La paralisi dei palazzi del potere nello sfascio siciliano

La paralisi dei palazzi del potere nello sfascio siciliano

Le difficoltà dei cittadini e l'inerzia della politica

“Paralisi” delle istituzioni a Palermo, giunta e consiglio comunale, nonostante il sindaco Roberto Lagalla abbia acconsentito a nuovi innesti assessoriali e a rimaneggiamenti delle deleghe per tentare di saziare gli enormi appetiti dei partiti sul governo cittadino; “stato di confusione” alla Regione, dove la maggioranza che sostiene il presidente Renato Schifani va sotto all’Ars sul bilancio consolidato 2022 mostrando ancora una volta l’esistenza di profonde spaccature e mal di pancia all’interno del centrodestra nostrano.

Ecco, “paralisi” e “stato di confusione” sono i termini che ritroviamo in numerose dichiarazioni di esponenti delle opposizioni o in articoli di stampa e commenti su quanto sta accadendo nei più importanti palazzi del potere siculo. Naturalmente, a pagarne il prezzo, manco a dirlo, sono i cittadini, tutti i cittadini, anche quelli che hanno votato per chi oggi sta nella stanza dei bottoni. Una minoranza costoro, infatti in Sicilia l’astensionismo ha abbondantemente superato in generale la soglia del 50%.

Non è finita qui. Chissà ancora quante ne dovremo sopportare dopo le imminenti elezioni europee a causa della probabile rimodulazione dei rapporti di forza tra i partiti (alle elezioni europee si vota con un sistema proporzionale e soglia di sbarramento al 4%) con conseguenti ennesime fibrillazioni sul fronte dell’accaparramento di poltrone a danno, ovviamente, di alleati e sodali. Vedremo, con un alone di rassegnazione che purtroppo accompagna i siciliani da decenni. Da recenti rilevazioni statistiche la Sicilia risulta ultima in parecchi settori della sfera economica e sociale e risultano ultime le sue città per qualità della vita.

Eppure, ogni cosa scorre come se fossimo un’isola felice, beata e soddisfatta per i suoi livelli occupazionali, le sue infrastrutture, la sua sanità, la sua pubblica amministrazione e via discorrendo. Solo i giovani, in molti, hanno capito scegliendo la via della fuga per evitare di rimanere schiacciati dalla cattiva politica e dall’assenza di politiche di sviluppo. Peccato, perché un’isola felice potremmo esserlo davvero considerate le enormi ricchezze culturali e naturali di cui disponiamo sebbene martoriati dai tentacoli della mafia, della corruzione, dagli scempi ambientali perpetrati nel passato e sempre in agguato con condoni e sanatorie.

Ad esempio, parlando di sanità, ormai allo sfascio quasi totale, si stanno aprendo le porte a nuove assunzioni di personale medico assai carente senza, però, che il governo regionale cerchi di dare una risposta al preoccupante fenomeno dell’esodo di medici verso il privato che evidentemente promette migliori retribuzioni e condizioni di lavoro. Stiamo giocando? Facciamo finta di occuparci della sanità pubblica non mettendo mano ai problemi a monte? Insomma, paralisi e confusione, forse, sicuramente scarso senso di responsabilità nei confronti della collettività. Il peggio sta nel fatto che ci siamo abituati.


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