La Nota sui mercati - Live Sicilia

La Nota sui mercati

MATERIE PRIME: salgono rame e petrolio
La settimana si chiude con  -0,5% per l’oro (+6% da inizio anno), +1,7% per  l’argento(+18%) -0,5% per il platino(+14%); mentre recupera ancora  il 4% il petrolio (+3%) ma continua a perdere -6% il gas naturale( -30%); sorprende al rialzo il  rame che incassa il 10% (+20%) e passa in testa alla classifica dei rialzi da inizio anno. L’indice generale CRB flette -1% (-8,5%). Per l’oro settimana più dinamica di quanto non appaia: nella fase iniziale ha completato in area 900 la correzione, e poi è ripartito al rialzo, in scia alle notizie della monetizzazione del debito inglese che rilancia le paure di inflazione futura. Meglio ancora ha fatto l’argento che ha beneficiato dell’ottimo andamento della componente industriale, a sua volta trainata dal rame in gran spolvero e anche dal petrolio che torna a dare segni di vita. Dietro questi movimenti ci sono attese migliorate circa la congiuntura cinese: mercoledì tutti i mercati avevano beneficiato della voce , poi rivelatasi infondata, che la Cina stava per annunciare un altro massiccio piano di stimolo; comunque l’ottimismo su questo fronte è rimasto, da qui la domanda di commodities, nonostante i continui ribassi dei mercati azionari. L’argento si trova adesso nei pressi della sua media mobile a 200 giorni, resistenza da 12 mesi. 13,5 è il 50% di ritracciamento dell’ultimo movimento rialzista che l’ha portato da 12,4 a 14,6 e superandola si proietterebbe verso area 15 che sarà certamente raggiunta se l’oro al contempo prova a superare il recente massimo a quota mille.
Si conclude con : petrolio a 45,5(aprile) gas naturale a 3,95(aprile) oro a 942(aprile) argento a 13,3(marzo) platino a 1079 (aprile) palladio a 203(marzo) rame a 168(marzo).

