Italia-Brasile. Cioè, Rossi che era una pippa (neanche un gol tra Perù e Camerun), Zoff con l’artrosi, Cabrini solo bello, Conti bravo, ma nano. E dall’altra parte? Una teoria sconfinata di figurine. L’invincibile armada. Tolti i due brocchi: Valdir Pers (portiere), Serginho (centravanti), poi c’erano i signori Edinho, Junior, Leandro, Falcao, Cerezo, Zico, più un certo Paulo Isidoro. E c’era Eder che aveva quasi spaccato la traversa del malcapitato argentino, Ubaldo Matildo Fillol, maglia verde col numero sette e sguardo atterrito da preda. L’Italietta contro il Brasilaccio. E in panca un rincoglionito con la pipa che nulla capiva di calcio. I giornali sportivi titolavano: “Quanti ne prenderemo?”. Con l’Argentina era andata bene. Due a uno, Tardelli e Cabrini, prima del contentino di Passarella su punizione, mentre Dino sistemava la barriera. Però, col Brasile. Su, dai…
Appuntamento dallo zio. Severissimo professore. Undici anni di età, gli anni delle corse, del pallone e delle ginocchia sbucciate. Il divano in pelle, appiccicoso di sudore estivo. Il ventilatore. Tv in bianco e nero. Inizio al fischio dell’israeliano Klein (mi pare). Cross di Cabrini. Rossi di testa. Gol. Come? Cross di Cabrini. Rossi di testa. Gol. Sì.
L’Italia doveva solo vincere per passare il turno. il Brasile gonfia il petto come un bue. Socrates indovina il pertugio tra il palo e il ginocchio di Dino. Uno a uno. I verde-oro traccheggiano in difesa. Rossi, da lì in poi Pablito, intercetta il pallone. Botta centrale su cui il pelato Valdir Peres annaspa. La pelota frega il pelato. Due a uno. Nando Martellini in telecronaca esulta compostamente. Il Brasile alla baionetta. Ci pensa l’immenso Paulo Roberto (Falcao). Due finte di sopracciglio disarmano la difesa azzurra. Il sinistro è una lama. Due a due.
A quel punto lo zio si scoraggia: “E’ finita, ragazzi, passano loro”. Angolo. Batti e ribatti. Ma chi è quello!? Cavolo è Rossi! Tre a due di rapina. Come? Tre a dueeeeee!!! Il Brasile ferito nel cuore dell’anima si riversa nell’area dell’Italietta. Cross a banana. Oscar di testa. Esulta il brasiliano. Gol? No. Zoff si strappa le reni e afferra un pallone impossibile sulla riga. E io ricordo che lo zio (severissimo) mi baciò su una guancia. E ricordo la corsa più bella della mia vita, nel corridoio fatto prato. Al ritorno, col fiatone, uno sguardo alla tv. C’era un signore con la pipa e non sembrava rincoglionito. Era felice.