Il siluramento di Marianna Caronia, a cui il primo cittadino Diego Cammarata ha tolto la delega all’Ambiente con un semplice comunicato stampa, la dice lunga sullo stato di salute di un’amministrazione ormai prossima alla fine naturale del proprio mandato. Uno scontro, quello fra il vicesindaco e il Pdl, che non nasce certo ora e che, probabilmente, non finirà qui visto che c’è ancora in ballo la vicenda delle cave che promette nuove scintille. Fonti della maggioranza dicono che il sindaco ne sapesse poco, anzi pochissimo, e che solo la lettera inviata dal capogruppo di Un’Altra Storia, Nadia Spallitta, alla sua attenzione e a quella della Corte dei Conti e della Procura della Repubblica, starebbe spingendo Cammarata a prendere in mano la situazione intervenendo direttamente.
Uno scontro politico a tutto campo che sveglia dal torpore una classe politica cittadina ormai in ferie, mentre la città affonda sempre di più nei suoi guai. Le casse ormai all’asciutto hanno costretto infatti l’amministrazione a dirottare sugli stipendi di 20.000 fra dipendenti diretti e delle partecipate i 34 milioni del Cipe per gli investimenti, che mai come ora sono ridotti al lumicino. Basti pensare che su un bilancio di quasi 766 milioni, appena 80 sono stati previsti per investimenti che dovrebbero stimolare l’economia cittadina e favorire la ripresa. I 34 milioni saranno rimpinguati a settembre, appena arriveranno i trasferimenti regionali e nazionali, ma in una città come Palermo quei soldi dovrebbero essere considerati intoccabili.
Per tutto il mese di agosto il Comune non potrà comprare alcunché, a causa del blocco totale delle spesa: nemmeno la carta per le fotocopie o i toner per le stampanti, senza considerare i fornitori che ancora una volta rimarranno a bocca asciutta. In alcune parti della città i rifiuti tutt’ora traboccano e le società partecipate sono bombe ad orologeria: all’Amat gli stipendi di luglio non sono ancora stati pagati e la Gesip potrà vivere serenamente solo per qualche mese, prima di ricadere nei soliti problemi finanziari. Per non parlare dell’emergenza lavorativa dei Cantieri Navali, tanto per citarne una, di cui giunta e consiglio sembrano non accorgersi.
E mentre il Parlamento a Roma rinuncia alle ferie per fronteggiare la crisi economica internazionale, il consiglio comunale di Palermo ha chiuso i battenti e la giunta non riesce ancora ad approvare i Piani economici di gestione, senza i quali il Bilancio resta solo un libro dei sogni, per l’assenza di alcuni assessori ormai partiti per la vacanze. A pagare dazio, ancora una volta, la città e in particolar modo l’ambiente: le discariche abusive continueranno ad aumentare, inesorabilmente. Il bando, nel bene o nel male, tentava di dare una risposta al problema: magari lacunosa e dispendiosa, ma era pur sempre una risposta.
Non è dato ancora sapere quali ripercussioni avrà sulla tenuta della maggioranza la scontro con la Caronia. Di certo, sorprenderebbe se il sindaco avesse preso questa decisione senza essersi prima consultato con Saverio Romano: in quel caso, il rischio di una rottura fra Pdl e Pid sarebbe elevatissimo con disastrose conseguenze per la tenuta del centrodestra. In realtà, anche dentro il partito guidato dal ministro dell’Agricoltura non mancano le frizioni e non è detto che il siluramento del vicesindaco abbia lasciato tutti scontenti.
Ipotesi e illazioni che, però, potrebbero essere spazzate via da una voce che sempre con più insistenza circola fra i corridoi del potere: Cammarata sarebbe pronto a dimettersi a novembre per andare a guidare un’Authority o per sedere su un’altra prestigiosa, e meno traballante, poltrona. Una via di fuga dorata che il primo cittadino da tempo vorrebbe percorrere e che, sia alle ultime politiche che alle ultime europee, è sfumata per la richiesta fattagli dal partito di restare saldamente al suo posto, almeno fin quando l’emergenza delle società partecipate non verrà risolta. Ma adesso le cose sembrano essere cambiate: a chiedere al sindaco un passo indietro sarebbe proprio il Pdl.
I maggiorenti del partito preferirebbero vivere i sei mesi della campagna elettorale senza l’ingombrante presenza di Cammarata, la cui eredità azzopperebbe anche il candidato più forte, nella speranza di far dimenticare ai palermitani un secondo mandato non proprio brillante.