"In Europa guardando a Palermo | Salvini non venga il 23 maggio" - Live Sicilia

“In Europa guardando a Palermo | Salvini non venga il 23 maggio”

Le Europee, la sinistra, i nazionalisti, la Lega. Intervista all'assessore del comune di Palermo

GIUSTO CATANIA
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7 min di lettura

PALERMO –  “Alle Europee la Sinistra si presenta con un progetto ispirato a quanto siamo riusciti a fare a Palermo: proporre una concreta proposta di governo fatta di rispetto dei diritti umani, rispetto della Costituzione e pubblicità dei servizi locali. E’ dal buon governo delle città che bisogna ripartire per tornare a parlare di contenuti”. Parola di Giusto Catania, un passato da deputato europeo di Rifondazione comunista e un presente da assessore al comune di Palermo, oltre che da dirigente scolastico. “Salvini? La sua presenza il 23 maggio sarebbe inopportuna”.

Tra pochi giorni ci saranno le Europee: cosa prevede che succederà?
“La Sinistra si presenta con una lista che per certi versi rispecchia quello che abbiamo fatto a Palermo tre anni fa con Sinistra comune: un insieme di forze politiche, sociali e culturali che si riconoscono in una visione, che si pongono contemporaneamente come soggetti alternativi al sistema di potere dominante e in grado di stare al governo. Non ci limitiamo a criticare un modello, ma a proporre una concreta alternativa. A Palermo abbiamo messo al primo piano la tutela dei diritti, il rispetto della Costituzione e la pubblicità dei servizi locali: questa idea vogliamo riportarla in Europa”.

Si aspetta una vittoria dei populisti?
“Le Europee, come sempre, determineranno un quadro dominato dall’asse tra socialisti, popolari e liberali. Da anni i populisti crescono in Europa, non è una novità, il punto è che poi governano in alleanza con gli altri: il governo ungherese esprime un commissario europeo che ha competenza sulla scuola. L’inglese Farage non è un novellino, anche cinque anni fa il fronte dei nazionalisti ha avuto una buona affermazione: dove sta la novità? Il filo spinato alle frontiere europee non l’hanno deciso i populisti ma socialisti, popolari e liberali che hanno finito con il favorire proprio i nazionalisti”.

E in Italia?
“Lega e Movimento cinque stelle stanno giocando, fanno finta di essere l’uno l’argine dell’altro. In realtà sono due facce della stessa medaglia, giocano la stessa partita e non credo in una crisi di governo il 27 maggio. Hanno tutto l’interesse nel continuare a governare insieme, grazie a un sistema di potere ormai consolidato. Il giorno dopo le elezioni tornerà in auge il contratto di governo”.

Perché pensa che quanto successo a Palermo alla sinistra possa ripetersi alle prossime elezioni?
“Perché dal buon governo delle città può cambiare la situazione politica nazionale ed europea: Palermo è un punto di vista dentro una ricomposizione che passa dalla buona politica, quella che manca in un momento in cui si propone solo propaganda. Da anni ormai nessuno parla degli interessi generali da tutelare, di dove vogliamo andare: qui la questione non è la comunicazione ma la politica, ossia dove voglio andare, con chi e quali sono i miei punti di riferimento culturali. Siamo dentro una spirale di propaganda in cui la comunicazione è più importante dei contenuti. Le città invece sono costrette a discutere della vita concreta delle persone, hanno una interlocuzione diretta con i cittadini e nell’amministrazione della cosa pubblica devi fare delle scelte politiche dirimenti, individuare le priorità”.

E quindi?
“Dobbiamo provare a esportare la discussione in un ambito più ampio. Tra qualche giorno votiamo per le Europee, ma in pochi lo hanno capito: potremmo discutere del Parlamento europeo o di quello di Marte, per molti non farebbe differenza. Ma la differenza c’è: le istituzioni europee prendono decisioni che riguardano e condizionano la nostra vita. Prendiamo l’ambiente: nel nostro Paese su questo tema non abbiamo applicato le direttive europee, con la conseguenza che oggi tutte le città hanno problemi con i rifiuti e una differenziata ancora bassa. Pensiamo al bilancio: le decisioni prese in Europa condizionano le politiche nazionali e locali, anche quelle del comune di Palermo che è stritolato, come altri enti, da parametri decisi in sede comunitaria; nelle more del concorso non possiamo nominare dirigenti tecnici a contratto, con tutte le conseguenze negative sulla città. E ancora l’agricoltura: la Sicilia è schiacciata dalla concorrenza dei Paesi del Nord Africa a causa delle scelte scellerate dell’Europa. Di tutti questi temi, fondamentali per la vita dei cittadini, non si è completamente discusso. Poi ci sono temi su cui l’Europa non ha competenza diretta, ma riesce comunque a essere influente”.

