E fu così che alla merda di Roberto rispose Saro, con un bagnetto. E tutto il dramma della Sicilia trascolora nell’invecchiata barzelletta di trent’anni fa: c’erano un brianzolo, un gelese, e…
Il prof. Vecchioni, il brianzolo, dopo la smerdatura urbi et orbi, ha innestato una cauta retromarcia suggerita, chissà, dai consigliori del marketing, mantenendo il tipico sopracciglio alzato dell’intellettuale colto con le mani in una maleodorante sostanza – la marmellata qui non c’entra –, che accusa gli altri di non averlo capito. Era “una provocazione d’amore”, picciotti. Certo, che altro sennò… D’ora in poi, se daremo del ‘cornuto’ a chicchessia, potremo ricorrere al Comma Samarcanda: amorevole provocazione fu.
Saro il gelese ha replicato, confermandosi nella sua natura di inguaribile narciso: può esserci mai un palcoscenico di cui non sia protagonista? E fu così che venne il bagnetto autunnale, nel mare fiabesco di Tusa. Il comunicato annesso rimescola il liquido bla bla del Crocettismo avanzato, ‘risolutore dei problemi’, nel suo canovaccio macchiettistico. Eppure, quanto sarebbe stato più onesto riconoscere il punto critico: se un baluardo di sinistra – della sinistra della muffa e delle soffitte, staremo per dire – viene qui a insultarci, raccontando la verità con un linguaggio da trivio, forse – avrebbe potuto ammettere Crocetta – la colpa è anche mia, poiché non sono riuscito a togliere nemmeno un grammo di desolazione. Non l’ha detto, il governatore. Peccato. Sarebbe stato il primo bel pezzo di teatro, un commendevole inno alla serietà, nel tracimare dell’avanspettacolo.
E poi quelle foto, destinate a entrare nell’enciclopedia del kitsch: specialmente una, lo scatto in cui il nostro appare spiaggiato in posa da sirenetto, col giornale a fissare la data, manco fosse un sequestrato delle Br. Una cosuzza sinceramente spiritosa in sé, col difetto della barzelletta raccontata a casa del defunto, la Sicilia in questo caso, con la sua illacrimata sepoltura sullo sfondo: “C’erano un brianzolo, un gelese, e…”.
Eccolo squadernato il ‘Dialogo sordo tra due insopportabili narcisi’ – così potrebbe intitolarsi una pièce dedicata all’argomento per amorevolissima satira e fantasia – ognuno specchio e mito del bello nella propria considerazione. Il cantautore di Carate Brianza che vaticina a colpi di cacca, riducendo la tragedia siciliana a trovata pubblicitaria, rimirandosi, infine, nell’effetto che fa (però senza esagerare, altrimenti, per eccesso di spot, nell’Isola dei merdosi, chi gliele compra le sue canzonette zuccherose e solubili?). Il presidente di Gela che ribatte, aggrappandosi disperatamente all’avanspettacolo, col costumino e il giornale. Appunto, in sé una trovata divertente: ma chi avrebbe il coraggio di ridere, a funerale apparecchiato?