La morte a Capodanno - Live Sicilia

La morte a Capodanno

Il 2010 inizia con terribili incidenti
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Debora Filocco, diciassette anni, inghiottita da via Dell’Olimpo, strada tristemente famosa a Palermo (come racconta la foto), ammazzata dallo scontro sullo scooter in cui viaggiava – pare guidato dallo zio – e una Panda. Bernardo Riina, 20 anni, morto sulla Statale 113, dopo un incidente tra la Golf che lo portava come passeggero e una Ford Focus. Un ragazzo di 24 anni, Salvatore Costarelli annientato sulla Catania-Gela. La vittima – secondo la prima ricostruzione –  si trovava con un amico di 27 anni a bordo di una Punto che viaggiava in direzione Catania e che per cause ancora da accertare  in curva ha invaso la corsia opposta andando a scontrarsi quasi frontalmente con una Opel Tigra sulla quale viaggiavano marito e moglie, entrambi di Gela, rispettivamente di 33 e 29 anni. Tutti morti tra la sera e la notte del 31 dicembre, nel diaframma tra l’anno vecchio e quello nuovo.  E loro? Loro, gli uomini delle istituzioni, devono aspettare per forza che muoia qualcuno. E poi, forse,  parlano. Parlano. Parlano. A Palermo, tra via Dell’Olimpo e via Venere, nel noto triangolo degli incidenti, hanno messo qualche ridicolo dissuasore all’altezza dell’asfalto macchiato dal sangue di Salvuccio Gebbia. Per il resto, arrangiati. Questo per dire che non esiste una politica comunale sulla prevenzione degli incidenti. Veramente, a Palermo non esiste una politica comunale praticamente su niente. Ma qui parliamo delle vite dei ragazzi. E dello scempio che ne viene fatto nell’impastatrice della retorica dei politici.
Certo, i ragazzi non sanno guidare e sono spericolati. Una caratteristica di molti palermitani e siciliani attempati. Gente perseguita magari giustamente per la targa alterna sbagliata, in un giorno di smog. E con la licenza di sgommare, di sorpassare a destra, di fregarsene della doppia striscia continua. E mai che si trovi uno con mezza divisa a mormorare: scusi?
Il meccanismo vizioso produce morti. Domani leggeremo, come sempre, pezzi sulle vittime e sui carnefici. E le vittime sono sempre “bravi ragazzi, prudenti e attenti”. Figuriamoci se abbiamo voglia di irridere lo strazio dei parenti. Lo conosciamo bene. L’abbiamo praticato. Ci siamo stati nelle case del dolore, con le madri e con i padri, consci dell’irreparabile. Sappiamo come può ridursi un corpo giovane, smembrato da un impatto atroce. Livesicilia ha soltanto la sua voce, per gridare essenzialmente due cose. E le vuole gridare forte. L’amministrazione – quella più prossima a noi, quella di Palermo – deve darsi una mossa, in termini di prevenzione e rimedi. Perché muoiono tutti in via Dell’Olimpo? Sfortuna? E poi vorremmo dire per nulla sommessamente – senza il minimo riferimento alle morti di di cui parliamo oggi, la cui dinamica oltretutto è incerta – che chi non rispetta le regole della strada è un coglione. Non un cretino e nemmeno un fesso. Proprio un coglione, specialmente se muore a vent’anni, per colpa della sua leggerezza. Lo vorremmo scritto a caratteri cubitali su ogni muro, dietro ogni curva. E se questa parola vi turba, andateci voi a carezzare le lapidi che fioriscono sul nostro asfalto. Guardateci voi, dentro gli occhi di una madre che chiama, senza risposta, il nome di suo figlio.

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