PALERMO – Al momento sono solo denunciati. Adesso spetta alla Procura della Repubblica valutare la loro eventuale iscrizione nel registro degli indagati. L’ipotesi è finanziamento illecito ai partiti nell’ambito di un un’inchiesta sul Ciapi. Di più non trapela. Ce n’è abbastanza, però, per ipotizzare un possibile un terremoto nei palazzi della politica e della burocrazia regionale.
Di certo c’è che i nomi di dodici politici (che qui replicano), assieme a quelli di una trentina di ex amministratori dell’ente di formazione, sono finiti in un’informativa del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza consegnata ai magistrati. Avrebbero ricevuto soldi per le campagne elettorali del 2008 e 2012 – le comunali di Palermo e le regionali – da una serie di società che operano nel settore della Formazione professionale e della comunicazione. Soldi che risulterebbero alla voce uscite delle società ma che non sarebbero stati registrati in entrata dai politici, tenuti per legge a rendere conto cifre e nomi dei finanziatori. Il finanziamento illecito ai partiti è reato che prevede, in caso di condanna, una pena da 6 mesi a 4 anni di carcere e una multa fino al triplo delle somme versate in violazione della legge.
I denunciati sono: Luigi Gentile, Carmelo Incardona, Francesco Scoma, Santi Formica e Lino Leanza (i primi quattro ex assessori regionali alla Formazione professionale e Leanza alla Famiglia e Lavoro), l’ex presidente dell’Ars e oggi deputato, Francesco Cascio; l’ex onorevole Gaspare Vitrano; l’attuale deputato regionale Salvino Caputo; il presidente della commissione Bilancio dell’Ars, Nino Dina; gli ex consiglieri comunali Gerlando Inzerillo e Salvo Alotta; il responsabile legale del Pid, Domenico Di Carlo.
I finanziamenti elettorali, dunque, vanno registrati e resi pubblici in nome della trasparenza. Cosa che non sarebbe avvenuta nel caso dei dodici politici denunciati. Non si conoscono ancora le cifre incassate, ma i loro nomi compaiono in un faldone di 700 pagine appena consegnato in Procura. Quello dei presunti finanziamenti illeciti è, infatti, solo un capitolo di un’inchiesta ben più ampia che coinvolge il mondo della Formazione professionale e della comunicazione. E che probabilmente si incrocia con quella sull’organizzazione dei Grandi eventi.
In particolare, l’informativa della Finanza si concentra sulle attività del Ciapi, ente di formazione finito nella bufera. Sommerso dai debiti, al Ciapi è stato pure revocato l’accreditamento da parte della Regione. Prima che iniziasse la parabola discendente, l’ente di Formazione ha fatto la parte del leone aggiudicandosi finanziamenti milionari. In particolare i riflettori investigativi sarebbero stati accesi su due progetti: Co.Or.Ap (Coordinamento, Orientamento e Addestramento) e Futuro semplice. Il primo è stato finanziato con una decina di milioni di euro già spesi. Il secondo, invece, che di milioni prevedeva di spenderne oltre 70, è stato bloccato dalla Corte dei conti. In entrambi i casi si trattava di progetti per la valorizzazione del “sistema scolastico come snodo nevralgico del sistema sociale, economico e produttivo per lo sviluppo dell’orientamento e per favorire l’integrazione socio culturale fra gli studenti e frenare la dispersione scolastica”.
Il progetto Futuro semplice fu cassato nel 2010 dai giudici contabili. Bandito nell’agosto 2009 dall’Agenzia per l’Impiego e dal dipartimento Formazione aveva visto la presentazione di una sola offerta. A farsi avanti era stato il Ciapi che guidava una cordata con altri dieci enti. La cifra, però, non fu ritenuta congrua dalla Corte dei conti che sollevò eccezioni anche sulle procedure che avevano portato, di fatto, alla presentazione di una sola offerta. E così fu cassato.
L’inchiesta della Procura adesso punta a fare chiarezza sui presunti rilievi penali della vicenda. Il Ciapi sembrerebbe essere diventato più che un ente di formazione, uno strumento per distribuire servizi e incarichi. Ed è in questo contesto che si inseriscono i presunti finanziamenti illeciti ai partiti. Le società coinvolte avrebbero pagato alcune spese delle campagne elettorali per ottenere in cambio qualcosa? È la domanda su cui lavoreranno i pubblici ministeri.