PALERMO – Le comiche da Palazzo dei Normanni vanno in onda poco dopo le dieci del mattino. Mentre fuori da Palazzo dei Normanni i palermitani si preparano alla gita fuori porta del primo maggio, gli ex Pip hanno tolto le tende da piazza del Parlamento e Ia finanziaria si avvia, dopo una ventina d’ore ininterrotte di seduta, ad arrivare in porto. Qualcosa va storto però, e lo spettacolo che ne viene fuori diventa quasi surreale.
Il colpo di teatro arriva poco prima delle dieci. Il deputato del Pd Fabrizio Ferrandelli ha appena finito di parlare, dicendo che non può votare questa finanziaria e che per lui quest’esperienza di governo si è esaurita. Nello Musumeci a quel punto sale sul palchetto e con il suo consueto elegante eloquio annuncia che il centrodestra intende lasciare l’Aula, lasciando alla maggioranza, se c’è, l’onere e la responsabilità di approvare la manovra. Gli animi si erano surriscaldati su una serie di finanziamenti, su cui non si era raggiunto un accordo. A ruota anche i 5 Stelle, che si sono mossi bene in questi quattro giorni di bilancio e finanziaria, annunciano di fare lo stesso. Seguono Cantiere popolare ed Mpa. Tace invece Ncd che in quel momento ha tre deputati in Aula, Alongi, Fontana e Vinciullo.
Rosario Crocetta a quel punto prende la parola. Una lunga arringa dai toni accomodanti, ma i buoi sono già scappati. L’opposizione ha lasciato l’Aula, che a occhio non sembra abbastanza affollata per andare avanti. L a minoranza non chiede di verificare il numero legale, ciò richiederebbe che un pugno di deputati resti in Aula. Meglio aspettare il voto finale, in cui si dovrà comunque andare alla conta. A quel punto si fa concreta l’ipotesi di un umiliante rinvio all’indomani. E scatta la caccia al deputato, per racimolare i 42 presentii necessari per liquidare la pratica.
E così, mentre l’Aula semivuota continua a votare articoli, partono le frenetiche telefonate per far tornare all’Ars gli assenti. E scattano le leggende metropolitane su dove siano i deputati di maggioranza a quel punto della mattinata (“E’ arrivato a Cefalù… No, sta tornando indietro!”), un chiacchiericcio incontrollato che ricorda il leggendario brusio fantozziano durante la proiezione della Corazzata Potemkin, quando si diceva che Zoff aveva segnato di testa su calcio d’angolo.
L’Aula è sospesa, i deputati di maggioranza sono dentro Sala d’Ercole. Ma a completare il clima da comiche arriva un altro imprevisto. Lo schermo che trasmette la diretta è oscurato ma i microfoni restano accesi per sbaglio. E da Sala d’Ercole si sentono voci agitate, è in corso una specie di prova generale della votazione per capire se i numeri ci sono o meno. “Quarantuno. Meno uno!”, si sente. E poi ancora qualcosa come “nessuno si muova” e altre battute sulle lucine che si accendono al momento del voto.
Intanto, fuori tiene banco l’argomento Ncd. Gli alfaniani non hanno detto la loro, e i tre deputati rimasti sono fra color che son sospesi. È giallo. L’ultimo avvistamento di Pietro Alongi lo vedeva al telefono col capogruppo Nino D’Asero per discutere il da farsi.
“C’è Dina, c’è Dina!”, si sente dal corridoio. I rinforzi stanno arrivando. È il momento di contarsi. Dentro ci sono di certo un paio di deputati che non appartengono a gruppi di maggioranza, Fazio del misto e Giovanni Greco (Mpa), già arcinemico del presidente dell’Ars Ardizzone, che pare sia stato folgorato sulla via della rivoluzione. È un attimo, la diretta riprende e si vota. La finanziaria passa: 42 votanti, 39 sì e tre astenuti. Che sono Ferrandelli, Fazio e Vinciullo. Alla fine solo uno dei tre alfaniani partecipa al voto. Quanto basta per salvare la baracca senza caratterizzare politicamente il passaggio. Un deputato di maggioranza racconta che anche l’altro Ncd Fontana era entrato, ma non ha votato. “Avessimo fatto i conti considerando lui, la manovra non sarebbe passata”, dice. Ma il pericolo è scampato.