PALERMO – La Regione perderà più di duemila dipendenti entro la fine della legislatura. Lo sostiene il Cobas/Codir in un report diffuso a poche ore dall’incontro, previsto per oggi alle 12, con l’assessore alla Funzione pubblica Andrea Messina.
Il dossier
Ricevuta nei giorni scorsi la convocazione per discutere del rinnovo contrattuale, il sindacato aveva sospeso la manifestazione di protesta indetta per il 24 maggio scorso davanti al Palazzo d’Orleans. La richiesta del Cobas/Codir al governo Schifani è di procedere con la riclassificazione del personale “per adeguarlo alle reali necessità della macchina amministrativa”.
I vuoti d’organico
Il sindacato maggiormente rappresentativo tra gli impiegati regionali evidenzia che i vuoti negli organici sono più marcati fra istruttori, funzionari e dirigenti. Gli istruttori (diplomati) erano 4.979 nel 2013. Adesso in servizio sono 2.900 e sono destinati a scendere fino 2.050 nel 2027. Stessa progressione per i funzionari (laureati) dai 4.965 del 2013, ai 2.800 di oggi e ai 2.100 previsti nel 2027. Ma i vuoti maggiori, in proporzione, riguardano i dirigenti (laureati). Nel 2013 erano 1.805. Oggi negli uffici ce ne sono 740. Nel 2027 saranno solo 370. La previsione del sindacato si basa sul pensionamento per vecchiaia a 67 anni e non tiene conto di eventuali fuoriuscite anticipate.
I numeri
Per il Cobas-Codir si tratta di un quasi dimezzamento degli organici. Da 16.894 dipendenti del 2013 ai 9.190 del 2027. Oggi gli impiegati regionali sono 11.378. Progressivamente verranno a mancare le figure apicali che garantiscono l’organizzazione degli uffici. Per Dario Matranga e Marcello Minio, segretari generali del Cobas/Codir, è necessaria “l’immediata riorganizzazione del personale in un nuovo sistema classificatorio in cui vengano cancellate le qualifiche obsolete e si punti molto sulla valorizzazione delle competenze e sulle alte professionalità, partendo da un bilancio delle competenze, attraverso una mappatura aggiornata delle reali funzioni svolte quotidianamente dai lavoratori che nella maggior parte dei casi travalicano le formali categorie di appartenenza”. Ad incidere, scrive il sindacato, “è il sostanziale blocco delle assunzioni per altri nove anni previsto dall’accordo Stato-Regione, siglato dal precedente governo Musumeci”.