PALERMO – “Azzero tutto”. Il presidente della Regione ha fatto piovere da Roma la sua rassicurazione ufficiale. Azzero tutto. Come dire: non ha alcun senso censurare Nelli Scilabra e Linda Vancheri. Si riparte da zero. Ma da dove si riparte? Intanto, da un nuovo vertice romano, ieri sera. Nella Capitale, dove il presidente è andato a discutere della vertenza Eni, si è recato l’ex ministro Totò Cardinale, che da settimane interpreta il ruolo di portiere tra Crocetta e il resto della maggioranza. Il preludio all’incontro di oggi: un vertice con i partiti della maggioranza che si terrà nel pomeriggio. Il governatore ha già precisato: “Non si tratterà di un azzeramento tecnico”. Insieme alla scelta di rifare l’esecutivo, infatti, si metterà mano a un nuovo programma di governo. Da concordare con gli altri partiti e anche con l’area del Pd che al momento è fuori dalla giunta. La vera novità probabilmente sarà tutta lì. Perché di nomi ne cambieranno probabilmente pochi.
Già, perché l’azzeramento non si traduce con un “tutti a casa”. Il passaggio non preclude, insomma, almeno in linea teorica, alle forze politiche alleate di riproporre nomi di assessori tutt’ora in carica. Sarebbe questa l’intenzione, stando ai rumors di Palazzo, sia di Articolo 4 che del Pdr, pronti a confermare Paolo Ezechia Reale all’Agricoltura e Giusi Furnari ai Beni culturali. Del resto, lo stesso Crocetta non sembra affatto intenzionato a privarsi di Lucia Borsellino e Linda Vancheri. Mentre Nelli Scilabra merita un discorso a parte. Anche i renziani sembrano pronti a riproporre Giuseppe Bruno, così come gli Areadem di Lupo sono per la conferma di Roberto Agnello all’Economia. E quindi? L’azzeramento?
L’azzeramento come detto appare solo come un “metodo” più che una questione di numeri. E il rimpasto della svolta rischia di ridursi alla “cessione” di una o due posizioni ai cuperliani, appunto. Ma l’ingresso di due nuovi assessori ovviamente passerà da due necessari e dolorosi sacrifici. Un renziano e un “crocettiano” dovranno fare spazio alle new entry. In questo “gioco” entra Nelli Scilabra. Crocetta non intende lasciarla andare via. Anzi. La scelta del governatore di annunciare ufficialmente (almeno sui media) l’azzeramento è finalizzata anche a risparmiare all’assessore alla Formazione la mozione di censura. Lei non andrà via. Semmai, si discute della possibilità di un cambio di deleghe con un altro assessore in carica (improbabile la ‘cessione’ proprio del settore della Formazione ai cuperliani).
Così, i nomi che appaiono già prossimi al portone di Palazzo d’Orleans sono sostanzialmente tre. Uno di questi si “salverà”. Gli altri dovranno fare le valigie. Uno di questi è l’ultimo arrivato. Piergiorgio Gerratana potrebbe essere il renziano sacrificato. Anche se in quel caso potrebbe essere sollevata la “questione Reale”. Non è un mistero che la scelta di Gerratana fosse legata proprio alla volontà di riequilibrare la situazione siracusana, piazzando un assessore vicino all’attuale sindaco Garozzo. Rivale-nemico proprio di Reale, che corse contro di lui alle Comunali.
Ma a scricchiolare è anche la poltrona di Salvatore Calleri all’Energia. L’assessore finora non sembra aver lasciato il segno. Anzi. La sua scelta di accelerare sul ddl che dovrebbe riformare la gestione idrica in Sicilia ha suscitato grande fastidio in tanti, anche e soprattutto della maggioranza, che da mesi si occupano del problema e hanno già depositato proposte di legge all’Ars. Se Calleri resterà al suo posto, a lasciare la giunta potrebbe invece essere Michela Stancheris. Crocetta vorrebbe tenerla, ma potrebbe cedere di fronte all’impressione di un logoramento dell’assessore al Turismo e sua ex segretaria particolare.
