“Ciao mamma, ciao papà, vi racconto una parte di me che sento il bisogno di condividere con voi”. Sono le parole che utilizza Francesco per iniziare la sua lettera a cui affidava il suo coming out. È la storia del quarantaduenne palermitano Francesco Paolo Catalano, laureato in Psicologia oggi Makeup artist. Era il 1996 e aveva diciotto anni quando decise di “venir fuori” e condividere il suo orientamento sessuale con famiglia e amici. “Ha avuto un rilevante valore farlo”, dice e oggi si sente a suo agio e ha le idee chiare non ha paura di metterci la faccia. Anche se per i suoi genitori andava bene il fatto che a lui piacessero gli uomini, Francesco capì che c’era qualcosa che non andava.
Le parole di Francesco Paolo
“Da ragazzino indipendente e responsabile mi sono scontrato con una reazione di mia madre che ai tempi mi ha turbato. Ricordo un episodio avvenuto dopo aver detto di essere omosessuale. Mia mamma mi acquistò una batteria di pentole e stava iniziando a preparare il corredo. Qualche settimana dopo poi riportò tutto indietro. Da lì ho capito che c’era confusione dettata da una mancanza di conoscenza. In quel momento di rivelazione ho sentito che mancava il confronto e che c’era un’assenza di informazione legata a un contesto sociale. Non c’è stata una vera e propria non accettazione ma una paura materna una preoccupazione per il futuro. Penso che nel 2020 non ci dovrebbe essere bisogno di dirlo e spiegare ma è qualcosa che dovrebbe avvenire senza rivelazioni ma spontaneamente”. Francesco definisce Palermo una città inclusiva ma contemporaneamente anche se “si perde nei dettagli linguistici e ha bisogno di tanto ascolto e apprendimento”. Oggi il giovane palermitano si avvale della ricerca visiva e fotografica per comunicare e per indagare sugli stereotipi sociali.
Il dibattito pubblico e politico
L’11 ottobre è la Giornata Mondiale dedicata al Coming Out, un’occasione in cui celebrare le identità di tutti. Nel frattempo a livello nazionale c’è un dibattito pubblico e politico, che vede tra i temi centrali la legge contro la discriminazione di genere e la misoginia il cui primo firmatario è l’onorevole Alessandro Zan. Proprio nei giorni scorsi è stato fatto un passo avanti nel percorso per il ddl contro l’omo-bi-lesbo-transfobia e contro la misoginia. “La commissione bilancio del Senato – come ha dichiarato lo stesso Zan – ha approvato un emendamento al decreto agosto che finanzia i centri antidiscriminazione e le case rifugio per le vittime di omotransfobia con 4 milioni di euro all’anno”. Un ulteriore capitolo che conferisce più forza al progetto di legge, rendendo più efficace tutto quanto verte sulle azioni positive di contrasto ai crimini d’odio. Si attende la discussione in Parlamento prevista per il 20 ottobre. A sostegno del provvedimento sabato 17 ottobre è previsto un evento organizzato da Arcigay Palermo in Piazza Verdi a Palermo.
Solamente a settembre scorso Arcigay Palermo denunciava un aumento del clima di violenza omobitransfobica nel capoluogo, sottolineando l’importanza di risposte immediate e concrete da parte delle Istituzioni. “Sono state sei le richieste di aiuto arrivate ad Arcigay Palermo e alla Gay Help Line (numero verde nazionale 800 713 713) da parte di persone Lgbt+ in meno di una settimana: due aggressioni in centro storico, due persone allontanate da casa dalle stesse famiglie e due casi di violenza domestica”.