"Io, giovane medico con il Covid, non scorderò quegli occhi"

“Io, giovane medico con il Covid, non scorderò quegli occhi”

Il racconto di Alfredo, giovane medico in quarantena: "Quello che ho visto al pronto soccorso"

PALERMO- Non tutte le notti sono uguali. C’è la notte definitiva, dell’ultimo respiro, con i ricordi in corteo che portano la vita al suo compimento. E può essere solitaria, se dici addio in un reparto Covid. C’è la notte di chi accompagna l’ultima notte, con la minuzia dei gesti e il buio dentro il cuore. E poi ci sono notti più leggere, ma che pesano, come quella del dottore Alfredo Coticchio, ventinove anni, in quarantena da positivo al Covid Hotel di Palermo. Qui, nella foto, guarda dalla finestra. La sua oscurità è il non potere essere lì, con i suoi compagni, dove si combatte la battaglia più cruenta. Il dottore Coticchio è uno dei medici appena laureati, catapultati al fronte della pandemia. E’ arrivato a novembre al pronto soccorso del ‘Cervello, poi si è infettato. Sta bene, tra qualche ora dovrebbe tornare in circolazione. Lui conta gli attimi, affacciato verso il cielo di Palermo.

Subito in trincea

“Mi sono laureato agli inizi di novembre – racconta il dottore Alfredo – ed eccomi qua. Ho ventinove anni. Ne approfitto per ringraziare chi mi è stato accanto. Il primario, la dottoressa Tiziana Maniscalchi, i colleghi più esperti, ma davvero tutti. Ho imparato di più in questi mesi, forse, che in sei anni di facoltà. Non lo dico per sminuire lo studio che è importantissimo e fondamentale, ma per rendere il giusto valore a questa esperienza. Voglio soltanto tornare subito al lavoro; impazzisco all’idea di stare fermo e di non potere dare una mano. Ho visto di tutto: pazienti con polmoniti importanti che hanno recuperato, altri pazienti con polmoniti blande che si sono aggravati. Ho l’impressione che non sappiamo molto sul virus, però ci impegniamo al massimo”.

“Non scorderò quegli occhi”

“Mi chiede se c’è qualcosa che mi è rimasto particolarmente dentro? Sì. Lo sguardo di una paziente di quarantanove anni che siamo stati costretti a intubare. Non riusciva nemmeno a muovere un muscolo del viso e aveva preso il Covid da due giorni. L’ho guardata negli occhi e non li scorderò. Pensi ai tuoi genitori, ai tuoi parenti, a te stesso. Ed è come se i pazienti fossero parenti. Io mi sono positivizzato dopo la prima dose di vaccino, ma non ho avuto alcun sintomo – conclude il dottore Alfredo – e non vedo l’ora di tornare al mio posto per aiutare le persone a stare meglio”.

Il saluto dei giovani medici

Storie di giovani medici, che diventeranno grandi, ma già lo sono. E’ stato un onore, signori, suonare con voi”. Con queste parole sopra una mascherina alcuni tra i giovanissimi laureati che hanno prestato servizio al pronto soccorso dell’ospedale ‘Cervello’ si sono congedati dalla trincea, qualche giorno fa. Tornano sui libri per completare il loro percorso con la scuola di specializzazione. Non saranno dimenticati da chi ha combattuto al loro fianco e dalle mani che hanno stretto. In quel luogo nessuno dimentica mai che le notti sono pesanti per chiunque, anche se diverse. E che finiscono sempre con l’alba.


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