“La mafia? Orlando faccia i nomi | Presto una nuova emergenza rifiuti” - Live Sicilia

“La mafia? Orlando faccia i nomi | Presto una nuova emergenza rifiuti”

L'assessore all'Energia Contrafatto: “Cosa nostra nei settori che amministro? Sono già andata in Procura. Le discariche stanno per esplodere”.

L'intervista
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PALERMO – “L’atto d’accusa di Orlando nel giorno della commemorazione di Pio La Torre? Se proprio vuole difendere la sua memoria, dovrebbe anche fare nomi e cognomi”. Vania Contrafatto gestisce oggi, all’interno della giunta di Rosario Crocetta, i tre settori indicati dal sindaco di Palermo come quelli nei quali “si annida il nuovo potere politico-mafioso”: rifiuti, acqua ed Energia. “Ma non si risolve nulla dicendo solo ‘che esiste la mafia’”

Assessore, eppure l’accusa è stata molto diretta e ha spinto il presidente della commissione antimafia Rosi Bindi ad annunciare una inchiesta su questi temi: la nuova mafia quindi resiste proprio nella ‘fetta’ di Regione amministrata da lei?

“Riguardo alle parole del sindaco di Palermo, mi limito a esortarlo a fare nomi e cognomi. Come fece Pio La Torre, ucciso anche per questo motivo. Orlando faccia lo stesso, glielo chiedo non solo in qualità di assessore, ma anche in qualità di magistrato”.

Non dovreste essere anche voi a controllare e denunciare?

“Lei pensa che non l’abbia fatto? Tutte le volte nelle quali mi sono trovata di fronte a situazioni poco chiare e a condotte potenzialmente illecite ho sempre segnalato tutto alle autorità competenti. Ovviamente non posso citare i casi, visto che sono oggetto di indagine. Ma la mia è sempre stata una politica del ‘fare’…”.

Che, interpreto io, è diversa da quella del ‘dire’, senza fare nomi…

“Io dico soltanto che dichiarare che la mafia esiste non serve a molto. Non è questo il modo migliore di fare politica”.

Al di là dei nomi e dei cognomi, lei sta confermando che questi interessi sono effettivamente presenti, esistenti.

“Come le dicevo, mi sono già recata più volte in Procura quando mi sono imbattuta in casi poco chiari. Ma al di là di questi casi, devo ammettere che in questi anni ho incontrato resistenze incredibili anche nella semplice attuazione delle norme che devono finalmente mettere ordine in questi settori. A volte persino per l’applicazione delle leggi vigenti”.

Che vuole dire?

“Pensi alla legge sull’acqua: è servita una circolare, per così dire, esplicativa per spingere i sindaci a riunirsi in Ati. E ce n’è voluta un’altra ancora per convincerli a eleggere i loro rappresentanti. Insomma, a parole c’è sempre una grande volontà di cambiare le cose, ma quando effettivamente la palla passa alle amministrazioni locali si ferma tutto, come se attendessero sempre un’indicazione dall’alto”.

A dirla tutta, anche sulla legge di riforma del sistema idrico si fa fatica a seguire il filo… Proprio in questi giorni Crocetta rivendica il fatto di aver approvato una norma che Roma ha impugnato perché ‘non capisce’. Lei invece, durante l’iter del ddl, ha sempre indicato i rischi, poi diventati realtà, di una impugnativa.

“In questi giorni ho presentato in giunta un disegno di legge che prevede la correzione di alcuni aspetti di macroscopica incostituzionalità della norma approvata dall’Ars. Abbiamo inviato tutto all’Ufficio legale per il parere, poi tornerà in giunta. La legge approvata dal parlamento poneva troppa attenzione alla gestione e meno alla governance, al punto da complicare il trasferimento dei fondi europei. Diciamo che abbiamo eliminato qualche parolina in più, che rendeva qualche norma incostituzionale”.

Se rendevano le norme incostituzionali, forse non erano solo ‘paroline’…

“Intendo dire che si tratta comunque di dettagli: l’impianto della legge approvata dall’Ars rimane in piedi”.

E sui rifiuti? Crocetta ha chiesto nuovamente il commissariamento. Ha detto: “Non ci possiamo permettere di portare l’immondizia all’estero”. Qual è la situazione oggi?

“Purtroppo siamo a un passo da una nuova emergenza rifiuti. Le nostre discariche possono accogliere 6.200 tonnellate di rifiuti e siamo ormai giunti a un passo dalla saturazione”.

Come mai si è giunti nuovamente in queste condizioni? Non si poteva evitare una nuova emergenza?

“Siamo giunti a questo punto perché non sono ancora pronti tutti gli impianti di trattamento meccanico biologico che dovrebbero trattare i rifiuti prima di dismetterli”.

Perché non sono ancora pronti questi impianti?

“E’ stato completato solo quello di Bellolampo. Gli altri tre, invece, previsti nel Messinese, a Gela e a Enna sono fermi per motivi diversi. Dopo la gestione commissariale statale, infatti, tutto è tornato alla Regione, ma con i tempi scanditi dalla normativa regionale. Nel caso di Pace del Mela, in provincia di Messina, a fermare tutto è stato un parere della Soprintendenza. Negli altri due casi, bisognerebbe chiedere al dirigente generale Armenio che si occupa degli aspetti gestionali ed è più informato di me su queste procedure”.

Che significa? Bisogna chiedere al dirigente generale del suo assessorato?

“Sì, io gli ho più volte chiesto come mai i lavori non siano ancora partiti, nonostante la gara sia stata già affidata”.

Intanto, quindi, si va avanti con le solite discariche, alcune delle quali private, oggetto degli attacchi dello stesso Orlando.

“Queste abbiamo e queste al momento dobbiamo usare. Non abbiamo alcuna alternativa. Ma non è vero che sono tutte private: basti pensare appunto a Bellolampo, Trapani e Sciacca”.

Ma la polemica sui privati nel campo dei rifiuti è storia nemmeno recentissima. Già il suo predecessore Marino si scagliò ad esempio contro il titolare della discarica di Siculiana, Giuseppe Catanzaro. Con parole molto simili, in fondo, a quelle usate da Orlando: a unire i due ragionamenti, il peso di Confindustria sulle scelte dei governi in questi settori.

“Intanto partiamo da un fatto: discariche non possiamo più costruirne, perché ce lo vietano le norme europee. Per quanto riguarda le presunte interferenze di Confindustria, le posso solo dire che con me nessuno dei rappresentanti di quell’associazione ha perorato interessi di alcun tipo. Da me, insomma, non è venuto nessuno. Forse perché tutti, che si tratti o meno di Confindustra, sanno che è inutile avvicinarsi alla sottoscritta”.

Discariche piene, i nuovi impianti ancora fermi e sullo sfondo, ecco anche i termovalorizzatori. Torniamo al tema iniziale: non è anche questo un potenziale business per la criminalità organizzata?

“Ovunque ci siano risorse, può sorgere un business per la criminalità organizzata. Ma senza termovalorizzatori, la Sicilia sarebbe costretta addirittura a portare all’estero i rifiuti. In tanti, però, hanno sollevato dubbi sulla ‘trasparenza’ proprio del settore dei trasporti, affidato interamente dai Comuni. Pensate al business che si creerebbe se l’immondizia andasse fuori dalla Sicilia, o persino all’estero. Altro che termovalorizzatori, altro che discariche”.


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