CASTIGLIONE DI SICILIA (CATANIA) – Francesco Manitta 43 anni, Giuseppa Manitta 42, Vincenzo Zumbo 52, Benedetto Mineo 36. Trent’anni dopo, come domani, resta l’odore insano di una tragedia: oggi come ieri, più che mai d’attualità. Era il 18 agosto del 1993 quando i quattro forestali appartenenti al Distaccamento di Linguaglossa, trovarono la morte mentre tentavano di arginare le fiamme che avevano letteralmente inghiottito i boschi di Feudo Mitogio sulle colline di Castiglione di Sicilia. Una tragedia che scosse un intero territorio etneo e che a distanza di così tanto tempo merita di essere ricondivisa dallo scrigno impolverato della memoria. Le loro vite furono cancellate per sempre anche per via di un colpo di vento improvviso, che finì con l’alimentare il fuoco di un canalone.
Una piaga che è cronaca quotidiana
Oggi a ricordare quel dramma, in contrada Boriglione a Linguaglossa base delle squadre antincendio, c’è una stele che campeggia: è stata posta a ricordo delle quattro vittime forestali. Un monito che pare passare inosservato stando alla innumerevole sequela di incendi che, ogni anno, mettono a ferro e fuoco la nostra regione. A distanza di trent’anni ben poco è cambiato: anche nell’organico e nella strumentazione messe a disposizione di donne e uomini che sono in prima fila.
“Nulla è cambiato”
Enzo Crimi, già Commissario Superiore del Corpo Forestale della Regione Siciliana, fu testimone in servizio di quel tragico 18 agosto del ’93 e, da par suo, non riesce a capacitarsi di come sul fronte dell’emergenza incendi non si sia riusciti a compiere passi in avanti: “Sono trascorsi tantissimi anni dal disastro del Mitogio – spiega -, ma non è cambiato nulla, anzi la situazione mi sembra peggiorata.
In questi giorni, la nostra martoriata terra siciliana si trova ancora nella morsa del fuoco, dunque, nessuna novità per quanto riguarda la cultura civica degli incendiari, tantomeno delle attività preventive e repressive delle Istituzioni. Io credo che raggiungeremo buoni risultati nella lotta a questo devastante fenomeno solo quando capiremo che la soluzione agli incendi non si trova d’estate e penso sia giunto il momento di cambiare il solito paradigma, ovvero, incendi e solita caccia all’incendiario di turno, tralasciando il vero problema che è la messa in opera di idonee opere di prevenzione prima di ogni estate. Forse questi scempi si potrebbero evitare o quanto meno mitigare se solo si facesse prevenzione attraverso il monitoraggio attivo del territorio, infatti, dove ci sono attività preventive, gli incendi calano drasticamente”.
“Privi di uomini e mezzi”
Quella sul fronte degli incendi, è ormai una vera e propria guerra. E, secondo Crimi, si rischia seriamente di perderla: “Da anni la politica regionale ha lasciato coscientemente il Corpo Forestale così come anche il dispositivo regionale antincendio privo di uomini e mezzi, risorse e caserme forestali chiuse o che chiudono per mancanza di personale. Serve invertire la rotta: ad oggi non si colgono segnali che possano fare pensare ad un potenziamento e rilancio del Corpo Forestale della Regione Siciliana. Il futuro non è affatto incoraggiante. Spesso si crede che nel Corpo Forestale siano in attività migliaia di Agenti e Sottufficiali in divisa, scambiando queste figure professionali con gli operai forestali che sono altra cosa. La verità è che, a fronte di una pianta organica che dovrebbe contare almeno 1380 unità, l’organico complessivo del Corpo Forestale in tutta la Sicilia è costituito di appena 393 unità, ampiamente carenti per una lotta proficua agli incendi”.
Nel ricordo del 18 agosto
Domani, venerdì 18 alle ore 10, presso la base Antincendio Boschivo di “Borriglione” a Linguaglossa, sarà celebrata una Santa Messa per commemorare Francesco Manitta, Giuseppa Manitta, Vincenzo Zumbo, Benedetto Mineo: morti in servizio. In un drammatico pomeriggio finito troppo presto nella trappola della retorica e dell’inerzia.