Una registrazione inguaia l’avvocato Cinzia Pecoraro. Poche ore dopo l’arresto del carabiniere con la mazzetta in tasca la posizione del legale palermitano si complica. Concorso in concussione e millantato credito sono le ipotesi su cui lavorano gli inquirenti.
La vicenda, culminata con l’appuntamento trappola di ieri pomeriggio nei locali della stazione Olivuzza, si arricchisce di nuovi particolari. Leo Pizzi, maresciallo calabrese in servizi a Palermo dal 2004, era stato incaricato di seguire la pratica di un incidente. Un automobilista aveva chiesto di attingere al fondo statale per le vittime della strada. Nella sua pratica aveva allegato anche la testimonianza di un grafico pubblicitario, l’uomo che ha denunciato la concussione. Il grafico oggi ammette che in realtà si è trattato di un favore ad un amico. Non era presente all’incidente ma aveva lo stesso firmato la testimonianza. Falsa, ma che non farà scattare alcun reato visto che alla fine la richiesta di risarcimento è stata ritirata.
Il grafico viene contattato dal carabiniere. Gli viene detto che ci sono guai in vista per lui. E’ finito sotto inchiesta in per truffa, ma c’è la possibilità di sistemare le cose. Il sottufficiale dell’Arma lo invita a rivolgersi all’avvocato Pecoraro. E’ lei che poteva mettere le cose a posto, sfruttando un amico in Procura. Inizia una trattativa lunga due mesi. Il grafico fa finta di abboccare. Si rimprovera l’ingenuità della testimonianza ma non ha alcuna intenzione di cedere al ricatto. E così si presenta allo studio legale della Pecoraro con un registratore in tasca. Nel nastro magnetico è rimasta impressa la frase pronunciata dall’avvocato che suona più o meno così: “Paga duemila euro e facciamo sparire il fascicolo dell’inchiesta”.
Dalle prime indagini coordinate dal sostituto procuratore Maurizio Agnello non risulta alcun verbale dell’attività svolta dal carabiniere per accertare la verità sull’incidente. Un fatto già di per sé insolito. Lo studio dell’avvocato ieri è stato perquisito e la donna è indagata a piede libero. Pizzi, invece, finito in carcere. Lo hanno sorpreso in flagranza di reato mentre intascava la sua parte, mille euro, per aggiustare la pratica automobilistica.