PALERMO – “Governo e Ars sono riusciti, in un modo o nell’altro, ad archiviare Bilancio e legge di Stabilità dopo solo un mese di esercizio provvisorio. E questo è un dato di cui prendiamo atto. Tuttavia questa manovra suscita forti perplessità nel merito. E non ci convince nel metodo, essendo letteralmente mancato il confronto con le forze sociali”.Lo dice Sebastiano Cappuccio, segretario della Cisl Sicilia, commentando l’approvazione all’alba di oggi, della manovra finanziaria all’Ars. Per il numero uno della Cisl Sicilia, resta la precarietà della situazione. E restano aperti tutti i fronti, nell’economia e nella società. “Al governatore – dice – chiediamo di iscrivere all’ordine del giorno dell’agenda del governo, il tema del confronto con sindacati e imprese sulle questioni aperte: la riorganizzazione del welfare regionale, il rilancio delle infrastrutture, il decollo delle Zes, l’accelerazione della spesa, il riordino degli enti di area vasta”. “A Musumeci – rimarca Cappuccio – chiediamo di convocare rapidamente tavoli di confronto su queste priorità. Perché non farlo equivarrebbe, oltretutto, a giocare male la partita dell’autonomia in un contesto in cui, sul piano nazionale, è persino messo a rischio il principio di solidarietà e di coesione nazionale”.
Sulla Finanziaria si è espressa anche la Cisl Fp: “Con la Legge di Stabilità regionale approvata questa mattina dall’Ars non rimane più alcun dubbio sulle modalità di stabilizzazione dei precari delle autonomie locali. L’articolo 30 della Finanziaria, così come opportunamente emendato dall’assessore Grasso, sancisce ineluttabilmente il principio che, utilizzando le risorse della Regione, si possono riservare interamente ai precari in servizio i posti previsti nel fabbisogno”, dice Paolo Montera, segretario generale della Cisl Fp Sicilia, riferendosi alla norma che, di fatto, estende la sentenza del Tar di Palermo di qualche giorno fa e replica alle perplessità della Corte dei Conti. “Una ulteriore conferma – ha aggiunto – della bontà del percorso che stiamo portando avanti per riconoscere i diritti di questi lavoratori e delle loro professionalità”. Approvato sui precari anche l’articolo 34 che sposta al 30 giugno 2019 il termine per trasferire alla Resais, in un elenco speciale e transitorio a esaurimento, quei lavoratori a tempo determinato in servizio negli enti locali in dissesto, in piano di riequilibrio o nelle ex province, che non abbiano provveduto prima alle stabilizzazioni. “Una soluzione paracadute che permette di mettere una pezza a una situazione che merita comunque al più presto un intervento organico”, sottolinea Montera. Infine, il richiamo su una questione “calda”: le ex Province. “Un tema che è scomparso da questa Finanziaria. E non è più tempo di rimandare: gli enti sono al collasso. Ci auguriamo – conclude Montera – che l’incontro organizzato dal presidente Musumeci per lunedì, con i rappresentanti delle istituzioni nazionali e regionali, permetta di affrontare la questione dalle fondamenta e di arrivare nel più breve tempo possibile a una soluzione”.
Negativo il giudizio di Claudio Barone, segretario regionale della Uil: “E’ una Finanziaria che non affronta nessun problema, serve solo a tirare a campare. Anche l’operazione di finanza creativa – fingere che siano disponibili risorse su cui ancora non c’è una norma – mette la Sicilia in una posizione debole nei confronti del governo nazionale in un momento in cui si sta giocando una partita importante sull’autonomia differenziata per tre regioni del nord. Un vulnus di autorevolezza che rischiamo di pagare caro. Un esempio? Lunedì prossimo è prevista una convocazione dei parlamentari per intervenire sulla disastrosa situazione in cui versano le ex Province, chiedendo di attenuare il prelievo forzoso che penalizza la nostra regione. Con questo scenario, però, sarà più complicato. E’ evidente che non c’è una maggioranza e nessun progetto di governo della Sicilia. Si procede per opportunità elettorali cercando di andare avanti rinviando i problemi. La Uil ha sempre chiesto un confronto che non c’è mai stato probabilmente perché, tranne che roboanti promesse, sui problemi veri la politica non è in grado o non vuole dare risposte”.