Dall’Italia all’Indonesia per salvare le foreste e essere in prima linea contro la crisi del clima: Chiara Campione, 36 anni, attivista ambientalista di Palermo, è partita due giorni fa per raggiungere il ‘Campo di resistenza climatica’ di Greenpeace nella penisola di Kampar a Sumatra, in Indonesia. Ma al campo non è ancora arrivata.
La polizia locale l’ha fermata per un controllo insieme al gruppo che stava raggiungendo il campo. Chiara Campione era insieme a un giornalista italiano dell’Espresso, una giornalista indiana e un’altra attivista tedesca. Dopo tre ore di attesa è stata interrogata e poi rilasciata insieme ai suoi compagni. La polizia indonesiana tuttavia ha emanato un “ordine verbale” di divieto in base al quale a nessun straniero è permesso di avvicinarsi all’area del campo.
“Questa è una storia molto tipica nelle aree marginali del Pianeta – ha raccontato Chiara Campione in un’intervista telefonica all’Ansa – non si spiegano i motivi del nostro fermo e il fatto che nessuno anche qui non ce lo sappia dire lo dimostra. Ma questo si spiega con il fatto che in questi paesi la polizia non segue più la legge, ma i comandi delle multinazionali che noi cerchiamo di combattere”. L’iniziativa che l’ha portata in Indonesia, ha spiegato Campione, è volta a bloccare la distruzione delle foreste pluviale indonesiana: in questo Paese il tasso di deforestazione del polmone verde “é talmente alto“, ha affermato Campione, che è la responsabile della campagna Foreste di Greenpeace Italia, da far salire l’Indonesia al terzo posto, dopo Stati Uniti e Cina, nella classifica dei Paesi emettitori.
Per questa ragione, in vista del vertice di Copenaghen, a dicembre, i ricercatori e attivisti del campo di Greenpeace, attraverso l’attività di monitoraggio, ricerca e comunicazione “stanno cercando di mostrare ai capi di Stato” la necessità, per salvare il pianeta, di tagliare le emissioni di Co2. Nel mondo, secondo Greenpeace, ogni mese vengono distrutti più di un milione di ettari di superficie forestale. (Ansa)