"Io che amo solo te": da Endrigo a inno rosanero, l'emozione della figlia

“Io che amo solo te”: da Endrigo a inno rosanero, l’emozione della figlia

Una canzone immortale e quell'eco sugli spalti

PALERMO- Sergio Endrigo, artista immenso e di felicissima immaginazione, questa, probabilmente, non l’avrebbe mai immaginata. Mai avrebbe pensato che una delle sue canzoni più celebri e più belle sarebbe diventata l’inno dei tifosi del Palermo, per le partite casalinghe. Eppure, è accaduto. “Io che amooooo solo teeeeee”, cantano i cuori rosanero, come raccontano l’esperienza e diversi video. Sventolano le bandiere per condensare il miracolo. La grande espressione poetica supera i confini del tempo e parla a tutti.

La figlia: “Mi sono commossa”

“Papà amava tanto la Sicilia – racconta Claudia Endrigo, figlia di Sergio -. Avevamo casa a Pantelleria e poi io nutro un amore sconfinato per Palermo. Lui era simpatizzante della Triestina e tifosissimo della Roma. Sì, quello che accade è un miracolo. Avevo già visto i video. Mi sono commossa tantissimo”. Accanto a Claudia c’è Bruxa che fa le fusa: “Era la gattina di papà, oggi ha diciannove anni e sta con me. Lui è come se fosse morto ieri, anche se sono passati ormai diciotto anni. ‘Io che amo solo te’ alle volte riesco ad ascoltarla, alle volte no. L’impronta di papà è immortale, rivive nelle anime delle persone sensibili Vorrei che non fosse dimenticato. La canzone fu scritta, in venti minuti, per via di un un innamoramento per una segretaria della Rca. Ed è un simbolo che non passerà mai”.

La storia di una canzone

La storia dell’opera è conosciuta. Uscì sul magnifico vinile, nel 1962, come lato A di un 45 giri (chi ricorda?) che presentava nel suo lato B ‘Vecchia balera’ (“Prima illusione della vita mia. Tra le tue luci io mi sentivo un re. Là io stringevo Maria. E Maria non capiva perché”). Di altra caratura il testo e le note di “Io che amo solo te”. Un sussurro cullato da una dolcezza struggente: “C’è gente che ama mille cose e si perde per le strade del mondo. Io che amo solo te, io mi fermerò e ti regalerò quel che resta della mia gioventù”. Quando canta il poeta Endrigo si vive uno stato profondamente intimo che diventa condivisione nell’eco degli spalti, all’entrata delle squadre, come accadrà anche con il Brescia.

Come diventa un inno rosanero

Ma come si è arrivati a una simile congiunzione? Come accade che un cantautore originario di Pola diventi il maestro concertante di un’intera tifoseria? L’area comunicazione del Palermo ricostruisce i passaggi. Tutto nasce da una iniziativa della Curva Nord 12 che ha celebrato il suo ‘Rosanero Fest’ e c’era, in circolazione, un braccialetto con il verso “Io che amo solo te”, per altro già presente in qualche striscione. Così è lampeggiata l’idea di raccontare con la melodia e le strofe di Endrigo un momento palpitante: appunto, l’ingresso dei calciatori sul campo. Esordio all’altoparlante con il Sud Tirol il 30 settembre scorso e diffusione clamorosa nelle ugole e nei social. Il vecchio cuore rosanero si è identificato con il cuore di un maestro. Il resto lo ha fatto la poesia.

Bandiere al vento

“Io che amo solo te”, come raccontò lo stesso Endrigo in qualche intervista, confermata da Claudia, era sbocciata da un innamoramento giovanile.  Fu il mecenate Nanni Ricordi – papà dei cantautori – a fiutare il capolavoro. Da allora è giunta fino a noi in varie forme del suo incanto. La più recente allo stadio ‘Barbera’, cantata con gli occhi chiusi e la bandiera rosanero al vento: “Io che amo solo teeeeee”. Ed è impossibile non commuoversi, assistendo al manifestarsi di una proclamata e inderogabile unicità. Il binario tumultuoso che scorre tra cuore e amore è la rima più riuscita che c’è.


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