MOSCA – Non si potrà più parlare in pubblico dei loro diritti, dei loro amori e delle loro speranze. Da un semplice bacio in strada al Gay Pride, ai cittadini omosessuali sarà vietato ogni diritto. E’ questa la decisione della Duma, la Camera bassa del Parlamento russo che ha approvato ieri l’estensione a tutto il territorio del divieto di propaganda omosessuale, legge già in vigore a San Pietroburgo, Kaliningrad e altre città della Russia. Con 388 voti a favore, uno contrario e un astenuto è stata approvata la legge contro la “propaganda omosessuale”. Questa nuova-vecchia legge dal gusto tutto sovietico emarginerà del tutto i cittadini gay. Ecco che il giudice di turno, sulla base di questa definizione vaga di “propaganda” potrà sanzionare chiunque “osi” esprimere un’opinione sulla situazione degli omosessuali con multe dai 100 euro ai 15mila euro.
E seppure non si possa parlare dell’articolo 121, imposto da Stalin nel ’34 e abolito nel ’93, per il quale erano previsti cinque anni di carcere per il “reato di omosessualità”, tanti anni di omofobia hanno certamente lasciato un segno. Proprio ieri un gruppetto di contestatori, iscritti al Russian Lgbt Network, movimento semiclandestino di attivisti del paese, ha sfidato le truppe speciali di guardia al Parlamento baciandosi e gridando slogan contro l’omofobia. Colpiti da qualche manganellata, i trenta manifestanti sono stati catturati e portati via su un unico furgone, mentre alcuni estremisti della Chiesa ortodossa li “salutavano” a colpi di sputi.
E mentre in aula la voce del popolo si ribellava alla decisione, affermando di essere “in Russia e non a Sodoma e Gomorra”, dai sondaggi della Levada Center, importante istituto di ricerca statistica, è emerso che il 65% della popolazione è d’accordo con il provvedimento approvato dal Parlamento. Ad accogliere con favore la legge anche molti personaggi pubblici e la Chiesa ortodossa.