Istituto delle Croci | Investimento da 4 milioni - Live Sicilia

Istituto delle Croci | Investimento da 4 milioni

La Angala holding ha ottenuto l'ok della Soprintendenza e ha presentato al Comune un piano per il restauro e la trasformazione dello storico palazzo in cui sorgerà un centro culturale e informativo per i turisti. Ma troveranno spazio anche uffici, negozi e bar. (Foto Monica Pecoraro)

PALERMO - IL PROGETTO
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PALERMO – Un ristorante, un bar, uffici, negozi, un book shop, una galleria delle esposizioni, una sala conferenze da 180 metri quadrati ma anche un punto di informazione turistica e soprattutto un centro culturale. Ecco come cambierà volto l’ex istituto delle Croci, uno degli edifici più belli di Palermo che si affaccia sulla centralissima piazza Francesco Crispi (meglio conosciuta come piazza Croci), all’angolo con via Libertà. Uno degli scorci più affascinanti della città ma da anni chiuso e in attesa di un restauro che, se Sala delle Lapidi vorrà, potrebbe partire a breve.

Proprietaria dell’immobile è la Angala Holding e Real Estate, società che possiede a Palermo l’Hotel Sole di corso Vittorio Emanuale e il Centrale Palace Hotel di corso Vittorio Emanuele, oltre all’Hotel Monte Tauro e al Miramare di Taormina. Un gruppo dai variegati interessi (dall’edilizia alla finanza) che nel 2008 ha presentato un progetto per la riqualificazione dell’ex istituto delle Croci, l’edificio cinquecentesco conosciuto anche come Reclusorio o Conservatorio delle povere che sorge accanto alla chiesa di Santa Maria di Monserrato, e la cui facciata medievaleggiante è opera di Basile.

Insomma un gioiello storico e architettonico passato col tempo nelle mani dell’Enel che lo adibì ad archivio e poi di alcuni privati negli anni Novanta, fino ad arrivare alla Angala nel 2007, che però, Piano regolatore alla mano, deve diventare un centro a servizio della collettività. L’edificio sorge infatti in netto storico e in una zona di tipo “F”, deve servire perciò ad attività di carattere collettivo che possono essere anche realizzate da privati, previa convenzione con il Comune ad esclusione di usi non compatibili con la valenza storica del monumento. E proprio per ottenere questa convenzione, una volta incassati i via libera della Soprintendenza, la società ha bussato al portone di Palazzo delle Aquile per farsi approvare un progetto da 4 milioni di euro per il restauro e la rifunzionalizzazione dell’immobile da far diventare un centro culturale, ma anche con tanti negozi per rendere redditizio l’investimento privato a favore della cultura.

Un primo disco verde della Soprintendenza era arrivato già nel 2009, con Adele Mormino, ma nel 2011 si era reso necessario ottenerne un secondo in seguito a un’integrazione di documenti. Quella volta a rilasciarlo fu Gaetano Gullo, ma tra i due pareri c’è una differenza di non poco conto. Se il primo infatti vietava categoricamente la ristorazione e tutto ciò che non aveva a che fare con le finalità culturali (tranne che per una bouvette), rendendo però l’investimento oggettivamente poco redditizio, il secondo invece non ha espressamente vietato la ristorazione, chiedendo invece piani esecutivi di allestimento per i così detti “esercizi di vicinato”, ovvero i negozi presenti nel progetto e più piccoli di 200 metri quadrati.

Già, perché accanto ad alcuni spazi aperti a tutti e gratuiti come la sala espositiva e un punto di accoglienza e informazione turistica-culturale, ci saranno anche negozi e ristoranti in una delle zone più centrali di Palermo che creeranno posti di lavoro, diretti e indiretti. Il Comune ha già dato la propria disponibilità, nel 2013, a una sinergia con i centri di promozione turistica del resto della città e con la Gam.

“Considero questo manufatto uno degli ultimi gioielli architettonici e di pregio nel salotto buono di Palermo – dice il capogruppo di Forza Italia Giulio Tantillo – ed è proprio per questo motivo che bisogna riqualificarlo, ma la destinazione d’uso deve essere analizzata perché possano essere rispettati i limiti dati dalla Soprintendenza. Non sono però d’accordo sulla ristorazione, vorrei capire cosa vuol dire: se è al servizio dell’aspetto museale va bene, qualunque altro uso no”.

Il progetto prevede a piano terra un atrio per l’accoglienza e l’informazione turistica da 45 metri quadrati, oltre a un negozio da 120; al primo piano una cucina di 78 metri quadrati, un ristorante del centro conviviale interetnico di 137, un caffè letterario di 75, un negozio di 198 e uno spazio servente; al secondo uffici per 100 metri quadrati, un archivio per 25, un deposito per 10 e una cucina per 78, con tanto di spazio servente; al quarto la galleria delle esposizioni temporanee da 185 metri quadrati, un book shop da 65, una sala per le conferenza da 180, un negozio da 110 e uffici per 27.

Firmata la convenzione, la società avrà tre anni per terminare i lavori e il Comune potrà utilizzare gratuitamente la sala polifunzionale o la galleria dell’ultimo piano per conferenze, mostre di giovani artisti, corsi di formazione. La manutenzione sarà a carico della Angala, che potrà anche affittare ad altri alcune aree. La convenzione sarà decennale e potrà essere rinnovata ogni due anni.

Il progetto (tavola 1)

Il progetto (tavola 2)

Il progetto (tavola 3)

Il progetto (tavola 4)

 


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