Ad esempio?
“Immigrazione e scuola. Le politiche europee sull’immigrazione hanno determinato la nascita dei nuovi nazionalismi in tutto il continente, tutti accomunati dal rifiuto degli stranieri. E l’Italia non fa eccezione. Tutto frutto di una scelta politica voluta da socialisti, liberali e popolari: Pd, Forza Italia, +Europa e il M5s fanno parte di gruppi europei che in questi anni hanno governato insieme a Bruxelles e che sono quindi responsabili di quello che viviamo oggi. Il 26 maggio non si sceglie tra nazionalisti ed europeisti, questo è falso: si sceglie tra chi ha portato avanti certe politiche e chi no. Noi non abbiamo condiviso certe scelte, abbiamo sempre difeso i diritti sociali, civili e umani che non hanno una graduatoria e non sono una coperta che a un certo punto diventa corta. Se dai un diritto a qualcuno, non lo togli ad altri. Queste sono le questioni che rendono riconoscibile la lista ‘La Sinistra’”.

E sulla scuola?
“I sistemi scolastici sono nazionali, non esiste un modello europeo, ma l’Europa ha prodotto delle raccomandazioni che sono state di fatto recepite dai singoli Stati. La scuola italiana è diventata la scuola della competizione, dei test Invalsi uguali per tutti, delle competenze che prescindono dalla frequenza e dalla missione educativa. In questo contesto si criminalizza un’insegnante che produce un pensiero critico, si crea una scuola che tende a sviluppare competenze al di là dell’individuo e della personalizzazione dell’insegnamento. In questo contesto leggo la storia della docente palermitana sospesa, a cui ho dato la mia solidarietà da uomo di scuola; siamo di fronte a un fatto grave che rappresenta il clima generale che viviamo nel Paese”.

Docente a cui la giunta ha espresso solidarietà…
“In questo quadro Palermo svolge un ruolo importante, è la dimostrazione che si può fare una buona politica attenta agli altri, agli ultimi, ai diritti umani, che rispetta la Costituzione. La scelta dell’amministrazione di schierarsi subito da parte della professoressa Dell’Aira significa prendere posizione, difendere il dettato costituzionale. E quando a Palermo parliamo di politica, non possiamo fare riferimento anche alla lotta alla mafia. La vicenda Montante è uno spartiacque per la nostra terra, la prova di carriere costruite sulla lotta alla mafia: col senno di poi, bisogna dare ragione a Sciascia su certi professionisti dell’antimafia. Così come ha ragione Fiammetta Borsellino che chiede di far luce su una pagina oscura della storia del nostro Paese e parla di commistione imbarazzante tra pezzi dello Stato e mafia. Io continuerò a partecipare alle celebrazioni del 23 maggio e del 19 luglio, quelle sono date che hanno segnato la mia generazione: non andrò all’aula Bunker, come non ho mai fatto perché ho sempre avuto la percezione della commistione tra militanti antimafia e professionisti dell’antimafia, anche se il sindaco Orlando fa invece bene a partecipare proprio perché è il massimo rappresentante della città; io andrò all’albero di Falcone. Ma la presenza del ministro dell’Interno Salvini rischia di essere macchiettistica: parliamo del leader di un partito che deve restituire 49 milioni allo Stato, come si fa poi a parlare di legalità? C’è un tema di credibilità delle istituzioni, la lotta alla mafia in Sicilia non ha riguardato solo le forze dell’ordine o i magistrati, ma un’intera società: sindacalisti e politici uccisi, la società civile che si è mobilitata. E se proprio Salvini deve venire, eviti di presentarsi in divisa perché la lotta alla mafia qui è un tema sociale e culturale su cui va fatto un ragionamento serio. Salvini, anziché fare tweet ogni volta che c’è un arresto, farebbe bene a occuparsi realmente della lotta alla mafia con l’auspicio che presto smetta di governo il Paese. E questo dipende anche da noi, da quanto saremo credibile nel ricostruire una politica concreta nella trasformazione della società”.


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