Non misero in sicurezza il palazzo | E 40 condomini rischiano il processo - Live Sicilia

Non misero in sicurezza il palazzo | E 40 condomini rischiano il processo

L'avvocato Giovanni Di Trapani

Hanno ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini. Il diktat del Comune di Palermo per stoppare il rischio crollo in un edificio del centro storico restò lettera morta.

UN CASO EMBLEMATICO
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PALERMO – Un intero palazzo sotto accusa. Quaranta proprietari di casa indagati per non avere eseguito i lavori di ristrutturazione in un edificio che stava andando in rovina. Hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini firmato dal pubblico ministero Daniele Paci. Nel frattempo hanno messo le cose a posto, ma l’inchiesta è andata avanti e per chiuderla non resta loro che pagare un’oblazione. Altrimenti saranno costretti a subire il processo.

La vicenda è emblematica di ciò che accade nel centro storico di Palermo. Edifici perdono pezzi abbandonati all’incuria dai proprietari. Il Comune interviene. Il sindaco ordina di mettere in sicurezza l’edificio, ma l’obbligo resta lettera morta. Stavolta siamo tra vicolo Barillaio e piazza Meli, alle spalle della chiesa di San Domenico, a pochi passi da via Roma. Qui l’amministrazione di Palazzo delle Aquile intervenne il 18 luglio del 2011. L’immobile è prospiciente la pubblica via e dunque c’era una situazione di pericolo per i passanti. I richiami del Comune non sortirono effetto alcuno, e così l’amministratore del condominio e i proprietari si sono ritrovati sotto inchiesta. Si tratta di Antonino Di Paola, Carmela Lanza, Settimo Marceca, Marcello Casiglia, Francesca D’Aleo, Silvia Russo, Franco Coffaro, Giancarlo Coffaro, Stefano De Marchi, Leonardo, Corrado e Daria La Sita, Francesco Vitrano, Alessandro Cumin, Vito Navarra.

Molti degli indagati sono assistiti dall’avvocato Giovanni Di Trapani che, da noi contattato, spiega: “Dalle carte in mio possesso emerge con chiarezza che i condomini hanno rimosso il pericolo. Le ho depositate al fascicolo del pubblico ministero e credo che il reato si possa estinguere con un’istanza di oblazione”. Insomma, mettendo mano al portafogli, anche se al momento non sempre esserci intesa sui soldi da pagare. Il pubblico ministero sembra intenzionato a fissare sui 5 mila euro la cifra per ciascun indagato. Troppi, secondo i condomini.

La vicenda è l’occasione per tornare a discutere di un tema caldo. Quello  del rischio crolli nel centro storico. Sono centinaia le palazzine pericolanti. I magistrati hanno ordinato al Comune di liberare gli immobili che i proprietari non hanno messo in sicurezza, infischiandosene delle diffide ricevute. Palermo è una città che conta i morti rimasti sotto le macerie. Il crollo di via Bagolino è solo l’ultimo triste esempio. Molto dipende dalla mancata prevenzione. Emblematico in tal senso diventa il crollo, avvenuto nel gennaio 2012, in via del Noviziato. Solo un miracolo evitò il peggio a pochi passi dal mercato del Capo come hanno stabilito le indagini dei militari del Nucleo ispettivo dei carabinieri che operano all’interno dell’Ispettorato del lavoro.


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