CATANIA – Un caso di ius soli, un’udienza in Tribunale in cui si dovrà decidere a chi spetta la competenza per decidere sul piano giuridico. E nel frattempo una lettera accorata alla presidente del consiglio Giorgia Meloni, per chiedere un autorevole intervento di Palazzo Chigi. È la nuova strategia dell’avvocato Giuseppe Lipera, il legale della famiglia di Sarah, la ventenne nata a cresciuta in Italia che tuttavia ha vissuto gli anni dell’adolescenza in Tunisia, dove suo padre l’ha letteralmente trascinata dopo la separazione con la moglie.
La lettera
“Scriverò alla Meloni”, annuncia Lipera, secondo cui il caso presenta alcune analogie con quello della piccola Indy Gregory, la bimba di otto mesi affetta da una rara sindrome mitocondriale a cui il governo italiano ha concesso la cittadinanza italiana con un provvedimento del Consiglio dei Ministri. In quel caso i giudici londinesi avevano già, con un provvedimento, ordinato di “staccare la spina”. Portarla in Italia significa salvarle la vita. La storia di Sarah è contemporaneamente simile e differente. C’è di mezzo il diritto internazionale e uno Stato, la Tunisia, che teoricamente, secondo l’avvocato Lipera, non è quello di appartenenza della ragazza. Anche se l’Italia, sinora, le ha negato il diritto allo “ius soli”. L’appello, insomma, non è solo alla sensibilità di madre della presidente del consiglio, ma anche all’orgoglio nazionale e all’universalità del diritto di questa famiglia, che vuol restare unita.
La storia di Sarah
“Sarah è nata in Italia. Sua madre e tre fratelli vivono in Italia. Chiede solo di rimanere qui e vivere con la sua famiglia – prosegue l’avvocato -. A Catania Sarah è stata concepita. Ha frequentato l’asilo. Ha imparato a camminare e a parlare. Questo finché, a causa di incomprensioni e liti domestiche, il padre, senza alcun preavviso, arbitrariamente e crudelmente, tornava in Tunisia portandola con sé all’insaputa della madre. Aveva solo 7 anni. A nulla sono servite le denunce e querele sporte dalla madre. Lei ha sempre continuato a vivere a Catania, mentre Sarah non ha più potuto fare rientro in Italia senza il consenso (mai prestato) del padre. Che l’aveva sottratta alla madre”.
La fuga in Italia
A nulla sono servite le istanze o le richieste di visto formulate dalla ragazza e dalla madre. Di recente però la ragazza si è armata di coraggio. Ha pagato una somma esorbitante di denaro agli scafisti. Ha corso i suoi rischi. Ma ce l’ha fatta. Ha raggiunto la Sicilia a bordo di un gommone affollato di tanti disperati ed è giunta a Pantelleria. Era il 19 agosto. Ha rischiato la vita per essere qui. Ma appena giunta, l’Italia l’ha accolta con un decreto di espulsione.
Il giudice di pace
Lipera ha presentato ricorso e il giudice di pace di Catania ha dichiarato di non essere competente a decidere. Ora è stata fissata per il 24 gennaio prossimo la comparizione delle parti dinanzi alla prima sezione civile del Tribunale di Catania, per la trattazione del ricorso che Lipera ha fatto contro la dichiarazione di incompetenza. A decidere sarà il giudice Rosario Maria Annibale Cupri. Il decreto di fissazione udienza è stato notificato ovviamente anche alla Questura ed alla Avvocatura dello Stato.
Lo ius soli
L’avvocato Lipera, in sostanza, continua a ripetere ciò che ha sempre sostenuto: lo “ius soli” è un diritto “sacro e inviolabile”. E per questo, dato che Sarah è nata in Italia, ha diritto a rimanere qui con la sua mamma e i suoi fratellini. Il legale ha anche scritto al Prefetto, ricordando i casi del Belgio, della Germania, dell’Irlanda e del Portogallo, dove vige uno “ius soli” regolamentato: è consentito, in pratica, se la coppia che dà alla luce un figlio risiede da tempo nel Paese. Ma si attende ancora la risposta del prefetto.