Chi arriva? I nomi sembra siano sempre gli stessi. C’è Angelo Villari, assai vicino alla deputata catanese Concetta Raia. Mentre Crocetta avrebbe posto il veto sul crisafulliano Cataldo Salerno. Il nome “giusto” potrebbe invece essere quello di Franco La Torre. Figlio di Pio La Torre avrebbe, oltre al cognome, un identikit assolutamente gradito al governatore. Al momento è nell’Ufficio di presidenza dell’associazione “Libera” di Don Ciotti e da tantissimi anni si occupa di criminalità organizzata e mafie. Il cognome, ovviamente, come dimostra non solo il caso di Lucia Borsellino (al netto, ovviamente delle competenza dell’assessore alla Salute), ma anche ad esempio la recente nomina di Sonia Alfano, potrebbe avere nella scelta un ruolo decisivo, visti anche i frequenti riferimenti del presidente Crocetta alla storia di Pio La Torre. Si vedrà.
Intanto, le questioni inerenti la giunta un obiettivo lo hanno già ottenuto. E non è positivo. È quello di “spingere” l’Assemblea regionale verso la paralisi totale. Una situazione che rischia persino di peggiorare, di incancrenirsi. Anche oggi, infatti, nulla di fatto. Tra meline, veti e voti dei capigruppo, l’Ars ha anche stavolta deciso di non decidere né sulla vicepresidenza dell’Ars né sulle mozioni di censura. Nuovo rinvio. Come la scorsa settimana. A domani. Quando certamente la questione del presunto azzeramento rimbalzerà nuovamente tra i corridoi di Palazzo dei Normanni. Sempre più caotici e improduttivi. Dalla pausa estiva, infatti, il Parlamento siciliano non ha fatto praticamente nulla. Prima per colpa del “caso Siracusa”, adesso per le vicende della giunta, ma anche per le divisioni del centrodestra sulla scelta del vicepresidente, non si vota un provvedimento. Non si è riusciti nemmeno a dare il voto finale alla legge-voto sulla impignorabilità della prima casa. Langue ancora in commissione la riforma delle Province, anche se oggi il presidente della prima commissione Antonello Cracolici ha deciso di togliere polemicamente la firma dal ddl che era stato concordato con i capigruppo e i presidente Ardizzone, di fronte alle proposte di modifica avanzate dalla Lista Musumeci e da Articolo 4. Mentre il ddl che oggi ha ricevuto l’ok della commissione bilancio e che dovrebbe assicurare gli stipendi ai Forestali dovrà ancora passare da un’Aula tutt’ora immobile. E che rischia di rimanere cristallizzata in questa condizione, nel caso in cui, come annunciato oggi in Aula, il centrodestra dovesse decidere di depositare la mozione di sfiducia a Crocetta. A quel punto tutto passerebbe in secondo piano. E nulla potrebbe essere discusso prima della mozione.
“Oltre la farsa, – ha commentato il gruppo del Movimento cinque stelle – siamo ai limiti del ridicolo pur di salvare la Scilabra. Ormai tutti i confini della decenza all’Ars sono stati superati e si ha pure il coraggio di parlare di decoro delle istituzioni. Si continua a perdere tempo appigliandosi a tutti i cavilli possibili per dare tempo a tutti di ritagliarsi la fettina del proprio tornaconto personale e a Crocetta di varare un finto rimpasto che porterà la Scilabra al sicuro in un un nuovo assessorato rendendo inutile la nostra mozione di censura. A questo punto non ci vuole molto ad immaginare i nuovi atti di questa farsa: scommettiamo che domani faranno mancare il numero legale per dare altro tempo al manovratore e mettere in salvo la Scilabra?”
Si vedrà. Domani, comunque, all’ordine del giorno è previsto tutto quanto. Dapprima l’elezione del vicepresidente, poi le mozioni ai due assessori. A proposito della seconda carica dell’Ars i partiti di opposizione (esclusi i grillini), domani daranno vita a una sorta di “primarie”, per scegliere il proprio candidato. Quindi si potrebbe votare dalle 16 in poi. Orario, a dire il vero, nel quale dovrebbe cominciare il “faccia a faccia” tra i partiti di maggioranza. Quello che dovrebbe portare all’azzeramento. Non solo della giunta. Ma anche delle censure.