“Io sindaco di Palermo?| No, e vi spiego perché” - Live Sicilia

“Io sindaco di Palermo?| No, e vi spiego perché”

Antonio Ingroia su I love Sicilia
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“Fermo restando il diritto di ciascuno di sottoporsi al giudizio degli elettori per iniziare un nuovo percorso personale, questo diritto non si affievolisce di fronte all’inopportunità di candidarsi come sindaco proprio nel medesimo Comune ove si è esercitata fino a quel momento una funzione giudiziaria? Io credo proprio di sì”. Lo scrive il magistrato Antonio Ingroia nella sua rubrica “Fuori dal bunker” sul nuovo numero del mensile “I love Sicilia”, in edicola.

Rispondendo alla provocazione del giornalista Felice Cavallaro, che sul precedente numero del mensile ne aveva caldeggiato la candidatura a sindaco di Palermo, sulla scorta di quanto accaduto a Napoli con Luigi De Magistris, Ingroia risponde negativamente: “Agli occhi del cittadino il magistrato non soltanto deve essere imparziale ma deve anche apparirlo”, scrive il pm, che si dice contrario alla prassi per la quale un magistrato si candidi nello stesso Comune in cui ha esercitato la sua funzione, “specie di fronte al rischio che si alimentino dubbi e sospetti sulla pregressa attività giudiziaria, che possa avere indebolito il suo potenziale avversario politico. Ed ancora più delicata si fa la questione – aggiunge Ingroia – allorquando l’incarico politico non venga assunto sulla base di un’investitura da parte dei cittadini-elettori, ma in virtù di una designazione fiduciaria per ricoprire cariche politico-governative, designazione proveniente da un’autorità di governo locale espressione di una parte politica”.

“Sono profili di deontologia e di immagine della magistratura che mi fanno dire che non vorrei Ingroia sindaco di Palermo. E poi: proprio sicuri che un magistrato sia un buon sindaco, potendo mettere poco a frutto la sua competenza in materia di giustizia, e dovendo occuparsi di un po’ di tutto, comprese materie a lui del tutto estranee?”, scrive il magistrato.


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