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Italia sola sui migranti? | Se la sono cercata

La mancata adesione del nostro paese al “Global Compact for migration” approvato in sede Onu.

SEMAFORO RUSSO
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4 min di lettura

Ci si sarebbero dovuti tuffare dentro a capofitto i nostri governanti, a cominciare da Matteo Salvini e Luigi Di Maio, dopo le lunghe lamentele in parte giustificate sulla solitudine italiana dinanzi al dramma epocale della migrazione di milioni di esseri umani. Ma occorrerebbe essere dei veri statisti, non dei caporali di giornata urlanti dai balconi alla continua rincorsa del consenso prêt-à-porter, per avere cuore e sguardo lungo; e noi di statisti da un bel pezzo non ne abbiamo più. Di cosa stiamo parlando? Della mancata adesione del nostro paese al “Global Compact for migration” approvato in sede ONU con 152 paesi favorevoli 5 contro, tra cui gli Stati Uniti di Donald Trump, Israele, Ungheria e Repubblica Ceca, e 12 astenuti tra cui l’Italia, l’Austria, l’Australia, la Svizzera e la Bulgaria.

Il Global Compact, appoggiato anche da Papa Francesco, è stato lanciato nel 2016 allo scopo di avviare un’interlocuzione internazionale per garantire una migrazione “sicura, ordinata e regolare”. Sostanzialmente una chiamata generale alla corresponsabilità intorno a uno dei più scottanti problemi, per molti versi tragico per l’infinito numero di migranti morti in mare e in terra, che ha coinvolto il mondo intero. E’ stato rilevato, tra l’altro, che davanti a fenomeni così complessi in cui sovente dobbiamo fare i conti con la plateale violazione dei diritti umani risulta oltremodo complicato fare una distinzione secca tra rifugiati e migranti economici.

E’ stato proprio Salvini – rivelando forse inconsapevolmente l’uso strumentale della paura di un’invasione straniera portatrice di malattie, reati e povertà su vasta scala – a dire no alla firma dell’accordo, non vincolante, nonostante a settembre il premier Giuseppe Conte si fosse impegnato nel sostegno incondizionato del governo italiano all’iniziativa. Peccato, un’occasione persa per volare alto senza la pavida “furbata” di rinviare ogni decisione definitiva a un successivo dibattito parlamentare. Eppure, basterebbe una scorpacciata di buon senso, è assolutamente necessario dotarsi in maniera condivisa di procedure e misure sull’emergenza migrazione, ben più utili dell’innalzamento egoistico e velleitario di muri e confini spinati che danno l’immagine (cattiva) di una mano armata posta di fronte a uno tsunami biblico con la pretesa di fermarlo.

Purtroppo non è solo questo il tema per il quale invece di lungimiranza, di azioni risolutive concrete e rispettose della persona umana dobbiamo registrare respiro corto e reazioni oggettivamente violente o di segno opposto alla solidarietà verso chi patisce indicibili condizioni di privazioni e sofferenze. Privazioni e sofferenze che hanno a monte, non dimentichiamolo, il colonialismo culturale, prima ancora che economico e militare, coltivato nei secoli e nei decenni recenti dall’Occidente “civile” e “progredito”. Altro esempio di miopia l’abbandono del tavolo degli Accordi di Parigi del 2015 per tagliare il livello delle emissioni inquinanti da parte del presidente USA Trump.

In questi giorni gira sul web il video di una straordinaria ragazzina svedese di appena 15 anni, Greta Thunberg, che al convegno delle Nazioni Unite sui rischi del cambiamento climatico ha dato una severa e lucidissima lezione di maturità ai cosiddetti “Potenti della Terra” da lei accusati di ipocrisia, di fare poco o nulla per consegnare a lei e alle generazioni a venire un mondo se non migliore almeno non peggiore e in fase terminale. Eventi estremi come alluvioni, inondazioni, uragani, siccità, lo sbiancamento della Grande Barriera Corallina, la progressiva fusione della calotta glaciale della Groenlandia per l’innalzamento della temperatura, evidentemente non sono sufficienti per recepire l’allarme lanciato dalla natura, preferendo continuare a lucrare ricchezze, in nome del dio denaro, a beneficio di pochi e a danno (tra poco irreversibile) di molti.

Dovremmo leggere per intero l’Enciclica ecologica “Laudato si'” di Papa Francesco per recuperare il senso dell’intima connessione tra tutela dell’ambiente e giustizia sociale, tra cura della natura e un’equa distribuzione delle risorse guardando alla libertà del singolo e alla globalizzazione dei diritti, pilastri fondamentali se non vogliamo che la globalizzazione dei mercati produca soltanto fili spinati, miseria, oppressione e discriminazioni. E non mi riferisco unicamente a quei paesi potenti o emergenti con vistose contraddizioni interne come la Russia, la Cina, il Brasile o l’India ma pure all’Europa e agli USA. Migrazione ordinata ma solidale, tutela dell’ambiente e della salute coniugata a un’etica distribuzione delle ricchezze, globalizzazione dei mercati unita alla globalizzazione dei diritti, eliminazione delle guerre e della minaccia nucleare, ecco le frontiere calde dell’oggi su cui ci stiamo giocando il futuro.

Abbiamo bisogno di donne e di uomini al potere animati da profondi valori umani e da capacità di governo che oltrepassino le convenienze contingenti, gli egoismi personali e nazionali, l’avido accaparramento di risorse e zone d’influenza. Una sfida tuttora aperta e dagli esiti imprevedibili.

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