La Bibbia e le lettere di addio| "Voleva morire coi suoi figli" - Live Sicilia

La Bibbia e le lettere di addio| “Voleva morire coi suoi figli”

Prima di spararsi Ivan Irrera ha scritto delle lettere. La polizia ne ha trovate alcune a casa, scritte al computer, altre nel suo ufficio, scritte di suo pugno e conservate in un cassetto. Le parole non lascerebbero alcun dubbio agli investigatori: l'agente voleva uccidersi e con sé voleva portare i suoi figli.

 

LE INDAGINI SULLA TRAGEDIA
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PALERMO – C’era una Bibbia aperta, un segno sulle pagine della Genesi che narrano la storia Abramo e il sacrificio di Isacco e poi, due lettere scritte di suo pugno, che non lascerebbero alcun dubbio: Ivan Irrera voleva farla finita, voleva mettere un punto alla sua vita, portando con sé non solo Gianluca, ma anche la figlia di quattordici anni. Un progetto terribile che il poliziotto della Squadra mobile avrebbe pianificato da tempo. Secondo alcune testimonianze, infatti, l’agente aveva avuto l’intenzione di suicidarsi ad aprile, ma non aveva avuto il coraggio.

Ieri mattina, invece, dopo avere trascorso una notte insonne, si sarebbe alzato per andare nella stanza del figlio di sette anni, avrebbe anche acceso il computer per scrivere qualche altra riga in cui avrebbe ancora una volta detto “addio” alla moglie, con la quale, in altre lettere trovate dagli uomini della Omicidi, l’uomo si scuserebbe.

La donna, in queste ore, ha confermato agli investigatori la situazione economica difficile e l’esistenza dei debiti. Per saldare questi ultimi Irerra aveva venduto l’apaprtamento in cui, anni fa, vivea con la famiglia in via La Loggia. Ma i soldi non erano bastati: l’agente aveva probabilmente tentato di non sprofondare economicamente provandole tutte, anche gli investimenti in Borsa che, alal fine, si erano rivelati inutili. Preoccupato, ossessionato dalla paura per il suo fututo e per i suoi figli, ha scelto la soluzione più atroce.

Le sue parole, impresse su alcuni fogli di carta scritti a penna e conservati anche nella scrivania del suo ufficio alla Squadra Mobile di Palermo, parlerebbero chiaro. Il poliziotto, che era stato coinvolto anche nel crack Parmalat, era solito giocare in borsa coinvolgendo in questi suoi investimenti anche alcuni colleghi: alcuni di loro, nell’ultimo periodo, gli avrebbero anche consigliato di smettere, di evitare ulteriori investimanti che sarebbero sfociati poi in nuovi debiti. In passato, per questo motivo, era quindi stato costretto ad esporsi finanziariamente con la famiglia della moglie.

Lunedì, inoltre, avrebbe dovuto saldare un debito che non era in condizione di pagare. Pensieri su pensieri, preoccupazioni, disperazione e lucida follia. Di qui la decisione di farla finita: ha impugnato la sua beretta, ha fatto fuoco contro il bimbo che dormiva. Poi si è disteso a terra, al fianco del letto del piccolo, e si è ucciso.


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