci crediamo e l’attribuiamo alle leggende nere che spesso circolano dietro le sbarre. Ma non possiamo “sbianchettare” questo passaggio, sarebbe censura. Possiamo avvertire il lettore e pregarlo di maneggiare il tutto col giusto discernimento. Da parte nostra abbiamo cercato di contattare il direttore del carcere per una replica sulla questione. Senza successo. Ndr).

Carcere “Ucciardone” di Palermo, uomini e topi
“Presenta, sotto alcuni punti di vista, le condizioni di vita più drammatiche per i detenuti che, nonostante gli sforzi della direzione e degli agenti di custodia, sono costretti a vivere in spazi ristretti a volte in condizioni igieniche precarie, anche a causa della presenza dei ratti. La popolazione carceraria è di circa 700 unità. La capienza massima si attesta a 520. Le condizioni di vita possono, a ragione, definirsi disumane. Anche il carcere Ucciardone è passato agli onori della cronaca per i suicidi degli ultimi anni”.

Carcere di Messina “Gazzi”
“L’esasperazione dei detenuti sta superando ogni limite tollerabile e già, nei primi quattro mesi di quest’anno, si sono verificate almeno due azioni di protesta, mediante il rifiuto del cibo e dell’ora d’aria, la battitura delle inferriate e il rifiuto di terapie ed atti di autolesionismo. Il carcere ospita attualmente 470 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 233 detenuti”.

R.P.


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