"La crisi del cantiere navale" | Cgil, quei dati allarmanti - Live Sicilia

“La crisi del cantiere navale” | Cgil, quei dati allarmanti

Il confronto per denunciare il problema.

Palermo
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PALERMO- Nel cantiere navale di Palermo – con 421 lavoratori diretti e circa 700 dell’indotto – non si costruisce una nave intera dal 2005. Da quell’anno non è stata assegnata nessuna commessa per nuove costruzioni. L’ultima lavorazione è stata la nave mercantile greca “Neptune”, varata ai primi del 2006. Poi dal 2008 al 2010 è stata portata a termine la costruzione di sei rimorchiatori per l’armatore Hartmann. E tra il 2007 e il 2010 è avvenuta la costruzione della piattaforma di perforazione Scarabeo 8 della Saipem. Fino al 2010 la situazione era sotto controllo perché le maestranze erano impegnate nella riparazione continua delle navi. Adesso invece mancano le commesse e circa l’80% dei dipendenti è emigrata in altre strutture anche concorrenti di Fincantieri.

I dati sono in un dossier della Cgil presentato oggi. Da anni si attende un investimento di 80 milioni di euro grazie a un accordo di programma già annunciato dal precedente governo per il completamento del bacino da 150ma tonnellate. Adesso sembra aprirsi uno spiraglio. “Abbiamo in progetto di realizzare un accordo di programma per individuare le priorità del porto di Palermo e, soprattutto, responsabilizzare a livello nazionale gli investimenti sulle infrastrutture portuali nel capoluogo siciliano come in altri scali”, ha detto il sottosegretario alle Infrastrutture e ai Trasporti, Edoardo Rixi.

A fare i conti è il presidente dell’Autorità portuale della Sicilia occidentale, Pasqualino Monti: “Per svuotare e riconsolidare le pareti del bacino da 150mila tonnellate servono 85milioni di euro”. Due anni fa l’autorità ha stanziato 25 milioni di euro per i lavori di consolidamento e bonifica del bacino. La Cgil chiede prospettive sicure. “La nostra iniziativa non è stata pensata per lamentarci – ha spiegato Maurizio Landini, segretario della Cgil – Il problema non è firmare accordi. Non si risolvono così i problemi. Si firmano solo se si è definito assieme un progetto e c’è una volontà concreta. Vogliamo sapere cosa sarà fra dieci anni il porto di Palermo. Oggi il nostro problema non è solo avere il lavoro ma anche prospettive. Purtroppo da soli non possiamo risolvere le questioni”.

Al momento, le lavorazioni a Palermo avvengono solo all’interno del bacino di 400 mila tonnellate, mentre restano fuori uso dal 2008 gli altri due bacini: quello da 19 mila tonnellate e quello da 52 mila (entrambi di proprietà della Regione). L’ultima volta furono utilizzati per sollevare lo Scarabeo e poi sono rimasti in stato di abbandono. “Da tempo – spiega il sindacato – è stata avviata una interlocuzione con la Regione per rimetterli in funzione. Si iniziò a parlare con il governo Cuffaro. Nel 2010 con il governo Lombardo fu siglato un protocollo di intesa: la Regione stanziò 45 milioni di euro ma poi si aprì una vertenza star Fincantieri e Cimolari, l’impresa vincitrice. Il ricorso di Fincantieri ha bloccato tutto da allora. Durante il governo Crocetta tante promesse ma niente fondi”.

“Il cantiere navale di Palermo deve tornare a costruire navi. Oggi il suo lavoro consiste nella realizzazione di tronconi di navi, poi trasportati e assemblati nei cantieri del Nord. Questo determina una condizione di marginalità, con pesanti ricadute sulla produttività del cantiere che, invece, deve tornare a essere uno stabilimento che costruisce navi nella loro interezza e deve avere le stesse opportunità degli altri cantieri italiani”. Lo dice la Cgil nel dossier sui cantieri navali di Palermo, presentato oggi. “La missione produttiva alla quale Palermo aspira deve prevedere la costruzione di navi da crociera, di navi di stazza piccola, media e grande, di navi militari”, proseguono la Fiom e la Cgil Palermo che chiedono “un piano industriale che delinei prospettive di sviluppo e che risollevi l’occupazione, per tornare ai 4 mila lavoratori attivi fino al 2010”. “Per avere una completa saturazione del cantiere – prosegue il sindacato – le ore di lavoro assegnate allo stabilimento di Palermo sono state sempre 1 milione e 200 mila l’anno, suddivise tra costruzioni, riparazioni e trasformazioni. Oggi la media annuale è di 700 /800 mila ore solo per costruire tronconi e sezioni di navi da assemblare nei cantieri di Monfalcone, Marghera, Genova. Oggi il cantiere navale di Palermo è una grande officina al servizio dei cantieri del nord” . (ANSA).

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