PALERMO – Non era sotto l’effetto di droghe Pietro Sclafani quando travolse e uccise Tania Valguarnera in via Libertà. Le nuove analisi smentiscono i primi accertamenti e per il panettiere sotto processo cade l’aggravante per il consumo di stupefacenti che, in caso di condanna, avrebbe reso più pesante la pena.
Le analisi ematiche eseguite subito dopo l’impatto mortale fecero venire a galla la presenza nel sangue di Sclafani di un mix micidiale di “cannabinoidi, metadone, oppiacei e anfetamine/ecstasy”. “Mai fumato, mai bevuto alcol, mai consumato droghe”, si era difeso l’imputato. I successivi esami delle urine avevano, invece, escluso il consumo di droghe. È solo una questione di metabolizzazione – avevano sostenuto i perirti – ci vuole tempo prima che gli stupefacenti passino dal sangue urine. Urine che sono state analizzate di nuovo dai sanitari del carcere Pagliarelli di Palermo dove Sclafani è rinchiuso da due settimane.
Nonostante fosse trascorso il tempo utile e necessario per l’eventuale metabolizzazione, le nuove analisi hanno escluso la presenza di sostanze stupefacenti. Gli accertamenti sul sangue avevano fatto emergere un cosiddetto “falso positivo”. E così il pubblico ministero Renza Cescon ha riformulato il capo di imputazione senza contestare più l’aggravante. Non è una questione processualmente marginale visto che la forchetta della possibile pena si sposta da un minimo di tre ad un massimo di dieci anni (con l’aggravante) ad una compresa fra due e sette anni (senza aggravante).
Adesso la partita giudiziaria si sposta sulla custodia cautelare in carcere che, alla luce degli esiti dei nuovi esami e di una consulenza di parte, secondo i legali andrebbe modificata. Gli avvocati Ninni, Reina e Marco Lo Giudice, del collegio difensivo fa parte anche il dottore Giuseppe Reina, hanno chiesto al giudice Daniela Vascellaro di mandare Sclafani agli arresti domiciliari con l’applicazione del braccialetto elettronico. Il pm ha dato parere negativo. La decisione è prevista nei prossimo giorni.
La battaglia in punto di diritto è in corso, ma non si può e non si deve dimenticare che il processo riguarda l’omicidio di una giovane donna, la cui vita è stata spezzata a soli 29 anni, travolta da un furgoncino mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali per andare a lavoro. E per primo il legale della difesa, l’avvocato Reina, oggi in aula ha anteposto la tragicità dell’evento ad ogni cosa, esprimendo, da avvocato e cittadino, cordoglio verso i familiari della vittima: “Non siamo di fronte ad un tentativo di ridimensionare un episodio che è stato, è e sarà sempre di profondo dolore, ma di dimensionare i fatti alle regole del diritto”.