Investire in turismo e ristorazione, la pandemia non ferma l'impresa

Investire in turismo e ristorazione, la pandemia non ferma l’impresa

Prima il terremoto, devastante, e poi la pandemia, ancora in corso. Eppure, forza di volontà e fiducia sembrano aver avuto la meglio.

CATANIA – Prima il terremoto, devastante, e poi la pandemia, ancora in corso. Eppure, forza di volontà e fiducia sembrano aver avuto la meglio. Federico Bianconi, imprenditore umbro, ha deciso non solo di riaprire il fortunato locale della Pescheria di Catania, chiuso a lungo per l’emergenza sanitaria. Ma addirittura di raddoppiare.

L’idea

“Katanursia Srl, che deve il nome alla fusione dei nomi storici di Catania e Norcia. L’insegna dell’attività aperta nel 2019 con i fratelli Marco e Giacomo Timpanaro e mio fratello Vincenzo Bianconi – afferma Bianconi – è Vuciata Kitchen and Market, ossia la cucina nel mercato. L’idea è nata della visione di due coppie di fratelli che nel dna hanno l’amore per la ristorazione e per la materia prima coniugata ad un’offerta dinamica, fresca e sempre digeribile e gustosa. Ci siamo conosciuti grazie ad amicizie in comune e come colleghi abbiamo trovato subito feeling su temi che tutti giorni facevano parte della nostra vita e quotidianità. Entrambe le nostre famiglie da generazioni hanno svolto questo fantastico lavoro pieno di sacrifici e gioie”.

 L’investimento in Sicilia

La pandemia e tantissime saracinesche abbassate: il centro storico di Catania non fa eccezione, eppure Bianconi e Timpanaro hanno deciso di investire ancora. “L’imprenditore per animo deve essere ottimista e positivo – continua. Dobbiamo pensare a quanto di bello la Sicilia e Catania hanno da offrire. Amiamo le cose autentiche e la tradizione, siamo ispirati dal contemporaneo, dalle cose buone e belle. Per noi la pescheria e la materia prima che utilizziamo ne sono la sintesi. La Sicilia resta una delle mete più desiderate e scelte dagli stranieri per le loro vacanze.  Dopo ogni caduta ci si deve rialzare pensando alla chance di un nuovo inizio”.

La pandemia

Una scelta quasi in controtendenza, dunque.Nonostante le ingenti perdite e i ristori insufficienti. “Dal punto di vista economico è stato un duro colpo – prosegue. Abbiamo più che dimezzato i ricavi dell’anno precedente e i ristori ricevuti si aggirano a coprire pochi punti percentuali di questa immensa differenza. Come noi hanno sofferto tutti i ragazzi dello staff che hanno famiglia e mutui da sostenere. Abbiamo delle responsabilità nei confronti della nostra famiglia lavorativa, abbiamo cercato di fare il possibile anticipando durante il Natale una parte degli stipendi per far passare a tutti un momento più sereno. A febbraio quando avevamo riaperto per qualche week end era ripartito l’entusiasmo di tutti, staff, ospiti, fornitori, ma la seconda chiusura è stata ancora più dura da digerire”.

Il terremoto a Norcia

Federico Bianconi è proprietario, con la famiglia, dell’hotel Seneca a Norcia, colpita da un forte terremoto nel 2016. La struttura è stata una delle prime a riaprire e riavviare l’attività. “Palazzo Seneca ha riaperto esattamente 6 mesi dopo il terremoto del 30 ottobre – racconta. Grazie a Dio non ha subito nessun danno. E’ stato un gesto di responsabilità e di amore verso Norcia, verso lo staff e un segno di rinascita che ha stimolato anche altri di lì a breve a riaprire le proprie attività. E’ stato proprio il caso di dire l’unione fa la forza”.

Dopo il sisma, l’emergenza sanitaria

“Quando pensavamo di averle già passate tutte, almeno per questa parte di vita, è arrivata la pandemia – racconta ancora. Confesso che il terremoto ci aveva già formato psicologicamente ad affrontare “giganti” contro i quali non si hanno mai abbastanza forze per combattere. Il terremoto del 2016 ci ha formato psicologicamente a concentrarci esclusivamente sulle cose che dipendono direttamente dal nostro fare ed agire. Il resto fa parte del contesto, deve essere valutato ma non può condizionarci nè lavorativamente né psicologicamente. Cogliamo questi momenti per ripensare tutto quello che facciamo. Proviamo ad aggiornarci e rinnovarci,  tutto ciò che in tempi di piena attività non hai il coraggio e il tempo di fare”.

L’importante è stringere i denti

“Questo periodo ci ha insegnato che dobbiamo essere flessibili, attenti e veloci nel prendere le scelte – continua. Le decisioni al momento non possono essere per il lungo periodo. Si devono fare strategie a brevissimo termine. Il mercato è in continua evoluzione, le persone stanno cambiando continuamente il modo di comportarsi e nel breve poche programmazioni sono possibili.  Ci auguriamo di avere un’estate come il 2020, che abbia una coda che continui fino a ridosso dell’inverno.

In attesa della “rinascita”

secondo Bianconi, il momento duro proseguirà ancora. “Per tutto il 2021 e almeno fino al primo semestre del 2022 secondo noi sarà tutto indeciso e imprevedibile – dice. Probabilmente dall’estate si inizierà ad avere qualche vecchio ricordo di come era il 2019. Nel 2023, salvo altre sorprese, dovrebbe essere l’inizio della rinascita”. 

Il nuovo locale

Street food con un tocco di sperimentazione e di contaminazione. Bianconi illustra la formula del nuovo locale. “Sarà quella della pescheria che parla di freschezza, di spettacolo, di profumi, di sapori, di materia prima e di autenticità. Probabilmente saremo gli unici a friggere gli arancini davanti agli ospiti, tra i pochi a fare in casa la cialda del cannolo con le bolle, come tradizione raccomanda. Ci spingeremo ad offrire lo sfincione, dando vita ufficialmente ad un derby tra Palermo e Catania. Ci siamo divertiti a creare il Panzato, la nostra versione di panino cunzato da farcire come tradizione comanda.  Abbiamo lavorato tutto l’inverno per provare le ricette e rendere le ricette storiche più contemporanee, digeribili e salutari. In cucina anche la memoria e i ricordi sono importanti, per questo abbiamo ripreso le ricette del bombolone che ci fa tornare a tutti un po‘ bambini.  La novità è nella vera tradizione esibita davanti agli occhi degli ospiti. La tradizione è cultura e territorio, la Pescheria, Catania e la Sicilia ne hanno da vendere.  Il menu’ nasce da studi, prove, assaggi, viaggi in tutta la sicilia e tantissima passione.Il mondo del cibo richiede ricerca e determinazione. La materia prima come la ricotta, le farine, il riso, l’olio e tanta tecnica rappresentano i protagonisti. Le persone – conclude – con il loro modo di fare e porgersi verso gli ospiti sono la cornice che rende il tutto più speciale”.

  


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