Inzerillo, la cupola e il "cornutone"| Il racconto della nuova mafia - Live Sicilia

Inzerillo, la cupola e il “cornutone”| Il racconto della nuova mafia

Tommaso Inzerillo

Il blitz della squadra mobile ricostruisce le manovre di avvicinamento alla riunione della commissione

PALERMO – “Sono voluti bene da tutti in Cosa Nostra… tutti cercano a Franco Inzerillo, a Masino Inzerillo”, ha messo a verbale di recente il pentito dell’Acquasanta Vito Galatolo.

Le indagini della squadra mobile e della Dda di Palermo, che hanno portato al blitz “New Connection”, descrivono le manovre di avvicinamento alla riunione della commissione provinciale di Cosa Nostra organizzata nel maggio del 2018. Per il mandamento di Passo di Rigano c’era Giovanni Buscemi, uno dei diciannove arrestati di oggi, che sembra avere ricoperto formalmente un ruolo sovraordinato rispetto agli stessi Inzerillo. Era frutto di una scelta precisa per evitare guai giudiziari.

Di sicuro Tommaso Inzerillo si è attivato affinché anche a Francesco Inzerillo, per lui era già avvenuto, venisse perdonata la sua appartenenza alla mafia perdente, schiacciata dai corleonesi negli anni Ottanta. Tommaso si era rivolto ai boss che comandavamo su Palermo per superare il diktat di quel “cornutone” di Nino Rotolo, boss ergastolano di Pagliarelli, il principale oppositore al rientro degli scappati caldeggiato da Salvatore Lo Piccolo, boss di San Lorenzo.

Così nel dicembre 2017 Tommaso Inzerillo spiegava a Michele Micalizzi: “… il divieto… e intanto, come ti stavo dicendo, è una situazione di mio cugino siamo tutti bloccati, siamo… ho un impegno con Settimo e io, quando ci andiamo poi vediamo, per cercare di rattoppare, ora vediamo, ora con questa morte”. L’uomo del dialogo era Settimo Mineo, il boss di Pagliarelli che ha presieduto la nuova commissione. La “morte” che aveva cambiato il corso delle cose era quella di Totò Riina.

Il successivo 3 gennaio 2018 Tommaso Inzerillo ne parlava con Simone Zito: “siccome c’è un impegno… con Tannino… e Settimo Mineo mi ha detto… dopo le feste ne parliamo… c’è questo impegno… adesso vediamo”. Anche Gaetano Tanino Sansone – altra famiglia fedelissima di Riina – era disposto a mettere una pietra sopra il passato ed accogliere di nuovo Franco Inzerillo.

Tommaso Inzerillo ha ricevuto la proposta di partecipare alla nuova commissione. Lui stesso ne parlava con Giuseppe Spatola al ritorno da un incontro con Settimo Mineo nella gioielleria del capomafia in corso Tukory: “Loro parlano di commissione… dimmi tu, con tutti i sentimenti”.

Inzerrillo non era d’accordo. Forte era il rischio di finire al 41 bis: “…seee, uno che non ci è passato mai, appena uno discuti di dieci, quindici anni là dentro, lo sai che significa? Non è che è di tutti sopportarli, vedi che non è di tutti Giusè… dice ‘lei pentito? Siii’, pensa che hanno i soldi, e dice: ‘chi se lo deve fare?’. Inzerillo sapeva bene però che un suo rifiuto lo avrebbe portato all’isolamento.

Alla fine Passo di Rigano partecipò al vertice della mafia del dopo Riina. Non c’erano gli Inzerillo alla riunione, ma Giovanni Buscemi, uomo di spessore scarcerato dopo 24 anni di reclusione: “Quello si è fatto pure ventiquattro anni. Hai capito? Uno deve morire là dentro per fare che?”. Buscemi aveva ricevuto un invito ufficiale da una terza persona: “… lui è venuto, noialtri abbia… abbiamo questo piacere…”.

Inzerillo preferiva defilarsi perché temeva che qualcuno si pentisse. Così è avvenuto. Il primo a saltare il fosso è stato Francesco Colletti, boss di Villabate che ha partecipato alla nuova commissione come hanno ricostruito nei mesi scorsi i carabinieri del Nucleo investigativo  Ecco il suo racconto: “Mineo Settimo, Greco Michele. Dopo… ed io, ed eravamo questi quattro. Dopo una mezzoretta venne, no, non eravamo questi quattro, c’era anche Buscemi Giovanni e, credo, credo, che questa casa l’abbia, ci abbia, ci abbia pensato lui a mettere questa casa a disposizione… siamo stati lì a chiacchierare, ci siamo conosciuti, il Mineo Settimo io lo conoscevo, il Greco Michele già lo conoscevo, non conoscevo il Buscemi Giovanni, non conoscevo Lo Piccolo… in quel tavolo mi sono stati presentati come uomini d’onore, erano tutti uomini d’onore. Allora sono stato presentato a queste persone da Greco e da Mineo, a queste persone, ci siamo salutati e… in quel momento mi è stato presentato anche Di Gregorio (si riferisce a Gregorio Di Giovanni, boss di Porta Nuiova)… e… sempre per quanto riguarda le regole”. La nuova cupola doveva occuparsi anche del rispetto delle vecchie regole di Cosa Nostra, 


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