PALERMO – Parte la nuova Italtel e la Fiom Cgil Palermo attende adesso il rilancio del sito di Carini, lo storico comprensorio industriale “Marisa Bellisario” dove operano 175 dei 1000 e più lavoratori Italtel delle tre sedi italiane (circa 600 sono a Milano e 250 a Roma). Un sito, quello palermitano, in questi anni fortemente penalizzato con tante fuoriuscite e nessuna assunzione.
Lunedì il consiglio di amministrazione di Italtel ha nominato il nuovo ad, Benedetto Di Salvo, manager delle telecomunicazioni e dell’Information Technology, dando l’avvio al nuovo corso della multinazionale dell’Information & Communication Technology, che progetta e realizza servizi per l’informazione digitale, con un azionariato formato per il 54 per cento dal gruppo PSC, per il 28 per cento dal Fondo Clessidra Capital Credit e per il 18 per cento dal Gruppo Tim.
La Fiom Cgil auspica che, con la riorganizzazione in corso, possa essere la volta buona, dopo anni di disattenzione nei confronti del sito di Palermo, per procedere a integrazioni di personale e a nuovo impulso per le attività del sito.
“La storica e colpevole mancanza di attenzione nei confronti della sede di Carini – dichiarano per la Fiom Cgil Palermo il segretario generale Francesco Foti e il segretario Rosario Tomaselli, assieme a Filippo Lupo, Rsu Fiom di Italtet – è testimoniata dal fatto che da ben più di 10 anni a questa parte solo tre persone sono state assunte, due nel 2020 e una nel 2021, a fronte di più di 60 uscite. Un blocco del turnover che comporta oggi che circa il 60 per cento dei lavoratori si colloca nella fascia di età tra i 50 e i 60 anni, mentre solo un misero 2 per cento ha meno di 40 anni. Parallelamente, circa il 65 per cento dei lavoratori di Carini ha un’anzianità di servizio superiore ai 30 anni e meno del 5 per cento ha un’anzianità inferiore ai 20”.
Una situazione allarmante, per una sede che vanta un notevole bagaglio di esperienza e competenza e al cui interno operano progettisti specializzati nello sviluppo di reti multimediali, di applicazioni innovative, con ruoli che vanno dall’offering al marketing, dall’assistenza tecnica all’ingegneria, fino al project management per il 5G e i Fixed Wireless Access per la BUL. A Carini, in particolare, è presente un forte nucleo di progettisti software.
“Oltre al mancato turnover e al progressivo ‘invecchiamento’ del personale, quello che blocca lo sviluppo della sede di Carini è anche l’eccessiva dipendenza gerarchica e funzionale dalla casa madre – aggiungono Foti, Tomaselli e Lupo – Con le professionalità presenti, il sito sarebbe in grado di lavorare con maggiore autonomia, con mandati specifici che potrebbero anche portare un effetto virtuoso per il consolidamento e lo sviluppo del comprensorio”.
“Senza contare la possibilità di riqualificare quella parte di personale che l’azienda considera invece, sbagliando, non riconvertibile, e che tiene confinata in un reparto di parcheggio, in cui i lavoratori vengono umiliati non ricevendo alcun incarico”.
Il comprensorio “Marisa Bellisario” nasce negli anni ’80 del secolo scorso. Un insediamento popolato da circa 2mila lavoratori, in massima parte operai addetti alla produzione di apparati per le telecomunicazioni e con un primo embrione del Laboratorio Software. Con l’evoluzione dell’azienda e con la cessione dei relativi rami, sono scomparsi la produzione hardware e lo sviluppo di sistemi di energia.
Oggi oltre all’Italtel nel comprensorio operano soggetti come la Seli-Kab (che è subentrata nella produzione hardware), la Alpitel (che vi ha trasferito il suo magazzino di Palermo), il consorzio Open Hub Med. Hanno sede nell’area alcune start-up, vi fa base la Engie. Ma restano ancora disponibili grandi spazi, c’è una mensa aziendale, chiusa nel corso della pandemia Covid-19, che potrebbe anche essere aperta al pubblico.
“Un circolo virtuoso si potrebbe creare ospitando sia enti di ricerca che altre aziende, creando insomma un Polo Tecnologico, che potrebbe giovarsi anche della vicinanza con l’aeroporto, con l’autostrada Palermo-Mazara, con la ferrovia Palermo-Punta Raisi – prosegue la Fiom Cgil – Tutto questo lo ribadiremo in un incontro che chiederemo all’Italtel su base territoriale, auspicando che finalmente si risvegli l’interesse dei nostri amministratori locali, a partire dalla Regione Siciliana, quasi sempre assente al tavolo di crisi nazionale, diversamente dalle Regioni Lazio e Lombardia, e dalla Città Metropolitana di Palermo”.
La Fiom evidenza anche i problemi in atto nell’azienda, dove in attesa del nuovo piano industriale, quello attualmente adottato dalla nuova proprietà prevede infatti esuberi, utilizzo di ammortizzatori sociali, uscite incentivate. Di questo il sindacato vuole discutere con l’azienda in un incontro presso il Mise, già chiesto da tempo.
“Ci aspettiamo che il nuovo piano industriale miri a un rilancio dell’Italtel e non, come purtroppo è sempre accaduto in passato, soltanto a una riduzione dei costi, con tagli che hanno sempre colpito principalmente, se non esclusivamente, i lavoratori, ribattono Francesco Foti, Filippo Lupo e Rosario Tomaselli – Non è più il momento di tagliare indiscriminatamente, di perdere competenze facendo andar via figure di altissimo livello, di mortificare i lavoratori con una cassa integrazione straordinaria che è anche in netto contrasto coi carichi di lavoro da affrontare. E piuttosto tempo di valorizzare il capitale umano presente e di farlo crescere, con l’acquisizione di forze fresche e vitali. I lavoratori hanno già abbondantemente dato, anche continuando a lavorare senza mai fermarsi durante la pandemia Covid-19. Adesso è il momento di ripartire, sotto ogni aspetto”.