Guarda guarda, il signor Toldo. Quello che all’Inter avevano sistemato nello sgabuzzino delle cose vecchie. Quello che i capelli gli sono diventati bianchi, a forza di aspettare un’occasione. Quello che adesso torna sul palcoscenico di San Siro, per riprendersi un palcoscenico che gli appartiene di diritto, da gran portiere qual è. Lo avevamo lasciato – icona di un’Italia valorosa e sfortunata – sulla tolda di un maledetto Europeo, nel cuore di una bellissima semifinale. Dall’altra parte c’era l’Olanda mostruosa. C’erano i mitici fratelli De Boer, l’acuminato Kluivert, il sempreverde lungagnone Van Der Sar. L’Olanda attaccava in massa, eppure non passò. Due rigori nei tempi regolamentari: uno parato, uno sul palo. Stam che tira alto “nella lotteria dei rigori”. De Boer che sbaglia ancora. E l’ultimo arancione al dischetto. Tale Siloy. Dalla faccia si capiva che avrebbe sbagliato. Sbagliò. Toldo ha rinnovato la classe immensa dei portieri italiani e anche oggi – mentre la scena è occupata da tremebondi e sopravvalutati brasiliani – è un colosso dalla classe cristallina. Poi è finito in panca, appoggiato spalle al muro dall’unico brasiliano veramente unico. Ma ora che Julio Cesar si è fatto male, tocca di nuovo a lui. Al Toldo volante a cui auguriamo centomila fantastiche parate. E, contro il Palermo, magari un pallone piccolo piccolo alle spalle. Uno solo, con la rete di Amelia intonsa, ci basta.
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