CATANIA – Rosario Grasso, quasi un’anno dopo la scomparsa di Giuseppe Spampinato e Francesco Grasso, è convocato dai magistrati per essere nuovamente interrogato. Le indagini, infatti, contrastano con le dichiarazioni rese dal titolare dell’Akis che in una prima fase dell’inchiesta aveva raccontato che il delitto era avvenuto all’esterno del suo agriturismo sito a Pennisi, frazione di Acireale. Aveva visto che i due erano stati ammazzati nell’area esterna alla struttura ricettiva, ma dichiarò di non conoscere l’identità dei killer, né di sapere il luogo dove fossero stati sepolti i corpi. Il 7 marzo 2012, Rosario Grasso accompagnato dai carabinieri in procura, è ascoltato dal titolare dell’inchiesta: il sostituto procuratore Pasquale Pacifico lo mette alle strette e chiede di raccontare quello che è accaduto precisamente la sera del 21 febbraio 2011 (giorno in cui viene denunciata la scomparsa delle due vittime).
“Quella sera avevo appuntamento nel mio locale con Francesco Grasso e Giuseppe Spampinato, – si legge nella copia del verbale – avevamo preso in precedenza questo appuntamento poiché dovevo consegnargli alcune somme di denaro. Loro sono entrati e si sono affacciati dalla porta esterna del ristorante chiamandomi, io mi trovavo nel mio ufficio, sono uscito, li ho chiamati e li ho fatti entrare nel mio ufficio poiché dovevo consegnare loro una somma di denaro di 4000 euro. Consegnai questa somma di denaro e dopo pochi minuti stavamo uscendo e ci trovavamo in una specie di piccolo corridoio antistante l’ufficio, io ero avanti, il Grasso dopo di me e lo Spampinato ancora dopo. All’improvviso sono spuntate tre persone armate di pistola e ce le siamo trovate davanti, io sono sicuro che siano entrati dalla porta principale dell Akis che è un portone davanti alla cucina. Questa porta normalmente viene tenuta chiusa quando il locale è chiuso, mentre quando il locale è aperto viene tenuta aperta perché è la porta principale. Nell’occasione la porta in questione era aperta poiché eravamo già ali ‘orario di apertura poiché noi apriamo alle ore 17.00, uno dei soggetti armati si diresse verso di me puntandomi un’arma e intimandomi di stare fermo e dì non muovermi spingendomi, nel contempo, verso la destra per chi guarda il cancelletto in metallo che poi porta al mio ufficio. Gli altri due sono andati verso di loro dicendo a questi< veni ca, veni ca>, in questa circostanza notai uno dei due soggetti sparare un colpo verso il Grasso che si accasciò al suolo immediatamente. Subito dopo si sono recati verso lo Spampinato al quale non hanno sparato poiché io ho sentito un solo colpo, anche lo Spampinato è stato aggredito fìsicamente e colpito anche se non ho visto con precisione la scena, forse è stato colpito con il calcio della pistola al capo perché ho notato che sanguinava in modo copioso;a.d.r. nel frattempo quello che mi puntava l’arma mi ha detto <fammi uscire da dietro, fammi uscire da dietro> ed io gli ho indicato due porte che danno nel cortiletto posteriore che è poi l’entrata da cui entro io per accedere alla mia abitazione. Preciso che queste porte erano visibili dal luogo in cui noi ci trovavamo. A questo punto sotto minaccia dell ‘arma e morto di paura ho indicato la strada per uscire ed ho aperto le due porte, sia quella antincendio che dalla scala va verso il locale, che una porta esterna: mentre uno degli aggressori era sempre appresso a me gli altri due hanno preso di peso uno il Grasso e l’altro lo Spampinato tirandoli da sotto le braccia e li hanno trascinati fuori. Nel frattempo il soggetto che mi minacciava ha preso la macchina che avevano parcheggiato fuori, ha fatto retromarcia venendo verso di noi ed hanno messo queste due persone nel cofano della macchina che era una <Audi> di colore scuro, modello station wagon. Poi quello che minacciava me ed un altro degli aggressori sono saliti in questa auto mentre un terzo soggetto ha preso le chiavi della macchina dalla tasca del Grasso e si è messo alla guida delle vettura di questi allontanandosi tutti insieme repentinamente,a.d.r. allorché i due soggetti sono stati caricati in auto forse uno dei due si lamentava perché ricordo di aver udito un lamento; a.d.r. prima di allontanarsi mi dissero testualmente <stai attento a quello che dici ed a quello che fai poiché non ci vai di mezzo tu ma la tua famìglia>, gettandomi così, nel panico più totale. In quel momento trovandomi in stato confusionale ho cercato di dare una pulita alle tracce di sangue che si trovavano sul pavimento e poi cercai di pulire anche il muro, sono stato fino alle 8.30 – 8.45 (20.30-20.45) a cercare di pulire.”
Una versione questa che secondo gli inquirenti presenta ancora molti punti oscuri e molte contraddizioni. I magistrati ritengono, infatti, che il titolare dell’Akis, non ha solo assistito al delitto, ma avrebbe partecipato attivamente all’assasinio dei due. Finito l’interrogatorio Grasso è stato fermato e portato in carcere con l’accusa di omicidio in concorso. Il Gip ha convalidato l’arresto e Rosario Grasso , da allora, si trova dietro le sbarre. Le analisi dei Ris con il luminol hanno rappresento la svolta alle indagini che hanno portato al processo che si celebra davanti alla Corte d’Assise. Oggi si è svolta la prima udienza. Il movente del delitto sarebbe da ricercare nei contrasti del Clan dei Laudani. Una resa dei conti, forse, per una grossa partita di droga mai pagata. Per la Dda, comunque, Spampinato e Grasso sono stati uccisi per un “affare” di soldi. Si tratterebbe di un caso di doppia lupara bianca.