ROMA – “Ho appreso solo dai giornali di questa presunta iniziativa. So di non aver commesso alcun illecito”. Ad affermarlo è l’ex procuratore aggiunto di Palermo Antonio Ingroia, dopo la notizia diffusa oggi dal ‘Corriere della sera’ dell’indagine della Cassazione sul presunto vilipendio della Corte costituzionale da parte dell’ex candidato premier della lista Rivoluzione Civile. Ci sarebbero alcune interviste rilasciate da Ingroia al centro del procedimento disciplinare della Cassazione nei confronti dell’ex magistrato: la vicenda risalirebbe a dicembre, subito dopo la decisione della Corte sull’illegittimità delle intercettazioni telefoniche tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino.
Sulle pagine del ‘Corriere’ si leggono, in virgolettato, le motivazioni del procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani nell’atto di incolpazione. L’accusa sarebbe chiara: “L’aver gravemento mancato ai propri doveri di correttezza, riserbo ed equilibrio ponenedo in essere comportamenti idonei a integrare violazione di specifici precetti penali, tali da ledere l’immagine del magistrato”. I commenti incolpati sarebbero stati rilasciati il 5 dicembre 2012: Ingroia definì “bizzarra” la decisione di distruggere le telefonate tra Napolitano e Mancino, ricordando che “le decisioni della Corte costituzionale devono avvenire in base alle regole del diritto, e non in base alle ripercussione politiche”.
Il provvedimento disciplinare del pg della Cassazione sembra non impensierire Ingroia: “Sono sereno e tranquillo perché so di non aver commesso alcun illecito, ma di avere espresso solo un’opinione. Mi auguro che il diritto di critica in Italia sia ancora consentito, anche ai magistrati”, ha affermato l’ex procurato aggiunto, che avrebbe appreso dunque dell’azione disciplinare proprio dai giornali.