Incendi in Sicilia, La Vardera (ScN): "Serve lo stato di calamità"

Incendi in Sicilia, La Vardera (ScN): “Serve lo stato di calamità”

Incontro con Renato Schifani e le famiglie senza casa dopo i roghi
L'EMERGENZA
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PALERMO – Incendi in Sicilia, mentre tarda ad arrivare la proclamazione dello stato di calamità da Roma, Ismaele La Vardera, deputato di Sud chiama Nord, ha incontrato con una delegazione di sfollati il presidente della Regione Renato Schifani. “Si riapre il dialogo per aver riconosciuto lo stato di calamità per gli incendi – dice il deputato regionale -. Via anche a un tavolo con il Comune di Palermo per gestire gli sfollati”.

L’incontro con Schifani

“Stamattina ho organizzato un sit in di protesta con la presenza di una delegazione di chi ha perso la casa, e non solo. Perchè con noi – dice La Vardera – c’era anche chi ha perso il padre, morto nei roghi. Dopo la notizia arrivata ieri da Roma non potevamo stare a guardare”.

Il deputato racconta dell’incontro con Schifani, che “ci ha dato la sua parola: la Regione non ha mandato giù quella risposta arrivata da Roma. Oggi si va al voto in aula, ma serve che Schifani metta risorse diverse dai 2.7 milioni di euro. Tutta la querelle fra Roma e la Sicilia non deve gravare sulle famiglie e su quelle persone che hanno perso tutto”.

E ancora: “Il governatore ci ha confermato che con molta probabilità il governo centrale riconoscerà lo stato di calamità, il che è notizia. Non è tutto, perché Schifani ha anche proposto un tavolo per gestire quelle famiglie che non hanno più una casa”.

Interviene Giambona (Pd)

“È inaccettabile che sia stato negato lo stato di calamità richiesto a seguito della sequenza di incendi che ha devastato la nostra regione e causato 6 morti e oltre 150 milioni di euro di danni in Sicilia. Tutto ciò assume connotati politici enormi, anche alla luce del fatto che il governo Meloni ha gli stessi colori politici del governo Schifani e che a guidare il dicastero della protezione civile è Musumeci, predecessore di Schifani.” Lo dice il parlamentare regionale e vicecapogruppo all’Ars del Partito democratico Mario Giambona. “Tutto ciò è gravissimo – aggiunge – La Sicilia è lasciata sola al proprio destino. A poco valgono i comunicati del presidente della regione , il cui solo record da segnalare è per inerzia e scarsa tempestività. Rimane il tema di come garantire il risarcimento dei danni. Ecco perché ritengo sia indispensabile sospendere già da oggi i lavori previsti della finanziaria per comprendere al meglio se la trattativa romana garantirà i ristori. Diversamente, anche alla luce di quanto dichiarato dal presidente Schifani, bisognerà prevedere già nel maxiemendamento ogni possibile risorsa utile a garantire la copertura dei danni subiti dai siciliani”.

Di Mauro (Mpa): “Documentazione di 500 pagine”

Una risposta, negativa, arrivata con 7 mesi di ritardo rispetto alla domanda. Una domanda, peraltro, assolutamente documentata da un’ampia relazione di oltre 500 pagine redatta in modo certosino dal dirigente della Protezione Civile ingegner Salvatore Cocina”.

E’ quanto dichiara il coordinatore regionale del Mpa e assessore all’energia, on. Roberto Di Mauro in merito alla decisione del ministro alla protezione civile Nello Musumeci di non riconoscere lo stato d’emergenza per gli incendi che hanno colpito la Sicilia lo scorso luglio e che hanno provocato 6 vittime e ingenti danni tra cui la devastazione di ben 2 parchi archeologici. Un diniego motivato dal ministro Musumeci da una mancanza di documentazione.

“Impensabile – prosegue Di Mauro – non valutare gli eventi tali da giustificare una misura d’emergenza, se è vero che oltre alle vittime, oltre alla devastazione di parchi archeologici, ci sono moltissime persone che hanno dovuto abbandonare la propria abitazione a causa degli incendi”.

“Peraltro – conclude Di Mauro – c’è un precedente che risale al periodo in cui lo stesso Ministro Musumeci era governatore. In quel caso, dinanzi ad un diniego della protezione civile, fu il presidente del consiglio Draghi a spingere per sbloccare i fondi destinati alla Sicilia”.


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