PESCARA – “I mafiosi non sono solo i Riina o i Provenzano. I soggetti collusi con la mafia sono ovunque, sono nelle istituzioni pubbliche, siedono anche in Parlamento”. Così il presidente del Tribunale di Palermo, Leonardo Guarnotta, al convegno ‘La mafia non è solo un problema meridionale’, organizzato dall’associazione Espressione Libre, a Pescara.
“In mancanza di sanzioni, ma soprattutto in assenza di una autoregolamentazione deontologica, la responsabilità politica rimarrà impunita – aggiunge Guarnotta -, nulla più che un pio desiderio, con la conseguenza che si è arrivati a candidare e fare eleggere a Palermo, politici sotto processo per concorso esterno in associazione per delinquere di tipo mafioso, come Marcello Dell’Utri e Calogero Lo Giudice”. ll riferimento a Dell’Utri e Lo Giudice arriva nella parte della relazione di Leonardo Guarnotta, quando parla di lotta alla mafia perché ”è indispensabile l’impegno della società civile perché la partita, cioè la lotta alla mafia, che non possiamo assolutamente permetterci di perdere, si gioca nella quotidianità”, ha detto il presidente del Tribunale di Palermo. Guarnotta poi ha voluto rimarcare che questa lotta si gioca ”nelle scelte, individuali e collettive, non escluse le scelte elettorali, cioè le scelte che vengono fatte dai segretari di partito nel selezionare i candidati, da inserire nelle liste e quelle che operano gli elettori nell’esercizio del diritto-dovere di designare i loro rappresentanti al Parlamento e nelle istituzioni”.
Poi, a margine del convegno: “L’Italia è una Repubblica presidenziale e non più parlamentare. Ognuno – ha aggiunto – può giudicare il presidente come ritiene, però ritengo che Napolitano si sia comportato bene e sia stato un grande presidente della Repubblica”. La riflessione di Guarnotta è arrivata mentre il magistrato parlava del processo sulla trattativa Stato-mafia e della lettera di Napolitano sulla sua testimonianza al processo. “Napolitano – ha poi detto Guarnotta – ha accettato l’ incarico (il secondo mandato presidenziale, ndr) dopo l’infausto esito delle ultime elezioni politiche e ha accettato solo per dar vita a questo Governo delle ‘Larghe Fraintese'”. “Ma lo ritengo un grande presidente della Repubblica – ha sottolineato – perché il suo ragionamento è stato ‘mi avete voluto in questa grande confusione’ “. “Il presidente della Repubblica, grazie alle sue prerogative – ha detto ancora Guarnotta – ha fatto in modo che dopo tanto tempo la nostra Repubblica, il nostro Paese, avesse riacquistato quella dignità e decoro che negli ultimi tempi aveva perso, in campo nazionale e internazionale”.
Infine, Guarnotta ha commentato le parole dell’ex senatore, Silvio Berlusconi, sulle cosiddetta “toghe rosse”. “Sono certissimo che se ‘toghe rosse’ sono, lo sono del sangue innocente versato da 24 magistrati servitori dello Stato, che lo Stato non ha saputo proteggere”. Guarnotta ha quindi detto che “anche politici che ricoprono cariche istituzionali hanno fatto ricorso ad espressioni quali criminalità giudiziaria, magistratura eversiva o addirittura costituzione sovietica”. Particolarmente duro è stato quando ha reagito “all’accusa ad alcuni magistrati, definiti ‘toghe rosse’, di aver tentato, attraverso l’uso, impropriamente e spregiudicatamente politico, dello strumento giudiziario – si legge nella relazione presentata dal presidente al convegno – di scalzare la maggioranza governativa di qualche anno fa, per far governare il Paese da un’altra coalizione politica”. Guarnotta ha chiuso dichiarandosi “indignato” di fronte alle reazioni per una “sentenza definita da quello stesso rappresentante di un altro potere dello Stato, un ‘atto immondo, un assassinio pubblico, un colpo di Stato da parte di una magistratura asservita e pilotata’”.