CAMBI: gli inglesi stampano
L’indice del dollaro aumenta dello 0,6% a 88,5 (+ 9% da inizio anno). Ancora in  guadagno sullo yen e sulla sterlina, il biglietto verde perde con le valute commodities e con il franco svizzero (euro sostanzialmente invariato). Questo risultato si è ottenuto soprattutto nel finale quando, in vista del dato sull’occupazione americana, il dollaro è stato venduto a piene mani contro tutti, rimangiandosi così i guadagni della prima parte della settimana. Si vociferava infatti di un dato “monstre” (-1 milione di buste paga a febbraio); in realtà il dato è invece uscito in linea con le previsioni  (-650 mila), anche se sono stati rivisti in peggio i due mesi precedenti, con dicembre che tocca il record dal 1949 a quota -681 mila. Le perdite occupazionali sono lungo tutto lo spettro dell’economia, dal manifatturiero  ai servizi, e solo il settore pubblico presenta un modesto saldo attivo(+9,000). Peggio delle attese è risultato però il tasso di disoccupazione balzato all’8,1% il massimo dal dicembre 1983, e se si conteggia anche la forza lavoro che non ha attivamente cercato una nuova occupazione nelle ultime 4 settimane, il tasso di disoccupazione sale all’11,3%. La costante crescita dei disoccupati fa intuire che la crescita nei prossimi mesi peggiorerà ancora, perchè i consumi non potranno che contrarsi ulteriormente. Ciò nonostante il dollaro continua a beneficiare paradossalmente della crisi, perchè oltre ad essere considerato erroneamente una sorta di rifugio,  continua il processo di riduzione delle leve finanziarie che comporta chiusura degli indebitamenti in dollari e quindi domanda di questi ultimi.Tecnicamente l’indice generale resta orientato al rialzo, anche se il doppio massimo in area 88 potrebbe segnare il fine corsa.
In settimana hanno tenuto la scena  le banche centrali, con l’Australia che ha sorpreso tenendo i tassi fermi al 3,25%, il Canada che li ha abbassati allo 0,50% , stesso livello cui si è posizionata la banca d’Inghilterra che ha contemporanemente annunciato un massiccio programma di stampa di moneta da immettere nell’economia acquistando titoli di stato. Nel frattempo il governo inglese è salito al 75% delle azioni della Lloyds bank cui ha anche assicurato 367 miliardi di titoli tossici. Come se produrre pezzi di carta possa creare ricchezza: vecchie alchimie fallimentari, che hanno però tuttora il loro fascino negli ambienti che hanno provocato il disastro in corso, tanto è vero che anche la BCE – pur con cautela – ha dichiarato di  prenderle in esame. Per il momento la BCE ha tagliato i tassi di un altro mezzo punto, portandoli all’1,5% così come atteso, ed ha fatto capire che continuerà ad abbassarli nel prossimo futuro, dopodichè potrebbe mettere appunto  mano a “misure addizionali non standard”, come le ha definite Trichet: un eufemismo per dire  stampa di moneta.
OBBLIGAZIONI:   calano i rendimenti
 Negli USA  i futures sul tasso a tre mesi scadenza dicembre 2009 quotano 1,6% (+7 cts. rispetto a 7 giorni fa), il libor a tre mesi è    al 1,29%(+3 cts.) e ad un anno al 2,15%(+3 cts.); i bot a 3 mesi   allo 0,18%(-8 cts.). I rendimenti dei bonds  a 2 anni  a 0,9%(-2 cts.); a 5 anni al 1,82%(-10 cts.); il decennale al 2,87% (-15 cts); a 30 anni al 3,56%(-21 cts.). Si contrae   il differenziale tra 2 e 10 anni  a 197 (-13 cts.).Salgono  i tassi sui mutui a tasso fisso trentennali (+8 cts.  al 5,15%)  e quindicennali(+4 cts. al 4,72) e quelli a tasso variabile ad un anno (+5 cts. al 4,86%). In forte rialzo i differenziali sui bonds aziendali, in parallelo con la caduta della borsa, ed i rendimenti degli obbligazionari dei paesi emergenti, con i bonds brasiliani  al 6,98%  sul decennale (i messicani  al 6,76%), ed  anche  il rendimento del decennale giapponese (1,28).
In Europa  i  tassi euribor  scendono ancora:  ad un mese  al 1,4% (-14 cts.) a tre mesi al 1,75%(-10 cts.) ad un anno  al 2%(-6 cts.). I rendimenti sui bund tedeschi  scendono sul 2 anni al 1,17%(-14 cts.) e  sul decennale al 2,93% (-18 cts.) per cui lieve flessione del  differenziale tra 2 e 10 anni (+176 cts.) meno di quello americano, perchè il differenziale con i bonds USA scende  a +6 cts. per il bund sul decennale, e ancor più sulla scadenza a due anni (+27 cts.)  sempre a favore del bund.
La tendenza della settimana è stata quindi quella a un calo dei rendimenti americani ed europei , causato sia dalla caduta delle borse (che ha invece provocato il fenomeno opposto sui rendimenti dei paesi emergenti), sia dall’accelerazione del processo di monetizzazione dei debiti pubblici impressa dagli inglesi. Quest’ultimo però ha un enorme potenziale inflazionistico, per cui non appena dovesse esserci un pò di ripresa delle borse, i rendimenti dovrebbero tornare  a salire con decisione.

