La lezione siciliana per il Pd | Allargarsi per sopravvivere - Live Sicilia

La lezione siciliana per il Pd | Allargarsi per sopravvivere

I successi di Trapani e Siracusa costruiti con alleanze che superano gli schemi del vecchio centrosinistra e valorizzano la classe dirigente locale.

Nel giorno in cui il Pd affonda anche nell’ultimo fortino rimasto, la Toscana, i dem festeggiano un insperato successo a Siracusa. Che rende il bilancio di questa tornata di amministrative per il partito siciliano tutto sommato accettabile, soprattutto alla luce delle ultime performance elettorali alle Politiche e alle Regionali. Tanto che il capogruppo all’Ars Giuseppe Lupo diffonde una nota che parla di “buona affermazione in molti comuni di piccole e medie e dimensioni ed in grandi città come Siracusa e Trapani, nonostante il partito stia attraversando una difficile fase politica a livello nazionale”.

La lettura del dato siciliano per il Partito democratico è in effetti uno spunto interessante nel lungo ed estenuante dibattito interno sul futuro del partito. Quello che emerge nell’Isola è che i dem riescono ancora a vincere lì dove si aprono a collaborazioni e alleanze con soggetti politici provenienti da aree diverse, puntando sull’esperienza della propria classe dirigente come frontrunner. È questo il dato che accomuna i successi di Trapani e Siracusa. Nel primo caso, un dem di lungo corso come Giacomo Tranchida, con una chiara storia di sinistra, è riuscito ad aggregare attorno alla sua candidatura anche consistenti pezzi di ceto politico provenienti dal centrodestra, stravincendo a primo turno. A Siracusa, il vicesindaco uscente Francesco Italia è riuscito al ballottaggio a portare a casa una complicata rimonta su Paolo Reale, che al primo turno aveva quasi vinto. Decisivo l’allargamento del progetto, con la designazione in giunta dei candidati battuti a primo turno, in primis quello espresso dai notabili del partito aretuseo, ma anche Fabio Granata.

Lì dove invece il Pd ha riesumato il vecchio schema del centrosinistra classico, vedi Messina, Catania e Ragusa, non è andata altrettanto bene. E questo, al di là delle legittime diverse idee di partito che si contrastano in casa dem, è comunque un dato di fatto con cui fare i conti.

“I risultati dei ballottaggi – commenta Antonio Rubino dei Partigiani Dem – confermano un trend drammatico davanti al quale non servono analisi di circostanza né evocare accozzaglie repubblicane. Serve una costituente ‘per strada’ e non inciuci fra ceto politico stanco e senza idee”. La nota di Rubino prosegue con l’auspicio di una “rigenerazione dal basso”. Una rigenerazione che certo appare quanto mai urgente, tanto più in un Sud dove i 5 Stelle sembrano pagare in qualche misura l’abbraccio alla Lega. Eppure le vittorie di Tranchida e Italia dovrebbero suggerire ai dem la strada della valorizzazione dei propri amministratori e della loro esperienza. Tranchida era già stato sindaco due volte, Italia era il vice di Garozzo. Parafrasando Troisi, oggi il Pd in Sicilia piuttosto che ricominciare da zero, può almeno provare a ricominciare da due.


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