La necropoli e la città nascosta |Viaggio nella Catania sepolta - Live Sicilia

La necropoli e la città nascosta |Viaggio nella Catania sepolta

Una città nascosta di epoca romana. I reperti sono stati preservati o dimenticati, secondo la sensibilità di epoche diverse. Una visita nella necropoli che si trova nei sotterranei della Rinascente, con Andrea Patané, della Soprintendenza ai Beni culturali.

La necropoli sotto la Rinascente

CATANIA – C’è un mondo nascosto sotto la città. Un mondo che trasuda storia, coperto da altra storia. Catania nasconde un cuore archeologico spesso sconosciuto ma che vale la pena di scoprire, addentrandosi sotto la superficie dove si trovano le testimonianze delle vite precedenti di una città rinata più volte su se stessa, che si intrecciano con la città moderna.

La Rinascente, via Etnea, pieno giorno. Si scende di qualche piano e, superato lo scarico merci, una porta introduce in un ambiente spoglio e piuttosto freddo, di cemento grezzo. Qui inizia uno spezzone della vastissima necropoli romana di Catania: è venuto alla luce oltre mezzo secolo fa, durante la costruzione dell’edificio. Le sepolture, vuote, si intervallano a tubature e pilastri delle fondamenta; in mezzo si apre un pozzo artesiano. Sulle pareti dei loculi, dove ancora resiste l’intonaco, si possono osservare tracce di colore giallo e rosso. Colpisce il contrasto tra queste pietre e il cemento. “Il ritrovamento risale agli anni ‘50”, ci racconta il dott. Andrea Patanè, della Soprintendenza ai Beni Culturali. “Fu demolito il palazzo Spitaleri-Trigona, danneggiato dai bombardamenti, e sostituito dallo stabile attuale: questo necessitava di piani molto interrati, anche per i pilastri delle fondamenta. Le tombe furono scoperte in quell’occasione, ma già nel 1928 se n’erano rinvenute altre durante la costruzione del palazzo delle Poste”.

 

La necropoli sotto la Rinascente

Il centro di Catania sorge quindi su un antico cimitero romano. Negli anni ’60, in epoca di speculazione edilizia, non erano rari episodi simili. “Sotto la zona di via Dottor Consoli e via Androne, scavando altre fondamenta, fu dissotterrata un’altra grossa area sepolcrale, dove spiccava una piccola basilica. Il mosaico pavimentale è stato restaurato ed esposto al Castello Ursino, finché la ristrutturazione degli anni ’90 non ci ha costretti a smontarlo per conservarlo in un deposito, dove si trova tutt’ora”. Il rinvenimento del mosaico riveste una certa importanza storica. “Risale al V secolo d.C., al periodo dell’invasione dei Visigoti; denota tuttavia una forte disponibilità economica per l’ingaggio di artigiani qualificati, in un’epoca pur critica”.

Altri siti notevoli, l’ipogeo romano di via Ipogeo e quello entro il perimetro di villa Modica: l’uno visitabile, l’altro chiuso al pubblico. Diversi fattori, ci viene spiegato, non ne hanno favorito la visibilità. “Negli anni del boom edilizio”, prosegue Patane’, “la coscienza collettiva su questi fatti era scarsa. Del resto la prima legge sulla tutela dei beni archeologici risale al 1939. Tuttavia, proprio nella necropoli della Rinascente il professor Rizza procedette a operazioni di restauro. I ritrovamenti in viale Regina Margherita sono avvenuti sui terreni già di proprietà dei domenicani, espropriati dallo Stato unitario e poi acquistati dalle famiglie borghesi per costruirvi le famose ville liberty. Oggi, i beni sarebbero tutelati in modo ben più rigoroso, anche se nel caso di villa Modica i proprietari hanno sempre avuto la massima disponibilità verso la Soprintendenza in caso di sopralluoghi”.

La necropoli sotto la Rinascente

Nell’insieme, la necropoli catanese si estende su tutta la zona a nord dell’anfiteatro e fuori dalle antiche mura, tra Palazzo Tezzano (dove altre sepolture romane sono emerse una ventina d’anni fa) e piazza S.Maria di Gesù. Alcuni luoghi, come quello sotto le Poste, non sono oggi fruibili; altri stanno conoscendo diversi processi di valorizzazione. “Un’idea potrebbe essere quella di proseguire, su questi siti, la collaborazione con l’Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali del CNR. Grazie a loro è stato già allestito un modello 3D dell’anfiteatro. Anche le ricostruzioni interattive possono essere utili a mostrare punti non altrimenti visitabili dal pubblico, come alcune parti dell’anfiteatro impiegate come fognatura fino ad epoche recenti”.

Nell’immediato, la mostra “Catania all’epoca di Agata”, presso il Museo Diocesano, ospiterà alcuni pannelli esplicativi nei quali si parlerà anche delle sepolture sotto la Rinascente. Pannelli analoghi saranno posti nel grande magazzino in via Etnea, vista la volontà della società di rendere partecipi i clienti. Sul piano divulgativo, proseguiranno i piani didattici presentati alle scuole dalla Soprintendenza, comprendenti lezioni frontali e visite guidate nelle aree archeologiche di Catania e provincia.

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