BORSE:  aspettando Godot
“704 si dovebbe vedere nei prossimi giorni, anche perchè in area 700,  coincidono proiezioni di Fibonacci, fino a 680. Se la caduta avverrà in modo impulsivo, considerate le divergenze esistenti su varie scale temporali, potrebbe poi dare il via all’inversione”: così scrivevo sette giorni fa. Ebbene, non solo si sono visti i numeri sopraindicati, ma si è arrivato a vedere anche fino a 667.Insomma, si era in attesa della capitolazione e forse questa settimana è arrivata: nonostante un + 3% nell’ultima mezz’ora di venerdì, gli indici americani concludono con il peggior saldo settimanale da Novembre, scendendo sotto ai livelli nominali del 1996, il che vale per tutte le altre piazze azionarie con l’unica eccezione della Cina per i motivi sopraricordati a proposito delle materie prime.
Siamo appena entrati nel 18esimo mese del ribasso e lo sp500 ha perso il 58% del suo valore. Dal 1932 ci sono state solo altre due volte in cui si è andati oltre il 40% di perdita (1973-1974 e 1937-1942). Il crollo attuale ha ancora solo un record da battere : quello del  1929-1932 in cui il DOW arrivò a perdere l’ 89% durante un periodo di 34 mesi. Probabile che anche questo record sarà superato; però , ciò che conta adesso, è la forma della caduta che dovrebbe ripetere quanto ripetuto nelle altre occasioni: vale a dire un rimbalzo intermedio tra i due grandi cicli ribassisti. Lo scenario preferito resta quindi quello che vede, prima o poi, il rimbalzo e solo dopo qualche mese  l’inizio del nuovo crollo che dovrebbe portare a una perdita del 90% totale e durare almeno fino a ottobre 2010 , con possibile estensione fino a tutto il 2012. 
Per il momento però tutte le indicazioni di un imminente minimo a portata di mano si sono rivelate false, annullate da un mercato che ha continuato a fare minimo dopo minimo. Per lo sp500 i prossimi livelli tecnici di supporto  sono 650 e 600; 640 rappresenta il 61,8% di ritracciamento del rialzo 1974-2007. Il rialzo impulsivo di fine venerdì che ha riportato da 667 a 684 lascia anche in piedi l’ipotesi che il minimo ci sia già stato, ma è poco probabile: le onde minori dell’ultima onda sono state 944/804- 875/742-780/? e quindi 667 con 113 punti di ampiezza  sarebbe la più piccola delle tre al ribasso (140 e  133); in genere quando la terza (133) è minore della prima (140) la quinta non dovrebbe andare oltre la terza,  il che con 133 punti porterebbe a 647. Dal punto di vista della tempistica, metà marzo è stata spesso una data in grado di segnare dei punti di svolta, e la prossima settimana termina il 13.
Si conclude con Dow a 6627 -6,1% ( -25% da inizio 2009) SP500 a 683 -7%(-24%) Nasdaq100 a 1065 -5%(-12%)Russell -10%(-30%) Trasporti -12%( -38%) utilities -8,3% (-21%) semiconduttori -2% ( -8%) Broker -12%( -27%) Banche -23%( -58%).Il rapporto tra put e call scende a 0,87 e  l’indice della volatilità VIX sale  a 50.
 Il Nikkey giapponese  a 7173 -5%(-19% da inizio 2009),  il Dax a 3666 -4,6%(-24%)  il cac francese a 2534, il footsie inglese a 3530 spmib a 12895 e mibtel a 10740 -14% (-22%). Tra gli emergenti: Brasile -3%(-2%) Russia +6% (-9%) India -6%(-14%) Cina +5%(+20%).

PREVISIONI: effetto ICE?
La volatilità dovrebbe rimanere elevata nella prossima settimana come segnalato da numerosi indicatori, soprattutto per il dollaro, anche se non c’è granchè come eventi e dati. I principali sono quelli di giovedì  relativi alle vendite al dettaglio americane che a febbraio dovrebbero risultare negative per la settima volta consecutiva: ci si attende una contrazione dello 0,5%, e al netto delle vendite di auto dello 0,2%. L’impatto sui mercati di sorprese in un senso o nell’altro, potrebbe però risultare misto dal momento che ormai i tassi sono azzerati e quindi – quali che siano i dati – non c’è più niente da fare in materia; resterebbero però le attese per manovre di monetizzazione all’inglese, e per eventuali rilanci del governo in materia di piani di stimolo. Venerdì vi sarà poi il deficit commerciale e l’indice di fiducia dei consumatori. Ancora una volta parlerà Bernanke, martedì, ma la novità è che lo farà  dinanzi al Consiglio per i rapporti con l’estero (credo non ci siano precedenti).Una notizia che potrebbe migliorare l’umore delle borse è quella arrivata sabato circa la possibilità che The Intercontinental Exchange (ICE)  potrebbe divenire la cassa di compensazione e garanzia per il pericoloso mercato dei credit default swaps(CDS) che oggi è semiparalizzato. Finora questi swaps venivano scambiati direttamente tra i partecipanti senza garanzie sul rischio della controparte; invece con una cassa di compensazione che garantisse gli scambi, si rivitalizzerebbe; resta da vedere da dove l’ICE potrebbe prendere le risorse visto che si parla di un mercato da svariate decine di trilioni. Comunque, poichè le vendite di azioni incessanti provengono dal bisogno di copertura dei venditori di CDS, una svolta in questo settore ha il potenziale per innescare l’atteso rimbalzo della borsa.

(http://michelespallino.blogspot.com/)


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