Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un imprenditore, Dario Dragotto, in causa contro la Italgas. La redazione resta a disposizione della società per qualsiasi replica o precisazione.
Caro Direttore,
sono un piccolo imprenditore, possiedo un’azienda agricola con un’attività agrituristica, in un paesino, Reitano, in provincia di Messina. La mia è un’azienda produttiva. O almeno lo è stata fino ad adesso.
Oggi infatti mi trovo a lottare con una grande azienda italiana, la Italgas. La Italgas ha ottenuto la concessione delle opere di metanizzazione del territorio. Ottima cosa. Se non fosse che ha deciso di far passare le condutture del metano all’interno della mia azienda per oltre 650 metri. Probabilmente potrebbe non farlo, ma il terreno su cui esiste la mia azienda è già pronto, pulito, coltivato. E per risarcirmi delle opere mi offre quattromila euro. Del resto io sono un piccolo imprenditore, che diritto ho ad un equo indennizzo?
Sarebbe lungo raccontare gli elementi che gravitano intorno alla procedura amministrativa pendente. Quello che mi preme dirle è che, in pendenza della mia istanza di sospensione, su cui dovrà decidere il 24 luglio la Corte di giustizia amministrativa, e grazie ad un’amministrazione comunale le cui motivazioni sottostanti non sono a me del tutto chiare, la Italgas il 12 luglio, in piena stagione turistica, ha avviato all’interno della mia proprietà gli scavi per la posa delle condutture.
L’azienda è piena di turisti, ma alla Italgas poco importa. Chiedo di poter differire l’avvio di questi lavori al periodo autunnale. Ma la Italgas mi risponde che è disponibile a farlo solo se io rinuncio a tutelare i miei interessi dinanzi alla Corte di Giustizia. Quel procedimento su cui quest’ultima dovrà pronunciarsi la prossima settimana. In sostanza mi si dice: cara piccola pulce, se vuoi sopravvivere devi rinunciare a far valere le tue tutele giuridiche o almeno a provarci.
Le macchine della Italgass hanno lavorato anche sabato e domenica, scavando ininterrottamente da mattina a sera con ruspe e scavatori. Ho dovuto spiegare agli ospiti, solo stranieri, cosa stesse succedendo visto che la mia azienda è pubblicizzata per il silenzio e la tranquillità che ne caratterizza i soggiorni.
Ovviamente non potrò lavorare in queste condizioni e dovrò disdire le prenotazioni ricevute e pagare le relative penali.
Spero proprio che questo brutto momento passi e sono molto amareggiato dal vedere tanto disinteresse per chi faticosamente porta avanti una piccola attività imprenditoriale.
Le assicuro, caro direttore, che farò tutto quanto la legge mi consentirà per tutelare il mio lavoro e con esso la mia famiglia; magari questa lettera potrà suscitare qualche forma di solidarietà nei miei confronti e nei confronti di quanti, onestamente, in questa terra, combattono quotidianamente contro enormi difficoltà solo per poter vivere del loro lavoro.
Ed è per questo che Le sarei grato se la pubblicasse.
Dario Dragotto